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Dal ghosting al mosting: cos’è e come combatterlo

Scopri cos’è il mosting, l’evoluzione del ghosting. Analizziamo le differenze chiave e i segnali d’allarme di questa dinamica relazionale tossica, imparando le strategie per combattere il trauma emotivo e rafforzare l’autostima post-sparizione

Foto: iStock



Sei mai stata travolta da un amore lampo, fatto di complimenti eccessivi, grandi promesse e un'idealizzazione quasi fiabesca per poi vederlo svanire nel nulla, senza una spiegazione? Dopo il fenomeno del ghosting, cioè la sparizione improvvisa e silenziosa da una relazione, il panorama delle dinamiche tossiche ha visto nascere un fenomeno ancora più subdolo e doloroso: il mosting.

Ma cos'è esattamente il mosting e in che modo si distingue in modo significativo dal suo predecessore, lasciando anche ferite emotive profonde? Approfondiamo il concetto, svelando i campanelli d'allarme che precedono la fuga e i meccanismi psicologici dietro a chi lo pratica. Per aiutarci a navigare in questa complessa realtà delle relazioni digitali, abbiamo interpellato Monica Bormetti, psicologa e coach sulla cultura digitale in azienda, che ci fornirà chiarezza, strumenti pratici e strategie efficaci per superare il trauma della sparizione e recuperare la fiducia in sé stessi.


Dottoressa, cos’è il mosting e in cosa si differenzia dal più noto ghosting?

«Il mosting è un comportamento relazionale che unisce due dinamiche. Nella prima fase, la persona viene idealizzata in modo eccessivo, travolta da attenzioni, dichiarazioni e promesse. Nella seconda, avviene una sparizione improvvisa, totale, senza spiegazioni. In pratica, è come se il ghosting fosse la “scomparsa”, ma il mosting ne fosse la versione amplificata, preceduta da una fase di illusione sentimentale estrema. Chi subisce mosting vive un crollo emotivo più intenso, perché passa in poco tempo dall’essere “perfetta” agli occhi dell’altro al sentirsi completamente annullata».

Quali sono i campanelli d'allarme o i sintomi emotivi che indicano chiaramente di essere state vittime di mosting? 

«Ci sono piccoli indizi che possono aiutarci a riconoscere un possibile mosting prima che accada. Succede che l’altro ti idealizza troppo in fretta: “non ho mai incontrato nessuno come te” o “sei la persona che aspettavo da sempre”. Tutto sembra andare a gran velocità: relazioni, messaggi, promesse. Ciò ti porta a credere che l’altra persona sia più innamorata dell’idea di te che di te realmente.

In pratica, ti senti messa su un piedistallo più che realmente vista e conosciuta. Quando poi avviene la sparizione, possono emergere sintomi emotivi intensi: senso di rifiuto profondo, ansia, perdita di fiducia, pensieri ossessivi su cosa si sia fatto di sbagliato. Questo accade perché l’idealizzazione iniziale crea un legameforte e la scomparsa improvvisa lascia un vuoto neurochimico simile a una vera e propria astinenza».

Quali meccanismi psicologici sono alla base del comportamento di chi fa mosting?

«Dietro il mosting c’è spesso una combinazione di insicurezza e bisogno di conferma. Il “moster” tende a idealizzare l’altro per sentirsi vivo, amato o potente, ma non riesce a sostenere l’intimità vera. Quando la relazione inizia a diventare reale e non più un sogno, scatta la fuga. Tra i meccanismi più comuni:

  • paura dell’intimità e dell’impegno;
  • bassa autostima compensata dall’effetto di conquista;
  • narcisismo fragile, che trae gratificazione dall’essere idealizzato ma non sa reggere la reciprocità;
  • oppure una modalità relazionale “evitante”, che trova sicurezza solo nella distanza.

Non sempre c’è malizia consapevole: spesso si tratta di persone emotivamente immature, incapaci di gestire la complessità delle relazioni adulte».

Esiste un profilo tipo del moster e quali sono le sue motivazioni, anche se incomprensibili per la vittima?

«Non esiste un identikit unico ma possiamo riconoscere alcuni tratti ricorrenti, come una grande capacità di seduzione emotiva o un bisogno costante di sentirsi speciali o ammirati. Il moster ha difficoltà nel tollerare la vulnerabilità e una tendenza a scappare quando l’altro mostra bisogni reali o quando la relazione richiede autenticità. Questo soggetto vive spesso un conflitto interno: desidera la connessione, ma teme di essere intrappolato o rifiutato. Così preferisce andarsene prima di affrontare il rischio di non essere all’altezza».

Dopo aver subito il mosting, quali sono le strategie pratiche immediate per combattere e superare il trauma della sparizione?

«Il primo passo è riconoscere che la colpa non è tua. Il mosting non è una risposta a qualcosa che hai fatto, ma il risultato delle fragilità dell’altro. Ecco alcune strategie pratiche per affrontare la fase post-traumatica:

1. Taglia i contatti digitali. Blocca o silenzia la persona su social e chat: è un modo per interrompere il circuito dopaminico e favorire la disintossicazione emotiva.

2. Dai spazio all’elaborazione. Scrivi cosa hai provato, cosa ti ha colpita, e cosa ti ha ferita. Mettere in parole l’esperienza aiuta a trasformarla.

3. Riconnettiti a te stessa. Dedica tempo ad attività che stimolano presenza e centratura: yoga, camminate, journaling, meditazione, ma anche momenti di socialità vera, non digitale.

4. Ricostruisci la fiducia. Inizia da relazioni sicure: amici, colleghi, terapeuta. Piccoli gesti di affidabilità quotidiana sono la base per guarire.

5. Trasforma la ferita in consapevolezza. Chiediti: “Cosa ho imparato su di me da questa esperienza?” Non per giustificare l’altro, ma per capire i tuoi confini e bisogni reali».

Per avviare un vero processo di guarigione e recupero della fiducia, ci sono esercizi o pratiche da adottare per rielaborare il dolore e rafforzare il proprio valore personale, al di là del rifiuto?

«Si possono praticare alcune azioni quotidiane per nutrire la tua autostima. Ogni mattina, ad esempio, guardarsi allo specchio e pronunciare tre qualità autentiche che si riconosce nella propria persona. Ogni sera, dedicarsi al diario della gratitudine verso se stessi e scrivere tre cose fatte bene, anche se piccole. Quando ci si accorge di proiettare ideali sull’altro, riportarsi al presente con questa domanda: “cosa sto conoscendo davvero di questa persona e cosa sto solo immaginando?"».


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