di Chicca Belloni
Più di un over 65 su quattro assume almeno dieci farmaci al giorno, dice il rapporto annuale Osmed sull'uso dei medicinali in Italia compilato dall'Aifa. In alcune zone, soprattutto al Sud, si arriva al 40% della popolazione anziana.
Si chiama tecnicamente politerapia, un insieme di rimedi che in alcuni casi si assumono perché indispensabili, ma che talvolta si continuano a prendere nel tempo anche quando non servono più per una sorta di “inerzia prescrittiva”. Lo specialista prescrive i farmaci, il medico di medicina generale fa la ricetta per avere il rimborso e continua a rinnovarla con il passare degli anni.
Poi sorge un altro problema, che magari richiede una terapia cronica, oppure si aggiunge un altro farmaco per trattare un effetto collaterale del farmaco aggiunto, e il ciclo continua. Finisce così che la lista dei medicinali da assumere ogni giorno si allunga, con qualche rischio.
La politerapia: un fenomeno in crescita
«La politerapia è un fenomeno inarrestabile, in crescita, legato a due fattori: l'invecchiamento della popolazione e la maggiore disponibilità di farmaci in grado di trattare le varie malattie», spiega Gianluca Trifirò, ordinario di Farmacologia all'Università di Verona che ha avviato un progetto di "deprescrizione".
«In Italia, quindi, ci sono diversi milioni di pazienti ipertrattati, spesso anziani e affetti da molteplici patologie croniche. Persone che assumono grandi quantità di farmaci non sempre in maniera appropriata», spiega l'esperto.
Un esempio: se a un paziente di 60 anni ha senso dare le statine per trattare l’eventuale eccesso di colesterolo nel sangue, per una persona che ha più di 85 anni con molteplici comorbidità la prevenzione cardiovascolare con questi farmaci ha minori benefici, soprattutto se tale paziente non ha mai avuto un infarto o altro evento cardiovascolare maggiore e ci si aspetta che l’aspettativa di vita del paziente sia molto bassa.
Un altro caso: non è sempre utile dare a pazienti molto anziani con osteoporosi e magari allettati e/o che vivono in case di cura i farmaci per prevenire le fratture, soprattutto se tali pazienti non hanno mai subito prima fratture dovute all’osteoporosi. In questo caso, èmolto più importante nel paziente anziano ridurre il rischio di cadute che potrebbero portare a fratture ossee.
I rischi dell'inerzia prescrittiva
Questa sovraprescrizione comporta diversi rischi. Studi molto consolidati dimostrano che quando si assumono diversi farmaci insieme aumenta il rischio di reazioni avverse e, sopra dieci farmaci al giorno, questo rischio diventa del 100%.
È inoltre più probabile che si verifichino interazioni tra vari farmaci. Cresce il rischio di commettere errori di assunzione: quando un paziente deve assumere dieci e più farmaci al giorno, magari più volte nell’arco della giornata, può sbagliare le dosi, gli orari, ecc..
C’è infine un problema di aderenza: se a un paziente si prescrive una lunga lista di farmaci, questi finirà per lasciare per strada qualche pastiglia perché non riesce a gestirle tutte. E alcuni terapie croniche, come la cardioaspirina o le statine, se non vengono assunte con costanza, perdono efficacia. Infine, c’è il tema economico: le politerapie rappresentano una spesa per il bilancio pubblico e per i cittadini, che diventa inaccettabile se tali terapie sono inappropriate.
Il progetto di "deprescrizione"
Per fare fronte al fenomeno dell'"inerzia prescrittiva”, all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona da circa un anno si è deciso di avviare un progetto di medication review e deprescribing che, come suggerisce il nome, prevede la revisione delle politerapie in pazienti anziani complessi politrattati che sono ricoverati in alcuni reparti di geriatria e medicina interna e, dove necessario, la riduzione del numero farmaci che il paziente deve assumere quotidianamente in quanto ritenuti inappropriati.
In sostanza, un team multidisciplinare composto da farmacologi, geriatri, clinici, ha analizzato 70 pazienti over 80 ognuno dei quali assumeva in media 10 farmaci al giorno. L’attività di revisione ha portato alla rivalutazione di 836 farmaci: di questi, 273 sono stati sospesi perché considerati inappropriati o non più necessari. «In media siamo riusciti a deprescrivere fino a 4-5 farmaci per ogni paziente», afferma il dottor Trifirò.
I cambiamenti, la maggiore attenzione alle prescrizioni, hanno dato ottimi risultati: a tre mesi dalle dimissioni dall’ospedale, si stima una riduzione di circa il 20% del rischio di ri-ospedalizzazione. Oltre a un risparmio stimato di 60mila euro sulla spesa farmaceutica.
Il progetto, non a caso, è diventato un servizio esteso ad altri reparti con il coinvolgimento principale della Scuola di Specializzazione in Farmacologia e Tossicologia Clinica oltre che della Farmacia ospedaliera. L'Università di Verona, inoltre, sta sviluppando uno strumento digitale che renderà più veloce la valutazione delle politerapie da parte di professionisti qualificati.
Gli accorgimenti da adottare
Ma che consiglio dare a chi per questioni di età o perché deve trattare disturbi cronici, si trova ad assumere tanti farmaci insieme? La cosa importante è chiedere sempre informazioni al proprio medico curante, ricordando di volta in volta quali e quanti farmaci si assumono e facendosi spiegare bene in che momenti della giornata prenderli.
Se si è stati dimessi da un ospedale è importante rivalutare la lettera di dimissione e la lista dei farmaci che sono stati prescritti insieme al medico curante. Periodicamente, poi, sarebbe utile richiedere di fare il punto su tutte le medicine che si assumono con i professionisti sanitari (medico curante o specialista) che ci stanno seguendo, che a loro volta possono avvalersi della consulenza dei farmacologi clinici per una approfondita rivalutazione del rapporto rischio/beneficio delle singole terapie.
Altro suggerimento: soprattutto se si è in cura con molteplici farmaci, è bene prestare attenzione all’uso di integratori alimentari e farmaci da banco (che non richiedono ricetta medica) anche per curare un semplice mal di schiena o un raffreddore e avvisare sempre prima il proprio medico curante.

