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Perché la bici vale un Nobel

È democratica, sostenibile, la usiamo tutti. Per questo la ciclista Paola Gianotti consegnerà domani le firme per candidare le due ruote al premio per la pace

Foto Raffaella Rivarolo



di Maria Simona Lualdi


Paola Gianotti, campionessa di ultracycling, è arrivata alle porte di Oslo, dopo aver percorso 2100 km sulla sua bicicletta in 14 giorni, superando 6200 metri di dislivello totale. Ha pedalato sulle piste ciclabili dell’Europa del Nord e finalmente domani mattina si presenterà presso la sede del comitato Nobel per la pace per consegnare una lettera speciale. La busta contiene oltre 10mila firme raccolte per candidare la bicicletta al prestigioso premio: un’idea, BiketheNobel, lanciata dalla trasmissione radiofonica di Radio 2, Caterpillar e che ha conquistato anche i social e le organizzazione no profit a sostegno della mobilità su due ruote. Paola Gianotti è partita da Milano e ha attraversato Svizzera, Francia, Germania, Danimarca e Norvegia a una media di 160 km al giorno, affrontando con allegria e determinazione freddo, ghiaccio e vento. 


IN BICI SI FA ANCHE LA RIVOLUZIONE, AL FEMMINILE

Una proposta per promuovere le bici come mezzo economico, ecologico e democratico e per sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica sul grande tema della pace e dell’integrazione. In caso di vittoria, il prestigioso riconoscimento andrebbe alla nazionale femminile afghana di ciclismo, squadra che si è costituita superando mille difficoltà. Quella delle cicliste afghane, infatti, è una vera e propria rivoluzione femminile: per usare la bici, anche semplicemente per andare a scuola o per spostarsi tra i villaggi, le donne di questo paese devono sfidare i tabù della cultura locale che lo considera controverso e immorale. La nazionale di ciclismo afghana è stata scelta proprio perché rappresenta il “potere” della bicicletta come simbolo di giustizia e impegno sociale.


SULLE PISTE CICLABILI ATTRAVERSO L’EUROPA
Così domani, anche in loro rappresentanza, la nostra Paola Gianotti porterà a compimento la sua impresa: il percorso, su piste ciclabili e strade protette, è stato studiato da Girolibero, tour operator specialista in vacanze facili in bicicletta e sostenuto dal Touring Club. La superciclista, infatti, ha potuto contare sull’assistenza di un camper, come punto d’appoggio e ristoro e di un team di 4 persone che hanno vegliato sulla sua sicurezza, pronte a sostituire la borraccia di tè caldo, indispensabile per sopportare le rigide temperature di gennaio. «Soprattutto i primi giorni, il termometro è sceso a -6/7° C. D’altro canto ho potuto anche mangiare di più e senza particolari restrizioni, proprio per avere le necessarie riserve di energia », commenta la nostra atleta. Che ha accettato la sfida non solo come sportiva ma soprattutto perché «per me – continua Paola – la bicicletta è libertà, incontri, emozioni. Tra le cose che mi hanno colpito di questo viaggio è che, fuori dall’Italia, ho potuto pedalare per 400 km lungo la Rheinradweg, la ciclabile del Reno dal confine svizzero fino in Olanda. Così come percorrere un tratto, tra Duisburg ed Essen, in Germania, della prima autostrada riservata ai ciclisti che, entro il 2021, si svilupperà per circa 60 km nella regione della Ruhr. Un’iniziativa volta ad abbattere le emissioni di CO2 in una zona tra le più industrializzate del paese».


28 gennaio 2016


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