Il silenzio punitivo è manipolatorio. Può mettere in crisi la coppia, le relazioni di amicizia ma anche i rapporti di lavoro. Può durare mediamente da poche ore a settimane.
Ecco le differenza tra uomini e donne.
Silenzio punitivo nella donna:
• Non riesce a mantenerlo a lungo: prima o poi lancia segnali non verbali (sguardi, chiusura fisica) fino a che non arriva una frase provocatoria.
• Lo usa per punire ma anche per indurre una reazione, e quindi la ripresa del confronto.
• Quando lo subisce, si interroga subito su cosa ha sbagliato e ha sensi di colpa.
• Sul lavoro accompagna al silenzio il pettegolezzo con i colleghi.
Silenzio punitivo nell'uomo:
• Adotta un silenzio più impermeabile e distaccato. Per provocare, arriva a non ricambiare neanche il saluto.
• Chiude le comunicazioni anche per settimane.
• Quando lo subisce può sentirsi frastornato e non sapere cosa fare, fino a bloccarsi anche nel chiedere spiegazioni.
• In ufficio cerca di isolare il “silenziato” parlando di più con gli altri.
Ghosting, non è tacere, è uno sparire infantile
Siamo nell’era del ghosting, il malvezzo di sparire dalla vita di qualcuno, non rispondendo più ai messaggi, alle telefonate, bloccando una chat o l’accesso a un profilo social. All’improvviso, senza spiegare come mai. E il silenzio punitivo sembra il suo parente stretto. «Ma il ghosting ha dentro un'indecisione di base, un'incapacità proprio di impegnarsi, di andare più a fondo nelle cose», spiega la nostra psicoterapeuta. «È più grave del silenzio punitivo perché è proprio una sorta di rarefazione psichica. Ci sono, non ci sono, non so cosa voglio fare. È scappare, ed è infantile, una semplificazione eccessiva delle cose in negativo. Chi fa ghosting si qualifica come una persona povera di idee, superficiale o, come minimo, che non sa fare delle scelte, nemmeno quella di dire “non mi va più”. Non idonea a costruire una storia: quindi non prendiamocela, regaliamogli il nostro silenzio».
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