Zingiber officinalis (zenzero)

Pianta appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae. Contiene un olio essenziale (1-3%), un’oleoresina, amidi. I costituenti principali dell’olio essenziale sono monoterpeni e idrocarburi sesquiterpenici (zingberene, curcumene e bisabolene). I responsabili dell’odore pungente, e in parte dell’attività della droga, sono i gingeroli e gli shogaoli. La droga è presente nelle monografie OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). La […]



Pianta appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae. Contiene un olio essenziale (1-3%), un’oleoresina, amidi. I costituenti principali dell’olio essenziale sono monoterpeni e idrocarburi sesquiterpenici (zingberene, curcumene e bisabolene). I responsabili dell’odore pungente, e in parte dell’attività della droga, sono i gingeroli e gli shogaoli.

La droga è presente nelle monografie OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). La Commissione E tedesca indica per l’estratto secco un titolo in gingeroli non inferiore al 4%. Studi farmacologici sperimentali dimostrano che la droga svolge nel topo un’azione stimolante l’attività intestinale molto simile a quella osservabile con la metoclopramide e il domperidone. Si ipotizza che l’attività sulla motilità intestinale sia dovuta all’azione antiserotoninergica dei gingeroli. La modalità di somministrazione della droga sembra giocare un ruolo fondamentale nell’azione di stimolo della motilità intestinale; infatti sia i gingeroli sia gli shogaoli hanno dimostrato di inibirla se somministrati per via endovenosa e stimolarla se somministrati per via orale. I risultati degli studi sull’attività antiemetica della droga sembrano confermare che questa sia dovuta a un’azione combinata di gingeroli e shogaoli a livello periferico, che non coinvolge il sistema nervoso centrale. Studi in vitro hanno dimostrato che un estratto acquoso a caldo della droga inibisce l’attività della ciclossigenasi e della lipossigenasi nella cascata dell’acido arachidonico. Si ipotizza che tale azione sia dovuta a una ridotta produzione di prostaglandine e leucotrieni. Studi in vivo hanno evidenziato che la droga somministrata per via orale è in grado di inibire l’edema della zampa del ratto in modo simile all’acido acetilsalicilico.

Studi clinici controllati hanno confermato l’efficacia della droga nel trattamento della cinetosi (l’insieme di disturbi quali nausea, vomito e cefalea che compaiono mentre si viaggia su determinati mezzi di trasporto come auto o nave), con un’azione di tipo periferico diretta sul tratto gastrointestinale che sembra non coinvolgere il centro del vomito. Si è ipotizzato che l’azione preventiva sulla cinetosi possa essere dovuta a un accelerato svuotamento gastrico stimolato dalla sostanza, ma mancano supporti a questa tesi. Anche l’attività antiemetica è stata confermata da numerosi studi clinici controllati ed è risultata comparabile a quella di vari altri emetici. La droga si è dimostrata statisticamente più efficace del placebo anche sulla nausea post-operatoria.

Da oltre un decennio uno studio clinico controllato ha confermato l’efficacia dello zenzero nella nausea gravidica, con effetto sia sulla frequenza degli episodi di vomito, sia sull’intensità della nausea. In tempi recentissimi vari trial clinici randomizzati in doppio cieco hanno dimostrato che è significativamente più efficace del placebo sulla nausea e sul vomito gravidici, azione che sembra pari a quella della piridoxina (vitamina B6). È indicata nella prevenzione e nel trattamento della cinetosi, nella terapia del vomito post-operatorio, della nausea e del vomito persistente in gravidanza, e della nausea in genere. Alcuni studi clinici controllati su donne che hanno assunto zenzero nei primi mesi di gravidanza indicano che la frequenza di malformazioni nel neonato è la stessa che nella popolazione di riferimento, e sembrerebbero pertanto escludere effetti teratogeni della droga. I soggetti in trattamento con anticoagulanti, affetti da coagulopatie o da calcolosi delle vie biliari devono assumere zenzero solo su prescrizione medica.