Visita angiologica: cos’è, come si svolge, quando serve
Se le gambe sono gonfie, pesanti e con capillari visibili, il nostro sistema venoso potrebbe non funzionare come dovrebbe. In aiuto viene l’angiologo, una figura medica, che può prevenire l’evoluzione dei disagi verso disturbi più seri
Le nostre gambe ci accompagnano ogni giorno, silenziose e instancabili, eppure ci prestiamo la giusta attenzione solo quando iniziano a mandarci piccoli segnali di disagio: quella sensazione di pesantezza che compare la sera, un gonfiore alle caviglie oppure la comparsa di sottili vene bluastre che iniziano a farsi notare sotto la pelle. Se spesso li liquidiamo come semplici effetti di una giornata faticosa, trascorsa troppo a lungo in piedi, dietro questa sintomatologia potrebbe nascondersi qualcosa di più: un campanello d’allarme del sistema venoso.
È proprio qui che entra in gioco una figura medica poco conosciuta ma fondamentale per la salute delle nostre gambe, e non solo: l’angiologo. «Questa specializzazione si occupa della diagnosi e della cura delle patologie legate al sistema vascolare, quello formato da arterie, vene e vasi linfatici, un universo spesso invisibile ma centrale per il nostro benessere quotidiano», spiega il professor Gianluigi Rosi, angiologo presso l’ambulatorio di Angiologia di Anthea Hospital a Bari.
Chi è l’angiologo
Quando si parla di circolazione, gonfiore alle gambe, vene varicose o senso di pesantezza, il riferimento più corretto è proprio l’angiologo. «Purtroppo, in Italia questa figura professionale sta quasi scomparendo, con meno di una trentina di specialisti ancora in attività su tutto il territorio nazionale», ammette Rosi. «Un tempo esisteva una vera e propria specializzazione in angiologia, attiva per un breve periodo tra gli anni Ottanta e Novanta, mentre oggi non è più presente nel percorso formativo dei medici italiani».
Questo vuoto formativo ha avuto conseguenze importanti: le competenze dell’angiologo sono state suddivise tra la cardiologia e la chirurgia vascolare, senza però che nessuna delle due branche se ne occupi realmente in maniera completa. All’estero, invece, la situazione è diversa.
In Francia, ad esempio, la medicina vascolare è riconosciuta e regolamentata: per esercitare come angiologo è necessario conseguire un diploma interuniversitario, per cui la formazione è rigorosa e specialistica.
Come si svolge una visita angiologica
La visita angiologica è un controllo medico mirato a valutare lo stato di salute del sistema circolatorio, in particolare delle vene e delle arterie, soprattutto negli arti inferiori. Viene eseguita da un angiologo (quando disponibile) o da un medico con esperienza specifica in medicina vascolare, allo scopo di identificare eventuali alterazioni come l’insufficienza venosa, il linfedema o le anomalie arteriose.
Durante la visita, il medico raccoglie informazioni dettagliate sulla storia clinica del paziente, sullo stile di vita, sulle abitudini lavorative e su eventuali sintomi come gonfiore, formicolii, crampi notturni o senso di pesantezza.
«Successivamente si passa all’esame obiettivo», illustra Rosi, «che comprende la palpazione degli arti, la valutazione della circolazione e, spesso, l’esecuzione di un Ecocolor Doppler, uno strumento diagnostico non invasivo e indolore che permette di osservare in tempo reale il flusso sanguigno all’interno dei vasi». Questo esame è fondamentale per valutare la continenza delle valvole venose, cioè la loro capacità di chiudersi correttamente e impedire il reflusso del sangue.
«Il sistema venoso degli arti inferiori è particolarmente complesso, composto da una rete superficiale e una profonda», descrive l’esperto. «La sua anatomia può variare sensibilmente da persona a persona e perfino tra l’arto destro e quello sinistro nello stesso individuo. È per questo che l’analisi tramite Ecocolor Doppler richiede grande esperienza: consente di individuare anomalie che, se non trattate, possono peggiorare nel tempo».
A cosa serve la visita dall'angiologo
Tra le patologie più comuni che l’angiologo si trova a diagnosticare c’è la malattia venosa cronica. Si tratta di una condizione molto diffusa, che colpisce fino al 40% della popolazione generale, con una prevalenza maggiore nelle donne (60%) rispetto agli uomini (40%). «È caratterizzata da una disfunzione progressiva del sistema venoso, che porta a un insufficiente ritorno del sangue dagli arti inferiori verso il cuore», racconta Rosi. Questo fenomeno provoca sintomi come gonfiore, senso di pesantezza, dolore e, nei casi più avanzati, l’insorgenza di vene varicose o perfino ulcere cutanee.
L’origine della malattia può essere multifattoriale: «Gioca un ruolo importante la componente ereditaria, ma anche lo stile di vita ha un forte impatto», ammette l’angiologo. «L’inattività fisica, l’esposizione prolungata al calore, il sovrappeso e le lunghe ore trascorse in piedi o seduti possono aggravare la situazione. Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che la malattia venosa cronica ha anche una componente infiammatoria: le pareti delle vene e le valvole subiscono un processo infiammatorio che ne compromette il funzionamento, favorendo il ristagno di sangue e la formazione di varici».
La diagnosi precoce e la prevenzione giocano un ruolo essenziale. Già ai primi sintomi, come il senso di pesantezza o il gonfiore alle gambe, sarebbe opportuno sottoporsi a una visita angiologica, che – oltre a identificare eventuali alterazioni già presenti – permette di attuare strategie preventive efficaci, come l’utilizzo di calze elastiche, la riduzione dei fattori di rischio e l’adozione di uno stile di vita più attivo. Camminare regolarmente, ad esempio, stimola la pompa muscolare del polpaccio e favorisce il ritorno venoso.
Oltre alle vene, l’angiologo valuta anche lo stato delle arterie. «Nelle persone sopra i 50 anni, è consigliabile esaminare anche le carotidi e l’aorta addominale, per escludere la presenza di stenosi o aneurismi», suggerisce Rosi. «Questa forma di screening è importante soprattutto in soggetti con fattori di rischio cardiovascolare o con una storia familiare di malattie vascolari. Studi epidemiologici su larga scala hanno evidenziato una correlazione tra insufficienza venosa e patologie arteriose, suggerendo che l’infiammazione sistemica possa coinvolgere entrambi i comparti».
Quando è il momento di rivolgersi all’angiologo
Spesso si tende a rimandare questo tipo di visita perché si ritiene che certi fastidi siano normali o comunque gestibili con semplici rimedi casalinghi. Ma ci sono segnali che non andrebbero mai ignorati. «Una sensazione persistente di pesantezza alle gambe, il gonfiore serale, la comparsa di capillari rotti o varici, crampi notturni, formicolii o sensazioni di freddo localizzato possono indicare un problema vascolare che necessita di un approfondimento», avverte Rosi. Anche il cambiamento dell’aspetto della pelle delle gambe, come la comparsa di macchie scure, secchezza localizzata o arrossamenti, può essere spia di un problema di circolazione.
Alcune condizioni vascolari possono evolvere in modo silenzioso, senza sintomi evidenti fino a quando non si manifestano complicanze serie. Le trombosi venose profonde, ad esempio, possono insorgere anche in assenza di dolore e rappresentano un rischio significativo per la salute, fino ad arrivare – nei casi più gravi – all’embolia polmonare.
«Le gambe parlano, ma bisogna saperle ascoltare: riconoscere i segnali del nostro corpo è il primo passo per prendersi cura della nostra salute vascolare», conclude Rosi.
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