di Valentino Maimone e Rossella Briganti
Era il 1989 quando Lucio Buratto, oculista di fama internazionale e pioniere nell’uso delle tecnichelaser, realizzò la prima Lasik al mondo. Ovvero la correzione della miopia con un’innovativa tecnica mutuata dal laser a eccimeri.
Da allora la tecnologia ha fatto passi da gigante e oggi è possibile trattare tutti i difetti visivi e le patologie oculari legate al diabete o all’età, con altissimi strumenti di precisione, a prova di errore umano.
«Il laser consente massima sicurezza e rapidità dell’intervento, dovuti all’azione non meccanica dell’incisione», spiega Luigi Marino, docente di chirurgia refrattiva all’università di Milano. «Per questo trionfa la “no blade surgery” (chirurgia senza lama), con riduzione delle complicanze e dei rischi di infezione».
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PRESBIOPIA
«Se dopo i 45 anni cominci a non vedere bene da vicino, al punto da allontanare il libro o il giornale per riuscire a leggere, significa che sei diventata presbite. Nulla di grave: la presbiopia è un difetto visivo molto comune, legato all’invecchiamento del cristallino che col passare degli anni si irrigidisce sempre di più.
«Fino a ieri l’unica “terapia” consisteva nell’adottare un paio di occhiali da lettura», spiega il professor Luigi Marino. «Oggi, invece, è possibile recuperare una perfetta visione da vicino con l’utilizzo combinato di due laser: il primo, chiamato femtolaser (o laser a femtosecondi) si utilizza al posto del bisturi per praticare un’incisione grazie alla formazione di microbollicine di gas. Quindi, si usa il laser a eccimeri di ultima generazione per rimodellare la cornea. 10 minuti in tutto, in anestesia locale (basta instillare delle gocce), nessun bendaggio ma l’obbligo di usare colliri e occhiali da sole per qualche giorno».
Controindicazioni: non rimborsata dal SSN (costa 1500-2000 euro a occhio), la correzione-laser della presbiopia è controindicata a chi ha problemi alla cornea (herpes o lesioni da traumi) e a chi presenta miopia, astigmatismo o ipermetropia molto elevati.
GLAUCOMA
Gli anglosassoni lo chiamano “ladro silenzioso della vista” perché si instaura a poco a poco, senza sintomi iniziali. «Dovuto a un aumento della pressione intraoculare, il glaucoma si divide in due tipi: ad angolo aperto, quando l’iride forma con la cornea un angolo superiore a 30°, e ad angolo chiuso, quando questo è inferiore ai 30°», dice Marco Guizzi, oculista a Roma e all’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli.
«Nel primo caso, quando i colliri non bastano più, si ricorre alla lasertrabeculoplastica, che consiste nell’allargare con piccoli spot di un laser ad argon o a diodi, le naturali vie di deflusso dell’umore acqueo. Per il trattamento del glaucoma ad angolo chiuso, invece, si esegue un’iridotomia con il laser Nedimio-Yag».
Entrambi gli interventi si praticano in un ambulatorio chirurgico, in anestesia locale e in pochi minuti. Un grande vantaggio rispetto alla chirurgia tradizionale che prevede l’innesto di microprotesi, con ricovero ospedaliero.
Controindicazioni: entrambi convenzionati col SSN, sono controindicati a chi ha alterazioni della coagulazione, malattie reumatiche, diabete scompensato e uveiti ricorrenti.
CATARATTA
Ogni anno, in Italia, vengono eseguiti 550.000 interventi di cataratta, la progressiva (ma ineluttabile) opacizzazione del cristallino che interessa soprattutto le persone anziane. Anche in questo campo la tecnologia-laser, sempre più sofisticata, ha quasi completamente sostituito il classico intervento di facoemulsificazione a ultrasuoni.
«Grazie alla precisione del nuovo femtolaser, superiore al bisturi del chirurgo, in pochi istanti si penetra nella cornea e si incide la capsula che contiene il cristallino, subito frantumato, aspirato e sostituito con uno artificiale», spiega il dottor Marco Guizzi.
«L’intervento si esegue in anestesia locale (poche gocce di collirio), prevede 24 ore di bendaggio e una ventina di giorni in cui è necessario alternare colliri antibiotici e cortisonici, in dose decrescente (da 4 fino a una sola volta al giorno)». Si opera prima un occhio e, dopo un mese, l’altro. Ma la visione risulta ottimale fin da subito.
Controindicazioni: non esistono patologie che precludono l’intervento della cataratta con il laser. Che ha in più il vantaggio, non indifferente, di essere stato recentemente ammesso tra quelli convenzionati con il SSN.
RETINOPATIE
Ne esistono diverse forme: da quella causata dal diabete (la più frequente) a rotture, fori e parziali distacchi della retina dal tessuto pigmentato sottostante, chiamato coroide. «In caso di retinopatia diabetica, attraverso la pupilla dilatata, il raggio del laser ad argon o a diodo raggiunge la retina e brucia le aree intaccate dalla malattia, salvaguardando quelle sane», spiega Marco Guizzi.
«L’operazione, che richiede una precisione estrema, è gestita da un software preimpostato dal chirurgo. Si effettua in più sedute di 20 minuti, distanziate 7-10 giorni l’una dall’altra». Nel caso di rottura, fori, o piccoli distacchi della retina, invece, è sufficiente una sola seduta, rapida e indolore. «Con un laser ad argon o giallo si effettua il cosiddetto barrage: una specie di diga che rinsalda la retina alla coroide: così si evita che il “foglietto” si sollevi, andando incontro al rischio di distacco retinico», puntualizza il professor Luigi Marino.
Controindicazioni: effettuabile con il SSN, la laserterapia retinica è controindicata a chi ha problemi di coagulazione del sangue, presenta delle piccole emorragie all’interno della camera vitrea o soffre di infiammazioni e infezioni ricorrenti agli occhi (come l’uveite).
MIOPIA
Il trattamento più nuovo? La Lasik, cioè una tecnica che interviene all’interno dello stroma corneale, assistita dal laser a femtosecondi, che non esegue tagli meccanici ma “apre un varco” attraverso la creazione di microbollicine gassose. «Il laser a eccimeri di quinta generazione, unito al femtolaser, consente oggi di correggere il difetto visivo più frequente in meno di un minuto», premette il professor Lucio Buratto, oculista di fama mondiale, direttore del Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano
«Rispetto a vent’anni fa, infatti, si è ridotta la dimensione degli spot luminosi mentre è aumentata la loro frequenza di emissione. Grazie a impulsi brevi, delicati e potenti insieme, è possibile modificare la curvatura della superficie corneale, senza più bisogno di disegnare una lente concava al centro dell’occhio, come accadeva in passato. Un lavoro di “pennello”, rapido e preciso, che evita complicanze quali la formazione di aloni nella visione notturna».
Controindicazioni: l’intervento, che non è mutuabile (da 1500 euro a occhio in su) è sconsigliato a chi ha una cornea non sufficientemente spessa.
Articolo pubblicato sul n.36 di Starbene del 25/08/2015