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A tutto campo contro la pedofilia

Dal film vincitore dell’Oscar alle dichiarazioni del Papa, continua la lotta agli abusi sui minori. Ecco come difendere i bambini

credits: iStock



di Isabella Colombo

Il caso Spotlight, il film che parla dell’inchiesta del The Boston Globe su chiesa e pedofilia, ha vinto due Oscar. Il Club, film cileno sui preti violentatori, ha preso l’Orso d’argento a Berlino. L’arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin, è stato accusato di recente di aver coperto preti pedofili. Con la stessa imputazione, è stato appena ascoltato da una commissione d’inchiesta George Pell, arcivescovo di Melbourne e di Sydney.

Del resto, proprio Papa Francesco ha ingaggiato una lotta forte, per la prima volta in Vaticano, contro la pedofilia, con riforme ad hoc e un’apposita sezione giudicante della Congregazione della dottrina della Fede. Insomma, i riflettori della cronaca si riaccendono sul tema degli abusi, dentro e fuori la Chiesa.

Una piaga che, secondo i numeri dell’Associazione Meter, da 25 anni in prima linea sul tema, coinvolge 700mila bambini in tutto il mondo, 1 su 5 in Europa. È solo una stima e dietro ogni singolo numero si nasconde la storia di un’infanzia violata. Una storia che gli esperti ci aiutano a capire per tenerne lontani i nostri figli. 


Dopo tante denunce, perché le violenze sui bambini sembrano aumentare?

«Non abbiamo dati certi sul fenomeno per quantificare un aumento. Sicuramente, oggi, ci sono più casi che vengono a galla, perché internet ha reso più facile scovarli», spiega Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro.

«La pedofilia coinvolge almeno il 4% degli uomini, e non solo adulti. Si moltiplicano i casi di adolescenti con materiale pedopornografico su smartphone. Il monitoraggio che associazioni e forze dell’ordine operano costantemente in rete ha reso più evidente la dimensione del fenomeno».


Si fa abbastanza per combattere questa piaga? 

«No. Spesso i pedofili vengono protetti dal loro stesso contesto sociale, persino dalle famiglie che non vogliono sprofondare nella vergogna», continua Caffo. «I processi on sono mai facili: un ragazzino è ricattabile e la sua confessione facilmente smontabile dagli avvocati. Così, molte cause finiscono con un accordo economico e il pedofilo è libero di tornare a fare del male.

A scuola si fa informazione e prevenzione, noi abbiamo anche istituito la Giornata nazionale per la lotta alla pedofilia, ma non è mai abbastanza, perché è difficile parlare di sesso con i bambini. Così manca quella forte onda di sensibilizzazione che c’è stata, per esempio, nei confronti della violenza sulle donne».


Ci sono bambini più a rischio di altri? 

«Abbiamo notato che sono più predisposti i piccoli con storie familiari difficili perché preda di chi li fa sentire importanti, li ammira, sostituisce in qualche modo un genitore assente», dice lo psicoterapeuta Luciano Di Gregorio, autore di La voglia oscura. Pedofilia e abuso sessuale (Giunti editore).

«Ma potenzialmente tutti i bambini sono violabili. Perché sono affascinati dai “grandi” che si prendono cura di loro e mostrano interesse per il loro mondo. Questo li rende dipendenti e vulnerabili. Non solo. Sono legittimamente curiosi di scoprire il loro corpo, come in genere fanno tra coetanei. Il fatto che un adulto sia un mentore all’inizio non fa paura. Quando la vittima si accorge di provare vergogna e umiliazione, è già presa nella rete. E non denuncia perché si sente in colpa, non vuole essere additata».


E i luoghi dove è più facile ora cadere nella rete degli “orchi”?

«Internet: i social network hanno reso molto più facile l’approccio dei pedofili», avverte Caffo. «Atti come la sextortion, cioè il ricatto nei confronti di minori ai quali vengono chieste immagini a sfondo sessuale, sono all’ordine del giorno». Soprattutto in Europa: il 51% delle segnalazioni di pedofilia online arriva dagli stati del Vecchio Continente, rivelano i dati del rapporto 2015 dell’associazione Meter. Che, in 12 anni, ha segnalato oltre un milione di foto e video e denunciato 125 mila siti web, 10 mila solo l’anno scorso (associazionemeter). 


A quali segnali del comportamento di un figlio dobbiamo fare attenzione per capire se è in pericolo?

«Diversi», spiega ancora Caffo. «Per esempio, il bambino si vergogna del suo corpo o, al contrario, assume atteggiamenti provocatori. In genere però non parla delle proprie emozioni, si allontana dai coetanei ed è più a suo agio con gli adulti. Spesso si chiude in se stesso, perché si sente inadeguato, persino colpevole».


L'ITALIA DELLE DENUNCE 


47032➔ Seicento casi all’anno: è il Vaticano a rivelare i numeri di Chiesa e pedofilia. A pubblicare la lista dei preti condannati e di quelli in attesa di giudizio (117 in Italia) è Rete l’Abuso, osservatorio nazionale sulle violenze sessuali commesse dai religiosi: su retelabuso.org, si trova la mappa delle “diocesi non sicure”


I segnali rossi indicano i casi di violenze sessuali con condanna al 3° grado o confessione o patteggiamento. Quelli gialli i casi in attesa di giudizio o di cui non si è saputo più nulla. Mentre, nelle diocesi segnalate con il nero, vive un sacerdote indagato all’estero.


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Articolo pubblicato sul n. 15 di Starbene in edicola dal 29/03/2016

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