Maltitolo: cos’è, a cosa serve, benefici e controindicazioni

È tra i dolcificanti più diffusi nei prodotti “senza zuccheri”. Può essere utile per chi deve controllare glicemia e calorie, mentre per chi è in buona salute l’obiettivo è imparare a consumare dolci con moderazione, senza farsi ingannare dalle etichette



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Capita spesso: acquistiamo un pacco di biscotti o una tavoletta di cioccolato “senza zuccheri aggiunti” nella convinzione di aver fatto la scelta più salutare. Ma è sufficiente leggere l’etichetta per accorgerci che quella promessa di leggerezza si regge sui sostituti dello zucchero tradizionale. Tra questi, uno dei più utilizzati è il maltitolo, un dolcificante che compare in molte preparazioni “sugar-free”. Si tratta davvero della scelta migliore? Possiamo considerarlo un alleato della salute?

Che cos’è il maltitolo

Il maltitolo appartiene alla grande famiglia dei polioli, conosciuti anche come sugar alcohols: sono dolcificanti che al palato ricordano lo zucchero tradizionale, ma che il nostro corpo gestisce in modo diverso. «Ha un’origine naturale perché deriva dall’amido dei cereali, come grano o mais», spiega la dottoressa Vittoria Roscigno, dietista di Humanitas Gradenigo, Humanitas Cellini e Clinica Sedes Sapientiae a Torino. «Questo amido viene trasformato in maltosio e poi sottoposto a un processo di idrogenazione, da cui si ottiene il maltitolo vero e proprio».

In altre parole, parliamo di un ingrediente che nasce da una fonte naturale, ma che assume la sua forma finale grazie a un processo industriale. È questa doppia anima a renderlo così popolare tra i prodotti “senza zuccheri aggiunti”, “light” o “sugar free”. Lo ritroviamo in cioccolato, biscotti, caramelle, chewing-gum e in un’ampia varietà di dolci confezionati.

«Non sempre lo vediamo indicato per esteso», indica l’esperta. «A volte appare sotto forma di una sigla un po’ criptica: E965, il codice con cui è registrato tra gli additivi alimentari».

L’industria dolciaria lo apprezza perché ha un potere dolcificante pari a circa l’80-90% di quello del saccarosio, ma con un vantaggio non da poco: apporta circa la metà delle calorie ed esercita un effetto più moderato su glicemia e insulina. Un compromesso che lo ha reso uno dei sostituti dello zucchero più diffusi.

Quando può essere utile il maltitolo

In alcune situazioni il maltitolo può rappresentare un aiuto concreto. Per chi convive ad esempio con diabete, insulino-resistenza o ipoglicemie reattive, scegliere prodotti dolcificati con polioli può fare la differenza: il maltitolo, infatti, viene assorbito più lentamente rispetto allo zucchero e provoca un aumento della glicemia più graduale. Un vantaggio reale per specifiche categorie di persone che devono ridurre la quantità di zuccheri assunti quotidianamente.

C’è poi un altro aspetto spesso trascurato: «Il maltitolo viene poco utilizzato dai batteri presenti nel cavo orale, nello specifico da quelli della placca, e questo significa che favorisce meno la formazione della carie rispetto allo zucchero tradizionale», specifica Roscigno. «Un dettaglio che spiega la sua presenza quasi scontata nelle gomme da masticare “sugar free” e in molti prodotti pensati per l’igiene orale».

Vantaggi e limiti del maltitolo

Tra gli edulcoranti più diffusi, il maltitolo si distingue per il profilo di sicurezza. «Non esiste una dose giornaliera accettabile ufficiale, poiché rispetto ad altri dolcificanti non è mai stato associato a rischi cardiovascolari o oncologici e ad oggi la letteratura scientifica non segnala pericoli significativi se consumato nelle quantità normalmente presenti negli alimenti», assicura Roscigno. «Questo lo rende una delle alternative allo zucchero considerate più affidabili».

Nonostante i vantaggi, esiste però un limite da conoscere: può provocare disturbi intestinali se assunto in quantità elevate. «La soglia di tolleranza varia da persona a persona, ma superare circa 30-40 grammi può provocare gonfiore, meteorismo e, in alcuni casi, un vero e proprio effetto lassativo», evidenzia l’esperta.

«Chi ha un intestino più sensibile, come chi soffre di colon irritabile o patologie infiammatorie intestinali come morbo di Crohn o rettocolite ulcerosa, può avvertire questi disturbi in maniera più marcata».

La giusta via di mezzo

Tirando le fila: maltitolo, sì o no? Dipende. Può essere un valido aiuto per chi deve gestire una condizione metabolica specifica, ma per chi è in buona salute è spesso più utile imparare a consumare lo zucchero tradizionale nelle giuste quantità.

«Un biscotto con zucchero appaga di più e porta a consumarne meno in totale», dice Roscigno. «Al contrario, un prodotto “fit” può dare un senso di via libera mentale che incoraggia a esagerare. Paradossalmente, il risultato finale può essere peggiore».

Per chi gode di buona salute, quindi, l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di educarsi a un’alimentazione equilibrata, capire che il dolce può avere un posto nella giornata senza diventare protagonista assoluto, ma anche senza essere demonizzato. «Se un giorno si sceglie un biscotto al maltitolo non succede nulla, così come non succede niente se ci concediamo una porzione del proprio dolce preferito una volta ogni tanto», conclude l’esperta.

La vera differenza la fa il comportamento: ascoltare il proprio senso di sazietà, consumando porzioni adeguate, nel contesto di un’alimentazione abituale basata sul modello della dieta mediterranea, e non lasciarsi ingannare dalle etichette che promettono leggerezza. In fondo, l’eccesso resta sempre un eccesso, qualunque sia l’alimento.


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