Perché piantare il proprio albero in città: le varietà più adatte

Piantane uno prima dell’inizio della primavera. Qui trovi alcune varietà particolarmente adatte a crescere in un piccolo giardino o sul balcone. Contribuirai a migliorare la qualità dell’aria



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Siccità, uragani, alluvioni. Il cambiamento climatico ci spaventa e ci fa sentire impotenti. Invece c’è qualcosa che tutti possiamo fare per migliorare la situazione: piantare un albero. Solo i vegetali riescono a ridurre la presenza dell’anidride carbonica nell’atmosfera, il gas maggiormente responsabile dell’effetto serra.

«Questa magia si chiama “fotosintesi” ed è un’esclusiva del mondo botanico che usa acqua, luce e anidride carbonica per produrre ossigeno e zuccheri, i quali nutrono la pianta, oltre che gli animali, uomo compreso», spiega il botanico e neurobiologo Stefano Mancuso nel suo ultimo libro Fitopolis, la città vivente (Laterza).

«Per ridurre l’inquinamento bisogna sfruttare la fotosintesi, rendendo più verdi le nostre città. È nelle metropoli, infatti, che vive la maggior parte delle persone, è lì che si produce moltissima anidride carbonica e che, quindi, si verificano i cambiamenti climatici più estremi. Come la temperatura, che è in media di 6,4 °C più alta rispetto alla campagna, perché gli edifici ammassati impediscono al vento di passare e il terreno asfaltato è totalmente impermeabile. Oltre a ridurre la CO2 e ad assorbire le polveri sottili, gli alberi abbassano la temperatura con la loro ombra, mentre il terreno ai loro piedi assorbe l’acqua piovana e la lascia evaporare, rinfrescando».


La specie adatta a te

«Se ognuno di noi piantasse un albero nel proprio giardino, anche in quello condominiale, o addirittura sul terrazzo, la quantità di anidride carbonica eliminata diventerebbe importante. Perché sarebbe come avere un’enorme foresta in più. Solo in Inghilterra i giardini sono 22 milioni», rincara la giornalista Kate Bradbury nel suo ultimo libro Un mondo di alberi (Slow Food Editore).

Ma come scegliere la specie giusta? «Naturalmente in base alla posizione del proprio giardino o balcone, tenendo presente che la maggior parte delle piante desidera il sole. Poi, se si vogliono attirare le farfalle, gli uccellini e i ricci, l’ideale è scegliere piante tipiche del territorio, a cui la fauna è già abituata», continua l’esperta. «Però, bisogna tenere presente che nei prossimi anni il clima diventerà più caldo e secco. Quindi, meglio preferire varietà tipiche del Sud ma che possono vivere anche al Nord. Come un albero di duroni ferrovia caratteristico della Puglia».


I progetti di coltivazione

In molte città le cose si stanno muovendo. A Milano, per esempio, c’è il progetto Forestami (forestami. org), che chiede ai cittadini di crescere le piantine in vaso fino al momento dell’interramento. A Parma, il Consorzio Forestale KilometroVerdeParma (kilometroverdeparma.org) chiede la collaborazione dei cittadini per piantare e crescere gli alberi nell’area che confina con l’autostrada. Prato Forest City (pratoforestcity.it) consente di partecipare alle azioni del Comune di Prato per la promozione del verde urbano. Mentre a Bologna e Bari sono stati creati percorsi per una gestione condivisa degli spazi green.

Verifica cosa c’è nella tua città contattando l’assessorato al verde o considera l’adozione a distanza: treedom.net e zeroco2.eco ti consentono di sostenere progetti di riforestazione in Italia o all’estero.


  • La famiglia dei meli


Perfetti per i piccoli giardini, i meli selvatici Malus sylvestris sono belli in tutte le stagioni: in primavera si riempiono di fiori apprezzati dagli insetti impollinatori, in autunno di frutti colorati amati dagli uccellini. Se vuoi un melo che dia frutti da portare in tavola, scegli invece un altrettanto facile Malus domestica. Ne esistono oltre 7500 varietà, anche nani da coltivare in vaso.

Preferisci una varietà antica per aiutare la biodiversità, come una renetta, una rosetta o un’annurca. Prima di piantare il melo, verifica però che nei dintorni ce ne sia almeno un altro per l’impollinazione. Inoltre, ha bisogno di sole e di un terreno fertile e ben drenato. Nei primi 2 anni va innaffiato, quando non piove, almeno una volta a settimana.


  • L’olivo


Poche piante sono così amate, e fino a qualche anni fa gli ulivi erano coltivati soprattutto al Sud. Oggi si stanno diffondendo anche al Nord e, in Piemonte, gli oliveti iniziando a rimpiazzare i vigneti. L’olivo, comunque, è adatto anche per chi ha poco spazio perché, crescendo lentamente, nei primi anni di vita si coltiva bene in un vaso da tenere sul balcone.

La pianta è molto robusta e sopporta pure i terreni poveri di nutrimento, mentre le potature sono ridotte al minimo. Nelle aree più fredde, in inverno l’olivo va riparato con un telo in tessuto non tessuto. Altre indicazioni: deve essere bagnato a terreno asciutto e concimato all’inizio della primavera e in autunno.


  • La felce antartica


Se il tuo giardino è in ombra ed è un po’ umido, ha le caratteristiche giuste per ospitare una felce antartica (Dicksonia antarctica). È una pianta adatta ai piccoli spazi perché difficilmente cresce più di 2,5 metri e, a dispetto dell’apparenza, non è neppure difficile. Un po’ di cure sono necessarie però.

Il tronco di una felce arborea è di fatto il suo apparato radicale ed è ricoperto di radici aeree che devono rimanere sempre umide. Questo significa che d’estate, e in caso di siccità, vanno bagnate. D’inverno una buona pacciamatura con foglie o paglia impedirà che si secchino.


  • Il nespolo giapponese


Il suo frutto è quello che compriamo al supermercato ma facilmente possiamo farlo germogliare in casa, mettendo i semi in un vaso e lasciando il terreno sempre umido. Dopo un paio d’anni può essere trapiantato in giardino, a cui darà uno speciale fascino esotico con le sue foglie sempreverdi lunghe e strette e la chioma a ombrello.

È perfetto per i principianti, generosissimo nelle fioriture e nei frutti. Meno buono ma più bello da vedere è il nespolo bronzeo, con le foglie novelle che virano al rosso. Sono entrambe piante rustiche, che resistono al freddo, ma non al secco. Anche se dopo 2 anni in giardino diventa autonomo, va sempre bagnato in caso di siccità.


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