«Nell’ultimo decennio, numerosi studi hanno documentato differenze fondamentali tra le caratteristiche dell’orientamento sessuale maschile e femminile, differenze in gran parte dovute alla “fluidità” dell’attrazione sessuale manifestata dalle donne» spiega Lisa Diamond, professoressa di Psicologia presso l’Università dello Utah nonché autrice del famoso libro Fluidità sessuale: capire l'amore e il desiderio delle donne.
I modelli tradizionalmente utilizzati dalla scienza fino a dieci anni fa per rappresentare la sessualità maschile, si sono infatti rivelati totalmente inadeguati per descrivere la sessualità delle donne, «un’inadeguatezza che, secondo la mio opinione, deriva dall’incapacità dei modelli tradizionali di tenere conto della variabilità del tempo, un elemento fondamentale per comprendere e descrivere l’orientamento sessuale femminile» aggiunge la dottoressa Diamond.
Da qui l’origine della “fluidità sessuale”, un concetto formulato con l’intento di esplicitare come il desiderio, il comportamento e l’identità sessuale delle donne tenda a cambiare nel tempo molto più di quanto non succeda per l’uomo.
La mancanza di conoscenza della sessualità femminile era già risultata manifesta nel 2003, quando uno studio eseguito presso la Northwestern University aveva evidenziato come, se il desiderio sessuale negli uomini era rigidamente connesso al loro orientamento sessuale, nelle donne fosse invece legato ad un modello di attrazione sessuale indipendente da quest’ultimo aspetto, e quindi di fatto bisessuale.
«Il fatto che l’attrazione sessuale delle donne non sia prevedibile basandosi esclusivamente sull’orientamento sessuale dichiarato, suggerisce come il cervello degli uomini e delle donne funzioni in modo molto diverso – aveva commentato il dottor Michael Bailey, professore di psicologia presso la Northwestern e autore dello studio – La sessualità femminile dimostra una maggiore flessibilità rispetto a quella maschile, un elemento che sottolinea la necessità di sviluppare un modello di riferimento indipendente da quello relativo alla sessualità maschile».
Un’ulteriore conferma della fluidità sessuale femminile è arrivata anche da un recentissimo studio presentato lo scorso agosto durante il 110° meeting annuale dell’American Sociological Association, ed eseguito presso l’Università di Notre Dame, nell’ambito dello Studio Longitudinale Nazionale statunitense Add Health (una ricerca che ha permesso finora di ricavare dati preziosi sullo sviluppo socio-psico-fisico di 5.018 femmine e 4.191 maschi dall’adolescenza all’età adulta).
L’autrice dello studio, Elizabeth McClintock ha infatti rilevato come le donne, a differenza degli uomini che tendevano a dichiararsi “100% eterosessuali” o “100% omosessuali”, fossero più propense a definire il proprio orientamento come bisessuale.
«Le donne hanno una maggior probabilità rispetto agli uomini di essere attratti sia dagli uomini che dalle donne, un fattore che permette loro una maggiore flessibilità nella scelta del partner» ha commentato la studiosa.
Considerato il modello “non esclusivo” (e quindi bisessuale) tipico della sessualità femminile, bisognerà quindi considerare come i fattori ambientali (e quindi le persone ed i luoghi frequentati) giochino un ruolo determinante nella definizione dell’identità sessuale, elementi che, essendo soggetti a variazioni temporali, possono comportare delle modificazioni sulla sessualità femminile, proprio per questo definita “fluida”.
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