NVP, nausea e vomito in gravidanza: una terapia efficace c’è

Prevale ancora la falsa convinzione che nausea e vomito siano sintomi passeggeri della gravidanza e che le donne debbano sopportare in silenzio. Invece la NVP, che colpisce due donne su tre, può essere invalidante e avere un forte impatto emotivo, come dimostra una ricerca SIGO. È importante sapere che una soluzione c’è



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La NVP, la nausea e il vomito in gravidanza, è associata alla dolce attesa, a quell’idea “romantica” dell’essere incinta ben rappresentata nelle commedie sentimentali, rigorosamente a lieto fine: il primo segnale di una gravidanza, felicemente inaspettata o finalmente arrivata.

Del resto, per il comune sentire, se aspetti un bambino è “normale” soffrire di nausea, come mamma, le zie oppure la suocera… di solito dura tre mesi e poi passa. Vale la pena sopportare, all’insegna di quella stoica rassegnazione al femminile del tanto “non si può evitare”.

Da qui la narrazione che questo disturbo faccia parte del decorso fisiologico dei nove mesi, destinato a risolversi spontaneamente, senza necessità di terapia se non nei casi più gravi. In realtà la NVP, che in Italia interessa circa due donne su tre, ha intensità e durata molto variabili: può manifestarsi con sintomi passeggeri, ma diventare anche invalidante e, anche nei casi lievi, ha ripercussioni sul benessere fisico ed emotivo delle future mamme.

Finalmente una ricerca che sfata i luoghi comuni

Lo dimostra lo studio clinico multicentrico Purity-Extended promosso dalla SIGO, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, con il contributo non condizionato di Italfarmaco. Uno strumento voluto per aiutare non solo le donne, ma anche ginecologi, ostetriche e medici di base, a riconoscere con maggiore chiarezza l’impatto complessivo della NVP sulla vita quotidiana. Fornisce, infatti, una panoramica sulla sua evoluzione nei tre trimestri della gravidanza, attraverso l’analisi di un campione di circa 900 gestanti, provenienti da tutto il territorio nazionale.  

«Dalla ricerca è emerso che circa il 70% sperimenta nausea e vomito, senza differenze significative tra primipare e pluripare. Disturbo che, oltretutto, tende a ripresentarsi anche nelle gravidanze successive», spiega Nicola Colacurci, past president SIGO e già professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università della Campania "Luigi Vanvitelli" «Inoltre, ed è questa la novità, è emerso che, nel 40% dei casi, si protrae oltre il quinto mese, con maggiore incidenza tra le donne che hanno iniziato tardivamente un trattamento efficace».

L’importanza di una analisi obiettiva

«I risultati dello studio PURITY-Extended rappresentano un passaggio fondamentale per accrescere la consapevolezza sulla NVP», sottolinea Elsa Viora, presidente eletto SIGO, già responsabile SSD Ecografia e Diagnosi Prenatale, Ospedale S. Anna di Torino.

I dati sono stati ottenuti attraverso un questionario PUQE (Pregnancy-Unique Quantification of Emesis and Nausea), un test riconosciuto a livello internazionale che consente di misurare in maniera attendibile, attraverso solo tre domande, nausea, vomito e conati.

Esistono poi ulteriori test, come l’HELP Score, che aggiunge altre nove domande su come vengono affrontate le “crisi”, sulla presenza di debolezza, su livello d’idratazione, assunzione di nutrienti, trattamenti in corso e progressi clinici. «L’obiettivo di questi strumenti validati è quello di individuare precocemente i segni di NVP prima che evolvano in forme più gravi; evitando però di medicalizzare eccessivamente la gravidanza. Il loro utilizzo permette alle donne di esprimere in modo strutturato il malessere e, nello stesso tempo, consente al medico di valutare la severità dei sintomi. Purtroppo, sono ancora poco conosciuti e utilizzati nella pratica clinica italiana», conclude la dottoressa Viora.

Un disturbo da non sottovalutare

«Se non viene gestito, infatti, questo disturbo può risultare difficile da tollerare e la sua gravità può aumentare nel tempo», interviene Irene Cetin, professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Milano e direttore Struttura Complessa di Ostetricia, Policlinico di Milano.

«Può sopraggiungere l’iperemesi gravidica: in questi casi la donna può disidratarsi, perdere peso in modo significativo e necessitare di ricovero ospedaliero. Una nausea persistente, infatti, può compromettere l’alimentazione e provocare carenze nutrizionali o una ridotta assunzione di micronutrienti essenziali per lo sviluppo embrionale e fetale. Inoltre, il disagio e lo stress associati alla NVP possono poi incidere sul benessere psicologico della donna». Un impatto sulla salute mentale che emerge dai risultati di Purity Extended anche nelle forme lievi.  

L’importanza di diagnosi e trattamento tempestivi

Ecco perché si rende necessario una sorta di cambiamento “culturale”, che parte anche dalla formazione degli operatori sanitari: ancora oggi medici di famiglia, ostetriche e ginecologi considerano la NVP un disturbo da sopportare più che da trattare, trasmettendo questa idea anche alle pazienti. Così molte di loro non percepiscono la necessità di un consulto specialistico all’insorgere dei sintomi.

Questa convinzione generalizzata è probabilmente la prima causa del ritardo terapeutico che il PURITY-Extended ha evidenziato: dopo la prima visita specialistica, solo il 50% delle donne con sintomi severi riceve una prescrizione per il trattamento farmacologico.  

Non è necessario soffrire in silenzio

Sì, perché la cura, sicura e senza controindicazioni per mamma e bambino, c’è; si tratta però di superare anche la tendenza di molte gestanti a evitare i farmaci, per timore di effetti negativi sul feto. Convinzione che nasce da condizionamenti culturali o dell’ambiente famigliare.

«In realtà, oggi sono disponibili terapie efficaci e che possono garantire un miglioramento significativo, se utilizzate fin dall’inizio», sottolinea la professoressa Irene Cetin. «Tra le opzioni di prima linea, abbiamo l’associazione tra vitamina B6 e doxilamina. L’esperienza clinica internazionale conferma che questi principi attivi non presentano controindicazioni durante la gestazione: la vitamina B6 offre numerosi benefici per la salute, mentre la doxilamina è un antistaminico sicuro per la madre e il feto».

L’esperienza di una neomamma sprint

Margot Sikabonyi, attrice e scrittrice, è appena diventata mamma del terzo figlio e, come tante donne, ha sofferto di NVP. Ci ha raccontato la sua esperienza, convinta dell’importanza di dare voce alle donne e anche di comunicare una visione della gravidanza più veritiera: «Ho sofferto di nausee, anche fortissime. Soprattutto quando aspettavo il mio primo figlio, nei primi tre mesi: malesseri che mi hanno davvero debilitata», ci dice.

«In quel periodo andavo in scena a teatro e speravo solo di non sentirmi male durante lo spettacolo. Non ne ho sofferto durante la seconda, ma sono tornate con la terza e si sono protratte quasi fino al parto. Si pensa poco alle conseguenze di questo disturbo, che può essere davvero invalidante sulla vita famigliare, per esempio quando ci sono altri figli da crescere, ma anche lavorativa di una donna. Per non parlare dell’impatto emotivo. Io mi sentivo addirittura in colpa, perché sapevo di dovermi prendere cura di me stessa per il mio bene e quello del bambino, ma fisicamente non ce la facevo: pur avendo fame e sapendo di dover mangiare per nutrire me e lui, non riuscivo a farlo».

Un malessere di cui si parla poco

«Purtroppo è così, se ne parla troppo poco, ecco perché l’iniziativa della SIGO è, a mio parere, un’importante occasione di dare voce alle donne, raccontando la verità su questo momento della loro vita spesso circondato dal silenzio», sottolinea Margot Sikabonyi.

«Parlare di nausea e vomito, di momenti di stanchezza, di malessere fisico, di difficoltà emotive, va contro l’idealizzazione della figura materna. Non se ne parla, come se non fosse rilevante, perché la gravidanza deve essere identificata come un momento da vivere solo con gratitudine e serenità. In realtà, è una richiesta continua: fisica ed emotiva».

Serve una rete di supporto per le donne

L'attrice ne è convinta: «Penso sia fondamentale, durante la gravidanza, sentirsi libere di chiedere aiuto senza imbarazzo e poter contare sul sostegno non solo famigliare, ma anche specialistico e psicologico. Per non affrontare le difficoltà in solitudine. Sentirsi comprese, accolte, poter ammettere che non tutto è perfetto permette di alleggerire il peso emotivo che spesso accompagna questo periodo.

Per esempio, essere informate che, in caso di un disturbo come la NVP, lo specialista è in grado, attraverso un’indagine obiettiva, di quantificare il malessere e di inquadrarlo, e che esiste la possibilità di una cura, come donna, mi fa sentire ascoltata. È quell’attenzione che spesso manca».


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