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Foliage: perché fa bene al corpo e alla mente

Altro che stagione malinconica: l’autunno, con i suoi colori caldi, può apportare benessere al corpo e allo spirito. Lo dimostra una nuova forma di turismo, che va a caccia di foglie colorate

Foto: iStock



La riserva naturale Foresta Umbra, nel cuore del Parco nazionale del Gargano; le Langhe piemontesi; il Sentiero dello Spirito del Bosco nel comasco; la faggeta del Monte Cimino, in provincia di Viterbo; il Parco naturale del Monte Baldo, in Trentino; i boschi del Beigua Geopark, in Liguria. Sono solamente alcune delle località italiane in cui è possibile immergersi nel caleidoscopio di colori autunnali tipico del foliage, il fenomeno naturale dovuto alla degradazione della clorofilla nelle foglie di molti alberi, che si preparano al riposo invernale. Letteralmente, il termine foliage significa “fogliame”, ma nel tempo ha assunto un nuovo significato, molto poetico, finendo per generare una vera e propria forma di turismo.

 

Perché fa bene il foliage

Diversi studi hanno dimostrato che vivere un’immersione nella natura, passeggiando nei boschi autunnali, è in grado di riequilibrare corpo e mente. «Simbolo di vita cosmica, perché legate alla terra ma rivolte verso il cielo, le piante sono dotate di un’energia propria, che è presente in qualsiasi periodo dell’anno», spiega Maria Cornelia Giordani, esperta di fitoterapia energetica. «Questa energia è capace di modulare quella umana, perché stimola nel corpo le capacità fisiologiche di autoguarigione, che sono costantemente in atto non soltanto nei meccanismi di riparazione delle ferite, ma anche nella soluzione spontanea di patologie più severe». Non è un caso se gli alberi sono presenti nella storia di ogni religione, nelle tradizioni popolari di tutto il mondo e nell’iconografia dell’arte sacra: per esempio, abbracciarli (silvoterapia) è una pratica che accomuna culture molto diverse e distanti fra loro, dai tibetani agli indiani d’America. «Le virtù terapeutiche degli alberi sono riconosciute sin dall’antichità e il foliage può rappresentare una pratica unica per riappropriarci di quell’armonia fisica e interiore che spesso viene scalfita dalla quotidianità».

 

La forza dal colore

Durante il foliage, all’energia degli alberi si somma la cromoterapia esercitata dai colori in cui ci troviamo immersi: giallo, arancione, rosso, violetto, marrone. «In un mondo bianco e nero saremmo certamente depressi, perché il colore è luce, guarigione, energia. Tra l’altro, i colori autunnali sono tutt’altro che malinconici», tiene a precisare l’esperta.

Per esempio, il giallo è connesso alla saggezza dei pensieri, delle parole e delle azioni: è amato dalle persone estroverse, vitali, che accolgono con entusiasmo le novità e hanno molte aspettative sul futuro. L’arancione invece è il colore della socialità, della gioia fanciullesca, della crescita, del rinnovamento: è simbolo di armonia interiore, salute fisica, fiducia in se stessi e negli altri, creatività artistica e ambizione. Ancora, il rosso è da sempre simbolo di passione, coraggio, istinto e pulsioni ancestrali: rappresenta la forza di volontà, la vivacità e l’esuberanza. «Colori come questi ci insegnano che il cambiamento, di cui l’autunno è il simbolo per eccellenza, non è per forza negativo. Proprio come fa la natura, anche noi dobbiamo imparare a lasciar andare, a fare spazio al nuovo, a “spogliarci” di ciò che non è importante per poter vivere meglio il presente, senza opporre resistenza al fluire delle cose».


Chiediamo aiuto alle piante

Mentre passeggiamo fra gli alberi, chiediamo loro aiuto con una preghiera silenziosa, da pronunciare mentalmente, in cui domandiamo il trasferimento delle loro energie positive per poterle “assorbire” e utilizzare nel riequilibrio di quelle che non sono in armonia in noi.

«Ogni pianta ha precise capacità. Per esempio, l’acero è utile negli stati depressivi, nei cambiamenti e per liberarci dalle dipendenze; il cipresso può sostenerci nei momenti di disperazione, quando non riusciamo a vedere una via d’uscita; il glicine ci aiuta a essere introspettivi, ritrovare la calma, superare le paure e vivere nel presente. Detto ciò, lasciamoci guidare dall’istinto», invita Giordani.

«Il nostro organismo sa di cosa necessita, per cui avviciniamoci agli alberi da cui ci sentiamo istintivamente attratti. Seppure in misura diversa, tutti sono antinfiammatori, antiossidanti, antidepressivi, disintossicanti, immunostimolanti: il loro campo d’azione è pressoché infinito, anche se tra i più potenti ci sono abete rosso, acero, frassino, nocciolo, noce e pioppo». Ovviamente, l’energia non va intesa come una bacchetta magica che risolve ogni problema, ma piuttosto come un sollievo ai sintomi che ci tormentano, mentre spetta solamente a noi cambiare lo stile di vita o i pensieri che hanno generato il disturbo.

 

Restiamo in ascolto

Durante la passeggiata nei boschi, restiamo in ascolto dei suoni, del crepitare delle foglie secche sotto i nostri passi, del vento che lambisce le piante. «Ma approfittiamo anche dei profumi e degli odori nell’aria, perché gli oli essenziali legnosi agiscono sul nostro sistema respiratorio e rafforzano le nostre difese contro gli agenti esterni», assicura Giordani. Non a caso, per poter continuare a vivere l’esperienza del bosco anche a casa, possiamo utilizzare gli oli essenziali puri da vaporizzare nell’aria per affrontare i piccoli malanni stagionali. Fra i tanti, quello di cipresso è anticatarrale ed espettorante, mentre quello di pino è tonificante e allevia lo stress.

 

Il foliage ci aiuta a riscoprire la meraviglia

Ammirare lo spettacolo del foliage ci insegna anche a meravigliarci, come facevamo da bambini. Osservare la natura ci fa sentire a nostro agio e ridimensiona le preoccupazioni quotidiane: ci sono addirittura degli studi che dimostrano come si possa giovare di un effetto rilassante anche solamente osservando da lontano un bosco autunnale.

La prima evidenza scientifica risale al 1984 quando Roger Ulrich, medico dell’Università del Texas, si accorse che i pazienti ricoverati in stanze dove le finestre si affacciavano sul parco alberato fuori dall’ospedale presentavano meno complicazioni post operatorie, lamentavano meno dolori, facevano meno ricorso ai farmaci antidolorifici e avevano tempi di recupero più brevi. «Ma addirittura dei semplici quadri di paesaggi naturali possono aiutare. Lo ha dimostrato lo stesso Ulrich nel 1993, mostrando una migliore ripresa per i degenti della terapia intensiva che potevano ammirare delle fotografie di paesaggi luminosi con prati, alberi e corsi d’acqua», conclude Maria Cornelia Giordani. «Il foliage è l’esempio di come la natura si metta sempre a nostra disposizione, senza chiedere nulla in cambio».


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