Vertigine posizionale: cause e cure. Il medico giusto? L’otorino
Cambi posizione e di colpo il mondo intorno a te inizia a roteare vorticosamente. No, non è la cervicale o una labirintite, ma l’effetto di uno dei giramenti di testa (o meglio d’orecchio) più diffusi fra le donne. La buona notizia? Non è grave e si risolve con semplici manovre dall’otorino
Maledette vertigini! "Ero sdraiata finalmente a letto, dopo una lunga e dura giornata di lavoro, e di colpo mi sono ritrovata su una giostra impazzita. Tutto all’inizio sembrava il normale preludio a un buon sonno, finché non ho cambiato posizione: allora la testa ha cominciato a girare fino a farmi venire la nausea. Per fortuna quella brutta sensazione è durata una decina di secondi. Ma per tutta la giornata ho avuto il mal di mare".
Twister: si chiama così la giostra con i seggiolini che ruotano intorno a un asse centrale a folle velocità e, come la testimonianza di una paziente al suo medico, rende bene che cosa prova chi è affetto dal tipo di vertigine più diffuso che colpisce le donne il doppio degli uomini con l’aumento dell’età.
«È la VPP, la vertigine parossistica posizionale benigna», spiega il nostro esperto, il dottor Michele Cerasuolo, otorinolaringoiatra. «Parossistica perché ha un’insorgenza rapida, di breve durata (dai 10 ai 30 secondi), per poi decrescere altrettanto velocemente. Posizionale perché si esplicita con particolari movimenti. Benigna perché, pur essendo molto fastidiosa, non ha effetti importanti e permanenti sul nostro organismo, a meno che non ci faccia perdere l’equilibrio e cadere ma, per fortuna, accade di rado quando camminiamo o stiamo in piedi».
Vertigine posizionale, quei giri nel letto
Dunque i sintomi della VPP compaiono soprattutto quando si è sdraiati a letto, e poi ci si alza: «È proprio il cambio di posizione che scatena la vertigine posizionale», sottolinea Cerasuolo. «Magari siamo già stesi e ci giriamo da un lato, o al mattino passiamo a sederci sulla sponda. A volte basta solo cambiare la postura della testa, guardando in alto o abbassandoci repentinamente per allacciare le scarpe. Questi movimenti, seppur banali, possono far uscire gli otoliti dalla loro sede naturale, i minuscoli sassolini formati da cristalli di calcio che sono posizionati nel vestibolo dell’orecchio, la parte che ne governa l’equilibrio. Ecco perché questo tipo di vertigine si chiama “posizionale”».
Può capitare anche di svegliarsi nel cuore della notte e sentire la nausea tipica della VPP: «Vuol dire che in una fase di sonno non profondo ci siamo girati e gli otoliti si sono mossi, ma capita di rado durante il riposo, così come è difficile succeda mentre siamo eretti o passeggiamo; piuttosto un piccolo trauma, per esempio una testata allo stipite dell’armadietto lasciato aperto, o nel caso di un colpo di frusta da tamponamento sono eventualità che possono spostare i sassolini. Può succedere anche durante l’atto sessuale, ma questo di solito i pazienti non lo raccontano», precisa l’otorino.
Vertigini, come con il Mini Flipper
Ricordate il Mini Flipper? Era quel giochino di plastica che si trovava come sorpresa nei sacchetti delle merendine dove bisognava far entrare delle palline di metallo in fori prestabiliti inclinando il gioco: «Spiego ai pazienti la terapia della vertigine, che consiste in una serie di manovre che lo specialista esercita sul capo del paziente per far tornare al loro posto gli otoliti, e cioè all’interno dei canali vestibolari che sembrano delle grosse C; per ogni canale esiste una “mossa” dedicata e, appena il sassolino rientra nella sua sede, la vertigine passa», spiega Cerasuolo.
Tutto finito quindi? «Di solito, nei primi 3-4 mesi dopo la manovra, nella metà dei casi è possibile incorrere di nuovo in vertigini, e allora occorre rifare la manovra. Ma ci sono anche casi in cui gli otoliti tornano al loro posto spontaneamente».
Questa è la terapia principe: non esistono infatti farmaci in grado di “curare” questi disturbi, se non i sintomatici che possono far fronte alla nausea e al senso di instabilità, soprattutto se si protrae anche durante la giornata.
Vertigini: la cervicale non c'entra
Molte persone addebitano la vertigine passeggera alla cervicalgia dovuta al mal tempo, ma in questo caso il sintomo è accompagnato da rigidità del capo, mal di testa e i giramenti non sono così acuti come nella VPP», aggiunge l’esperto.
Così come non c’entra la labirintite, cioè l’infiammazione del labirinto, una parte dell’orecchio interno che ha un ruolo fondamentale per l’udito e l’equilibrio.
«Anche qui le vertigini possono essere intense, ma non durano solo dei secondi e sono spesso accompagnate da nausea e vomito, da perdita dell’udito temporanea, ronzii alle orecchie (acufeni), difficoltà a concentrarsi e stato confusionale», sottolinea l’otorinolaringoiatra.
«Ma la labirintite non c’entra nulla con il posizionamento degli otoliti: le cause più frequenti sono infatti infezioni virali o batteriche, ma anche problemi circolatori, che richiedono farmaci specifici, a volte anche gli antibiotici».
Vertigini, tanta paura per nulla
La vertigine fa molta paura. «In genere i pazienti si spaventano parecchio quando vengono colti, la prima volta, da questa sensazione di essere di colpo seduti sul seggiolino di un Twister», racconta Cerasuolo.
«Pensano a problemi neurologici, all’ictus e, se hanno avuto un trauma recente anche piccolo (il classico incidente domestico), non è raro che si rechino al Pronto Soccorso. Oppure vanno dal medico di base che, fatta la visita preliminare ed esperto di casi del genere, sa che lo specialista giusto è l’otorinolaringoiatra. Ma non è automatico che i pazienti si rivolgano subito a noi, risolvendo così, in un batter d’occhio un disturbo angosciante ma benigno e facile da risolvere».
Vertine, ultime scoperte: e se c'entrasse la vitamina D?
Secondo alcune ricerche, fra le quali una italiana pubblicata su Frontiera ORL, una carenza di vitamina D potrebbe essere alla base della vertigine posizionale.
«La tesi parte dal presupposto che un deficit di vitamina D alteri il metabolismo del calcio, minerale che compone gli otoliti, favorendone lo spostamento e aumentando anche gli episodi di VPP», commenta il dottor Michele Cerasuolo.
«In realtà studi conclusivi in questo senso non ce ne sono, ma sarà lo specialista a valutare se dosare questa sostanza nel sangue e prescrivere un’eventuale integrazione. Di solito basta effettuare la manovra, e le recidive non sono frequenti dopo i primi mesi».
Vertigine posizionale, diagnosi: quel battito di ciglia rivelatore
La diagnosi della vertigine posizionale è strana quanto i suoi sintomi. «Pochi si aspettano che l’otorino, per un problema d’orecchio, calzi speciali occhiali (detti di Frenzel) e si metta innanzitutto a osservare lo sguardo del paziente », spiega il dottor Michele Cerasuolo. «Invece uno dei sintomi rivelatori della VPP, oltre all’effetto giostra e alla nausea, è il nistagmo, che è un movimento involontario degli occhi che può essere orizzontale, verticale o rotatorio. Di solito avviene dal lato corrispondente al canale uditivo in cui gli otoliti sono fuoriusciti dalla loro sede».
Questa diagnosi legata agli occhi fa parte integrante del cosiddetto Test vestibolare, cioè l’insieme di accertamenti che l’otorino deve eseguire per affermare che si tratti proprio di vertigine posizionale. Fra questi, c’è anche il Test di Romberg (il paziente deve stare in piedi con gli occhi chiusi per vedere se perde l’equilibrio) e quello di Fukuda: in questo caso occorre camminare a occhi chiusi ma, se ci si gira involontariamente, può esserci un problema vestibolare.
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