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Parkinson, tutte le novità

Il 2017 può essere un anno di svolta nella cura del Parkinson: gli studiosi stanno lavorando a test mirati per la diagnosi precoce e a nuovi farmaci per mettere a punto terapie ancora più personalizzate

credits: iStock



di Cinzia Testa


Duecentomila italiani colpiti, con un picco tra i 60 e i 65 anni. Parliamo di Parkinson, la malattia che provoca una lenta ma graduale perdita di dopamina, una sostanza presente nel cervello. Con i sintomi ben noti: tremori, lentezza nei movimenti, rigidità.

«Oggi la diagnosi avviene in tempi abbastanza rapidi, grazie anche a una maggiore attenzione ai sintomi da parte sia dei malati, sia dei familiari», interviene Pietro Cortelli, presidente dell’Accademia Limpe-Dismov. «È fondamentale, però, che la diagnosi venga effettuata in un centro per la cura del Parkinson e inserire subito il paziente all’interno di un percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (Pdta). In questi centri è disponibile un’èquipe multidisciplinare in grado di ritagliare un trattamento su misura, composto da farmaci, attività fisica, alimentazione ad hoc».

La cura oggi è composta fondamentalmente dal levodopa e dai principi attivi che fanno parte della classe dei dopaminoagonisti: entrambi, con modalità diversa, sono in grado di tenere sotto controllo per anni i sintomi tipici della malattia. Ma la ricerca avanza e all’orizzonte ci sono importanti novità.


CENTRI ALL'AVANGUARDIA DEDICATI ALLA RICERCA

Inizieranno la loro piena attività nel 2017: si tratta di 5 centri italiani (Centro per la Malattia di Parkinson e Disordini del Movimento, Università degli Studi di Genova; Ospedale Moriggia Pelascini, Gravedona e Uniti a Como; Casa di Cura Villa Margherita, Divisione di Neurologia, Arcugnano a Vicenza; Centro Parkinson, Dipartimento di Neuroscienze, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana a Pisa; Clinica Neurologica Ospedale Santa Maria della Misericordia a Perugia) che collaboreranno al “Parkinson Outcome Project”, il più vasto studio clinico sul Parkinson mai condotto. Al momento sono stati arruolati oltre 7000 pazienti. Obiettivo? Mettere a punto nuove terapie.

Ma non solo: questa rete di centri collaborerà al Fox Trial Finder, un database ideato dalla Michael J Fox Foundation per abbinare il paziente giusto alla sperimentazione giusta. «È un progetto innovativo», interviene Laura Avanzino, ricercatrice presso il Dipartimento di medicina sperimentale dell’Università di Genova, tra i centri aderenti. «Abbiamo informato i nostri pazienti dell’esistenza di questo database e incentivato specialisti e ricercatori a iscriversi. La fase operativa partirà quest’anno. Il nostro scopo è fare in modo che il paziente possa far conoscere la “sua” malattia e il ricercatore riesca a riunire i pazienti con caratteristiche adatte al quel trial clinico. Così, sarà più semplice velocizzare il processo di reclutamento di nuovi pazienti e avviare studi o la creazione di nuovi farmaci per il miglior controllo della malattia di Parkinson».       


MESSI A FUOCO ANCHE SINTOMI NON MOTORI

La ricerca ha portato dei successi anche nell’ambito dei sintomi. I ricercatori del King college di Londra hanno messo a punto un vero e proprio schema. Riporta tutti i sintomi non motori a oggi conosciuti, che possono anticipare anche di qualche anno l’esordio della malattia.

Si tratta di disturbi cognitivi, come le dimenticanze, disturbi neuropsichiatrici, quali l’apatia, disturbi del sonno, dell’olfatto e gastroenterici, in particolare stipsi ostinata.

«Lo studio di questi sintomi rappresenta un passo importante nell’ambito del Parkinson», interviene Eugenio Parati, direttore dell’unità di malattie cerebrovascolari dell’Istituto Besta di Milano. «L’obiettivo sarà, infatti, quello di mettere a punto nuovi test, per una diagnosi precoce della malattia». Non solo. La fase successiva sarà la messa a punto di nuovi principi attivi ad hoc in base ai sintomi predominanti e avere così anche per il Parkinson la possibilità di prescrivere una terapia personalizzata.


gennaio 2017

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