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Fedez e la balbuzie: cos’è la disfluenza, le cause e le terapie

Su Instagram il cantante ha raccontato del suo problema con la balbuzie, che si sarebbe riacutizzato a causa dello stress. Ecco cos’è la disfluenza di cui soffrono anche Joe Biden, Ed Sheeran e, in passato, Marylin Monroe

Fedez (Photo by Jacopo Raule/Getty Images)



«Spero di non balbettare come oggi perché mi è partita una balbuzie incredibile». Così Fedez su Instagram ha parlato di un disturbo che lo ha colpito e che sarebbe frutto della condizione di stress che sta vivendo, dopo le polemiche per il bacio con Rosa Chemical in occasione del Festival di Sanremo e le voci seguenti di una crisi con la moglie, Chiara Ferragni.

L'occasione in cui ha rivelato il problema della balbuzie, o disfluenza, è stata la risposta alla giornalista Selvaggia Lucarelli, che, nei giorni scorsi, su Il Fatto Quotidiano ha parlato dell'Uovo di Pasqua con l'immagine del cantante, collegata alla beneficenza per la fondazione Tog. Fedez è tornato a parlare la balbuzie anche in una diretta su Youtube, spiegando: «Vi chiedo scusa per la balbuzie, ma è un problema che ho da un po’ di tempo e quindi ci metto un po’ a formulare la frase». Ma di cosa si tratta?


Cos’è la balbuzie di cui soffrono i “vip”

Se Fedez ha fatto "coming out" utilizzando ancora una volta i social, come è accaduto in passato per il tumore al fegato, questa volta l’attenzione si è rivolta a quella che tecnicamente si chiama “disfluenza”, con la quale in passato e anche oggi hanno fatto i conti altri personaggi famosi.

«La balbuzie è un disturbo della fluenza verbale che ha interessato molti personaggi noti: da Alessandro Manzoni, che addirittura rinunciò a un seggio in Parlamento per questo motivo, al re d’Inghilterra, Giorgio VI, della cui balbuzie ha raccontato anche il film Il discorso del re; dal presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, agli attori Marylin Monroe e Bruce Willis, dal premier britannico Winston Churchill al conduttore tv Paolo Bonolis, fino al cantante Ed Sheeran», spiega Marina Tripodi, past president della Società italiana di foniatria e logopedia (Sifel). «Questo – prosegue la logopedista - dimostra come non sia un disturbo che abbia a che fare con un ritardo mentale, anzi al contrario tutte le persone che ne sono affette sono persone di spicco, con grandi obiettivi e talento, persone anche geniali, ma estremamente sensibili».

La causa della balbuzie

Ma qual è la causa della balbuzie? Si tratta di un problema multifattoriale i cui sintomi, come ricorda il DSM-5 (il manuale delle patologie considerato il punto di riferimento in materia), «esordiscono in un periodo precoce dello sviluppo». È sempre il DSM-5 a spiegare che non c’è alcun collegamento con un eventuale deficit motorio della parola o sensoriale, o a danni neurologici o altre condizioni mediche, mentre a contare è spesso l’ambiente nel quale si cresce e si vive.

«Ci sono fattori che possono predisporre, di natura ereditaria, o più semplicemente cause da attribuire a un ambiente familiare e lavorativo molto esigente, per esempio, se vengono esercitate pressioni sul bambino o sono espressi giudizi sul suo modo di parlare. Anche avere atteggiamenti ipercritici o comportamenti ansiogeni da parte dei genitori e degli adulti in genere può contribuire all’insorgenza del disturbo - spiega Tripodi -. Si possono trovare le cause anche nell’ambiente scolastico, magari per comportamenti dei compagni di classe e degli insegnanti o episodi di bullismo. Quindi possiamo dire che tutto ciò che mina la sicurezza e l’autostima può mantenere o aggravare i sintomi della balbuzie».

Balbuzie, si può “guarire”?

La balbuzie, dunque, non è una condizione sempre uguale a se stessa, ma ci sono margini per “guarire”: «Naturalmente sì, sebbene i tempi di guarigione sono direttamente proporzionali sia al tipo di balbuzie che si va a trattare, sia all’epoca di insorgenza: a volte alcuni pazienti vengono in trattamento dopo anni dall’esordio del disturbo e ciò rende più lungi i tempi – spiega Tripodi -. Vi sono balbuzie definite semplici “inceppi”, cioè quando si hanno solo delle esitazioni all’inizio del discorso, oppure più complesse (dette “tonico-cloniche”) dove la ripetizione di sillabe e parole avviene per quasi tutto il periodo dell’eloquio».

Oltre all’età, può influire anche il genere di appartenenza, perché «la bibliografia scientifica ci riferisce che la balbuzie colpisce maggiormente il sesso maschile rispetto a quello femminile. Nella popolazione adulta su 5 soggetti balbuzienti solo uno è di sesso femminile», spiega la logopedista.

Ma come si interviene? «A volte, se necessario, l’approccio può essere multidisciplinare in associazione al trattamento psicologico: questo naturalmente viene valutato caso per caso e solo successivamente consigliato, soprattutto nell’eventualità il percorso con il solo logopedista non dovesse funzionare», chiarisce Tripodi.

Come si interviene sulla balbuzie: gli esercizi utili

«Nel tempo sono nati molti metodi per rieducare la balbuzie, molti dei quali basati su esercizi respiratori, mentre altri (mutuati dal teatro) prevedono la scansione sillabica, la ginnastica facciale e linguale. Io personalmente lavoro molto sui “colori della voce” con esercizi di variazione prosodica», spiega l’esperta con riferimento ai gesti, comuni anche alla lingua dei segni, che coinvolgono anche l’espressione del viso e la postura del corpo o della testa. Si tratta di una tecnica che, come dimostrano un post su Instagram della stessa dottoressa, ha permesso a un paziente adulto di risolvere la problematica in sole 8 sedute».

La balbuzie, la disgrafia e la dislessia: che legame c'è

Infine, un chiarimento. La precedente malattia di Fedez non ha alcun nesso, se non forse in termini di stress collegato, con la balbuzie. Diverso è il caso di altri disturbi: «Può essere associata ad altri disturbi del neurosviluppo quali la disgrafia e il disturbo dell’attenzione. La disfluenza può diventare, oltre che udibile, anche visibile perché fanno capolino movimenti associati come oscillazioni della mandibola (chiamati “sincinesie”), contrazioni dei muscoli mimici (come i “tic” facciali) o di quelli del corpo e/o degli arti, ammiccamenti (come sbattere di frequente le palpebre) o deviazioni degli occhi per incapacità a sostenere lo sguardo dell’interlocutore», conclude l’esperta.


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