Burger vegetali, i migliori 4
L’offerta è molto varia, noi abbiamo testato quelli agli spinaci. Ecco come scegliere i migliori per gusto, consistenza e ingredienti
di Giorgio Sassi
Trovano sempre più spazio sulle tavole degli italiani, in accordo con quanto sostengono nutrizionisti e ambientalisti: mangiare meno carne fa bene alla nostra salute e a quella dell’ambiente. Così, negli ultimi tempi, i banchi del supermercato si sono arricchiti di diverse varietà di burger vegetali; un’ampia offerta che può mettere in difficoltà nella scelta. Per questo abbiamo testato 12 prodotti di marche diverse, cogliendone le differenze e individuando i quattro che ci hanno soddisfatto di più.
Da quando, nel 2020, il Parlamento Europeo ha votato contro il divieto di denominare burger, steak e sausage i prodotti a base vegetale, il termine “burger” può essere usato per indicare qualsiasi alimento pressato a forma di disco, indipendentemente dalla composizione, a patto che sia accompagnato dall’aggettivo “vegetali”. A questo punto, però, si apre un mondo… Punti a un buon apporto proteico e di fibre? Puoi scegliere i burger a base di legumi, con fagioli, lenticchie, ceci o piselli. Cerchi il piatto unico dal profilo nutritivo equilibrato?
Ecco quelli a base di cereali: contengono quinoa, farro, riso o avena per un maggiore apporto di carboidrati. Tralasciando i burger “last generation”, pensati per riprodurre il gusto, la consistenza e l’aspetto della carne, abbiamo orientato il nostro test sui prodotti con gli spinaci, che, combinati con ortaggi come carote, peperoni, zucchine, legumi come i piselli e la soia, e farine di cereali e patate per dare la giusta consistenza, risultano teneri, attraenti nell’aspetto, gradevoli nel gusto e nutrizionalmente validi.
Un profilo nutritivo interessante
«I burger vegetali che abbiamo testato presentano un profilo nutrizionale interessante», esordisce Diana Scatozza, la nostra nutrizionista.
«Forniscono un buon apporto di fibre, una quota interessante di proteine vegetali, una bassa quantità di grassi saturi e una giusta presenza di carboidrati. Inoltre, in virtù della loro composizione e grazie al loro aspetto attraente (in particolare le versioni “mini”), alla consistenza morbida e al sapore gradevole possono costituire un modo efficace per avvicinare al consumo di verdure quei bambini che le rifiutano se proposte in modo più tradizionale.
Nella scelta quindi ho verificato diversi parametri, privilegiando i prodotti con una presenza di sale non troppo alta e valutando positivamente un maggior apporto proteico, in considerazione del fatto che questi prodotti, in genere, non hanno la funzione di un contorno, ma di un secondo piatto completo».
Il contenuto di verdure
«Analizzando la lista, ho valutato per prima cosa la quantità di verdure effettivamente presenti», interviene Giorgio Donegani, il nostro tecnologo alimentare.
«In tutti i campioni scelti, gli spinaci sono effettivamente il primo alimento, seguiti dalle carote; per il resto ho fatto una distinzione tra i prodotti che vogliono proporsi come fonte di proteine vegetali, alternative a quelle animali, e che quindi si indirizzano anche chi abbia fatto una scelta vegetariana o vegana, e quelli che invece vogliono valorizzare in modo diverso le verdure, per favorire un consumo più ampio e in forma inconsueta.
Non deve quindi stupire che abbia valutato positivamente prodotti dalla composizione all’apparenza complessa. La soia “ristrutturata” e le “proteine isolate dalla soia” sono ingredienti sicuri e utilizzati in molti prodotti, proprio per arricchirli di proteine vegetali di alto valore nutritivo».
I risultati all’assaggio
«A volte prevale l’idea che scegliere una dieta vegetariana o vegana, o spostarsi maggiormente sui prodotti vegetali, significhi rinunciare in parte alla soddisfazione del palato», afferma Donegani.
«In realtà non è così e i burger vegetali possono essere una gradita sorpresa. Nel valutare i prodotti del test, quindi, ho considerato la gradevolezza complessiva come uno dei parametri più importanti. Cominciando dall’aspetto, ho premiato i burger che comunicassero quell’idea di naturalità che è tipica delle preparazioni tradizionali e, proseguendo nell’assaggio, ho valutato positivamente i prodotti capaci di confermarla nel gusto preferendo quelli in cui erano ben percepibili, nella giusta armonia, le note delle verdure e dei legumi.
Giudizio negativo per i burger con eccesso di sale, capace di coprire gli altri sapori, o dai sentori poco naturali, così come i prodotti dal sapore sbilanciato e sovrastato da quello invasivo di alcuni ingredienti, come i piselli. Un’attenzione particolare l’ho riservata alla consistenza: un buon burger vegetale non deve disgregarsi al tocco della forchetta, ma mantenersi coeso senza risultare gommoso, troppo asciutto o stopposo in bocca. Ho premiato quelli giustamente morbidi, con una preferenza anche qui a quelli capaci di regalare la sensazione piacevole della naturalità».
Il rapporto qualità/prezzo
«Comparando il costo, ho registrato una variabilità piuttosto ampia», osserva infine il tecnologo.
«Si va da un minimo di circa 11 € al kg a un massimo di oltre 24 € al kg. Peraltro, le differenze tra un burger e l’altro non hanno sempre trovato un riscontro nelle effettive caratteristiche di composizione e gradevolezza, così che nella scelta ho voluto assegnare un peso importante anche al rapporto prezzo/qualità, premiando i prodotti che, a un prezzo accessibile, corrispondessero meglio alle caratteristiche di vera qualità».
BURGER VEGETALI: I MIGLIORI 4
Starbene Lab: dott. Giorgio Donegani, tecnologo alimentare a Milano; dott.ssa Diana Scatozza, specialista in scienza dell’alimentazione a Milano.