Tumore al colon: come prevenirlo

Ha origine quasi sempre da alcuni polipi che, in poco più di un decennio, degenerano in formazioni maligne. Ecco gli esami per prevenirlo



di Ida Macchi

Guida la classifica dei big killer della nostra salute: nelle donne è secondo solo al tumore della mammella. Abbiamo però molti strumenti per fare prevenzione e scoprire questa neoplasia sul nascere, quando le percentuali di guarigione sono molto alte.

«Il tumore del colon retto ha origine quasi sempre da alcuni polipi (detti adenomatosi), tumori benigni che impiegano mediamente tra i 7 e i 15 anni per trasformarsi in formazioni maligne», spiega il professor Ermanno Leo, direttore della Chirurgia colon-rettale dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.

Durante questo periodo è perciò facile identificarli e bloccarli prima che diventino pericolosi: ecco come.

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ESAME DEL SANGUE OCCULTO NELLE FECI

Rileva tracce di sangue nelle feci non visibili a occhio nudo: il primo campanello d’allarme dei polipi, perché queste formazioni tendono a sanguinare. Il Ministero della salute consiglia di effettuare questo esame ogni due anni, a partire dai 45 anni. «Certo, ha dei limiti: può risultare positivo per colpa di tracce di sangue dovute a emorroidi, o a piccole lesioni legate alla stipsi», spiega il professor Leo.

«Inoltre, non sempre un polipo sangui a e quindi il test può dare un falso negativo. Per questo, è bene ripeterlo con la cadenza consigliata. Peraltro, oggi il test è più sensibile che in passato: prima di effettuarlo meglio comunque evitare di prendere farmaci antinfiammatori (potrebbero causare sanguinamenti dello stomaco) e spazzolare i denti con delicatezza, per evitare di far sanguinare le gengive». L’esame, dopo i 50 anni, è a carico del Ssn.

COLONSCOPIA

«È un esame che visualizza in diretta colon e retto con l’ausilio di un sondino in fibre ottiche, sulla cui estremità c’è una telecamerina che registra eventuali lesioni, ulcerazioni o formazioni sospette. Durante l’esame vengono rimossi eventuali polipi che sono poi analizzati per identificarne la natura», spiega il professor Giuseppe Gizzi, docente di gastroenterologia all’Università di Bologna.

«Va preceduto da tre giorni di preparazione in cui seguire una dieta priva di scorie (no cereali, no cibi integrali, niente frutta e verdura) e la sera precedente l’esame occorre assumere un purgante, perché l’intestino sia “pulito” e meglio indagabile. 

Il test viene effettuato nella maggior parte dei centri dopo una leggera sedazione, che riduce eventuali fastidi. L’esito è consegnato a fine esame». Va programmato se il test della ricerca del sangue occulto nelle feci risulta positivo, ma anche a scopo preventivo intorno ai 50 anni. Se l’esito è negativo, non si deve più ripetere.

«Va invece anticipato ai 40 anni se in famiglia ci sono stati casi di tumore del colon o di poliposi. In questo caso, va ripetuto ogni 5 anni se negativo, o a intervalli più brevi in caso di riscontro di lesioni», sottolinea il professor Leo.

«La sua attendibilità è del 97% e solo nel 3% dei casi non identifica i polipi più piccoli», aggiunge il professor Gizzi . «Il margine d’errore è legato a una cattiva pulizia dell’intestino prima dell’esame». Si effettua in convenzione con il Ssn e il pagamento di un ticket, se il test del sangue occulto è positivo. Privatamente, ha un costo di 300-400 euro.

COLONSCOPIA VIRTUALE

È l’alternativa soft alla colonscopia tradizionale perché permette di visualizzare le pareti di colon e retto, senza dover introdurre la sonda. «È un esame radiologico che offre una visione tridimensionale, si effettua senza sedazione e la preparazione è più blanda: si ingerisce s lo un mezzo di contrasto qualche ora prima dell’esame», spiega il professor Gizzi.

«Il software che elabora le immagini identifica ogni particolare delle pareti intestinali, svelando la presenza di polipi o formazioni sospette. L’esame non espone a complicanze, la dose di raggi X utilizzata è bassa e l’esito ha la stessa attendibilità della colonscopia tradizionale.

Ha però un limite: se si identifica un polipo, non si può eliminare, per farlo è necessario ricorrere alla colonscopia con il sondino». In alcune regioni può essere già effettuato in convenzione (Piemonte, per esempio), in altre no. Il costo: 300 - 400 euro.

TEST GENETICI

«Se si ha un parente di primo grado che si è ammalato di tumore al colon retto prima dei 50 anni, è bene fissare un counceling presso un centro dei tumori per valutare il proprio rischio ed eventualmente sottoporsi a test genetici molecolari che ricercano specifiche mutazioni in alcuni geni che predispongono alla malattia, indicando la probabilità di ammalarsi che, con l’avanzare dell’età, arriva quasi al 90%», spiega il professor Leo.

È ARRIVATO IL COLOGUARD

È un nuovissimo test genetico aperto a tutti: è stato messo a punto da ricercatori della Majo Clinic ed è disponibile in alcuni centri d’analisi italiani. «Si effettua sul Dna fecale e ha un’alta sensibilità. Si tratta però di un test probabilistico, come quello del sangue occulto», spiega il professor Gizzi. 

«In caso di esito negativo la probabilità di avere un tumore al colon/retto si abbassa a circa 1 su 1600 (nel test del sangue occulto è 1 su 600)». Il costo: 500 euro.

Articolo pubblicato sul n.41 di Starbene in edicola dal 27/09/2016

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