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Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva: che cos’è la rTMS

Questa tecnica utilizza particolari campi magnetici per modulare l’attività elettrica cerebrale. È applicata da tempo in alcune patologie psichiatriche. Presso l’Ospedale San Luigi di Orbassano è ora disponibile per la cura delle persone che soffrono di emicrania cronica associata alla depressione



L’emicrania cronica è una condizione debilitante che interessa una quota significativa della popolazione, con una prevalenza particolarmente elevata tra le donne in età lavorativa. Questa condizione non si limita al dolore intenso e ricorrente, ma è spesso associata a disturbi dell’umore, in particolare sintomi depressivi. Si tratta di un’interazione complessa, che peggiora la qualità di vita dei pazienti, compromettendo la loro produttività, le relazioni sociali e il benessere psicologico.

Negli ultimi mesi, presso il reparto di Neurologia dell’Ospedale San Luigi di Orbassano, è stato introdotto un trattamento innovativo e non invasivo: la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva, o rTMS. Questa tecnica, basata sull’utilizzo di impulsi magnetici mirati per influenzare l’attività cerebrale, potrebbe aprire nuove frontiere nel trattamento dell’emicrania cronica. La rTMS si propone infatti di alleviare, insieme ai sintomi depressivi, anche quelli dolorosi, modulando i meccanismi neurofisiologici coinvolti nel controllo del dolore, offrendo così una nuova opportunità terapeutica a chi convive quotidianamente con questa complessa patologia.

Un approccio innovativo e non farmacologico

La rTMS, in uso da dicembre 2024 presso il San Luigi, si inserisce nel Progetto Regionale Cefalea Primaria Cronica, che mira a migliorare i percorsi diagnostico-terapeutici per la cefalea cronica. «Questa terapia si propone come un complemento ai trattamenti tradizionali nei pazienti che rispondono poco alle terapie con farmaci volti a diradare gli attacchi di emicrania e che tendono ad abusare di antidolorifici», spiega la dottoressa Alessia Di Sapio, direttore della S.C.D.O. di Neurologia dell’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano e del CRESM, il Centro di riferimento regionale per la sclerosi multipla.

L’innovazione di questa metodica sta proprio nella sua natura non farmacologica e non invasiva. «La rTMS agisce modulando l’attività cerebrale tramite campi magnetici che inducono una corrente elettrica a livello della corteccia cerebrale, in modo del tutto indolore», descrive l’esperta.

«Può essere utilizzata in pazienti attentamente selezionati per le loro caratteristiche cliniche e che non hanno controindicazioni al trattamento, così da non avere effetti collaterali. La procedura si basa su brevi sedute quotidiane, generalmente svolte in due cicli ravvicinati, e ha l’obiettivo di incidere positivamente sulla sintomatologia, dolorosa e depressiva, per almeno alcune settimane».

Come funziona la rTMS

La stimolazione magnetica transcranica ripetitiva funziona grazie a un apparecchio che genera un campo magnetico. «Questo campo, applicato in prossimità dello scalpo, in una posizione ben determinata, crea una modesta corrente elettrica nella porzione sottostante dell’encefalo», spiega la dottoressa Di Sapio. «Il paziente non sente dolore perché la corrente è molto leggera e viene regolata in base alla soglia di eccitabilità neuronale della singola persona. Si pensa che ripetendo questa stimolazione si possano riequilibrare le reti nervose che controllano sia il dolore sia l’umore».

Le sedute iniziali prevedono una fase di personalizzazione: «Insieme a un mio collaboratore, il dottor Davide Quartana, individuiamo la “soglia motoria” del paziente, cioè la minima intensità di stimolazione che provoca un piccolo movimento muscolare. Questo serve a calibrare il trattamento in modo sicuro ed efficace. Le sedute successive sono brevi, indolori e durano solo pochi minuti».

Un trattamento approvato per la depressione

La rTMS è stata originariamente approvata per il trattamento della depressione maggiore resistente alle terapie convenzionali. «È in questo contesto che si è osservato, quasi casualmente, un miglioramento dell’emicrania in alcuni pazienti», riferisce Di Sapio. «Questo dato ha spinto a esplorare l’efficacia della rTMS anche in pazienti che presentano una comorbidità tra emicrania cronica e depressione».

Al San Luigi di Orbassano, i pazienti candidati a questo trattamento sono selezionati con attenzione, tramite questionari specifici che valutano sia lo stato di salute generale sia la presenza di entrambi i disturbi. I criteri includono la diagnosi di emicrania cronica – definita come almeno 15 giorni al mese di cefalea, di cui almeno 8 con caratteristiche di emicrania – e un quadro depressivo associato. Vengono escluse, inoltre, condizioni che potrebbero controindicare la stimolazione magnetica, come la presenza di pacemaker o di epilessia.

Quali sono i risultati

I dati preliminari raccolti in questa fase esplorativa mostrano che la rTMS può portare a una significativa riduzione della frequenza e dell’intensità degli attacchi di emicrania, insieme a un miglioramento dei sintomi depressivi, misurati con scale validate come la MIDAS per la cefalea e la Beck Depression Inventory per la depressione. Questi effetti positivi sembrano persistere per 2-3 mesi.

«La terapia della cefalea cronica deve essere attentamente personalizzata», riprende Di Sapio, «e in futuro sarà da definire il ruolo della neuromodulazione nell’ambito dell’attuale panorama terapeutico farmacologico, che negli ultimi anni si è notevolmente arricchito: pensiamo alla tossina botulinica e alle varie terapie con anticorpi monoclonali, entrambi già in uso da tempo al San Luigi per la cura dell’emicrania cronica sia presso la nostra Divisione sia presso la struttura universitaria di neurologia».

In questo scenario complesso, l’osservazione clinica nel tempo aiuterà a definire protocolli ottimali di stimolazione magnetica di mantenimento e si saprà se la neuromodulazione potrà uscire dalla fase esplorativa e trovare un’applicazione più ampia.

Il ruolo attivo del paziente

La stimolazione magnetica transcranica ripetitiva fa parte di un più ampio approccio non farmacologico alla gestione dell’emicrania cronica, che include anche interventi psicoterapici, educazionali e modifiche degli stili di vita. «È fondamentale comprendere che non esistono “soluzioni miracolose” o scorciatoie», tiene a precisare Di Sapio. «Il paziente deve essere protagonista attivo del proprio percorso di cura, adottando uno stile di vita sano, mantenendo un peso corporeo adeguato con un’alimentazione equilibrata e svolgendo regolare attività fisica».

La rTMS si inserisce così come un’arma in più nell’arsenale terapeutico, particolarmente utile per chi ha già provato senza successo diverse terapie farmacologiche di profilassi o non ne sopporta gli effetti collaterali e abusa di farmaci antidolorifici, che possono favorire la cronicizzazione della cefalea.

L’accesso a questo trattamento, attualmente disponibile in pochi centri specializzati, è stato reso possibile dall’acquisizione di specifiche attrezzature, in parte grazie a una donazione e in parte grazie a un finanziamento pubblico. Il Progetto regionale a cui il San Luigi partecipa ha visto la collaborazione con altri centri piemontesi, seppur con diversi livelli di continuità nell’implementazione della procedura.

La rTMS può offrire un beneficio sui sintomi senza i potenziali effetti collaterali di alcune terapie farmacologiche, rappresentando una soluzione particolarmente interessante per il futuro. Nonostante la disponibilità sul mercato di dispositivi “fai-da-te”, è fondamentale affidarsi esclusivamente a centri specializzati per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento. «In un contesto dove la cefalea cronica continua a essere una sfida complessa», conclude la dottoressa Di Sapio «la rTMS si configura come una nuova opportunità da conoscere e considerare all’interno di un percorso di cura multidisciplinare, che deve mettere al centro la persona e il suo benessere globale».


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