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Le nuove armi contro la gotta

Una malattia del passato è tornata alla ribalta. La buona notizia è che ci sono farmaci di ultima generazione in grado di tenerla sotto controllo

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Colpisce circa un milione di italiani, ed è probabilmente un dato sottostimato. La gotta, infatti, non sempre viene riconosciuta subito, nonostante sia tra le malattie articolari più diffuse nei Paesi industrializzati.

Negli ultimi anni, inoltre, la Società italiana di reumatologia e la Società italiana di medicina generale hanno denunciato un aumento di casi. Le ragioni? La diffusione del sovrappeso, l’allungamento dell’aspettativa di vita, le diete sbilanciate.

Oggi però, se diagnosticata in tempo, la gotta può essere tenuta sotto controllo in modo più efficace grazie alla messa a punto di nuovi farmaci. Con l’aiuto del professor Leonardo Punzi, direttore della Unità operativa complessa di reumatologia dell’Azienda ospedaliera dell’Università di Padova, e del dottor Gerardo Medea, medico di medicina generale, vediamo allora quali sono le caratteristiche di questa malattia, in modo da riconoscerla subito e curarla al meglio.


Tutto inizia con l’accumulo di acido urico nel sangue

«La gotta è una malattia infiammatoria cronica causata dall’accumulo di acido urico nel sangue. Quando l’organismo ne produce troppo (oltre 6,8 mg/dl) e non riesce a eliminare quello in eccesso attraverso le urine, i suoi livelli crescono», spiega il professor Leonardo Punzi. «Si formano così minuscoli cristalli di urato che si depositano nelle articolazioni, soprattutto quella dell’alluce, ma anche nelle caviglie, nelle ginocchia e nei gomiti. Sono i cosiddetti tofi, responsabili dell’infiammazione: e possono rimanere silenti anche per anni, prima di scatenare un attacco acuto».


I fattori che favoriscono la patologia sono tanti

Secondo una stima della Società italiana di medicina generale, gli italiani che soffrono di iperuricemia, cioè di elevati livelli di acido urico nel sangue, sono circa 5 milioni. «Non tutti i pazienti con ipeuricemia sviluppano la gotta. Però, più sono alti i livelli, più è probabile la malattia», precisa il professor Punzi.

A lungo si è pensato che la gotta dipendesse esclusivamente da stili di vita sbagliati, in particolare da un’alimentazione scorretta, basata su ingenti quantità di carne di manzo e maiale (non a caso una volta era la malattia dei nobili, grandi consumatori di carne). In realtà la maggior parte dei casi di iperuricemia è causata da problemi renali: «Possono essere di origine genetica oppure legati all’età, oppure indotti da alcuni farmaci, soprattutto i diuretici e i salicilati, o anche da certe bevande, specialmente quelle a base di alcol o fruttosio», sottolinea ancora Punzi.

In più ci sono i fattori di rischio: «Hanno più probabilità di ammalarsi gli uomini di età superiore a 50 anni (ma la malattia è in aumento anche fra le donne), chi è obeso, chi soffre di ipertensione o di scompenso cardiaco, chi ha il colesterolo alto o il diabete», aggiunge il dottor Gerardo Medea. Tenere sotto controllo questi fattori è quindi fondamentale.


La diagnosi va confermata con un esame specifico

La gotta è una malattia subdola perché, nella sua prima fase, non dà segnali evidenti. Solo una volta che si sono formati i cristalli di urato le articolazioni si gonfiano, si arrossano e si prova dolore anche solo a sfiorarle. L’attacco di gotta insorge soprattutto verso sera e si accentua durante la notte.

«Dopo una crisi di dolore, segue sempre un periodo senza sintomi, in cui tutto sembra essere tornato alla normalità. Ciò induce il paziente a sottovalutare il problema. Ma è un rischio perché, se non curata, la gotta può diventare cronica e finire col causare danni seri alle articolazioni e ai reni», precisa il professor Punzi.

Visto che, ricordiamolo, l’iperuricemia non basta da sola a diagnosticare la gotta, e anche una radiografia non dà un risultato sicuro, di solito il medico ricorre a due esami che consentono di identificare la presenza di cristalli di urato nelle articolazioni: «Un’ecografia oppure il prelievo del liquido sinoviale, che si effettua tramite un ago inserito nella cavità articolare. Si fa in ambulatorio, dura pochi minuti ed è indolore», rassicura il dottor Medea.


Le terapie per combattere i disturbi

Nella cura della gotta si agisce su più fronti: quello del dolore, che può essere molto forte e va quindi gestito bene e in fretta, e quello dell’abbassamento dell’uricemia. «Nella fase acuta, per calmare il male e l’infiammazione, il medico di solito prescrive farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) e a base di colchicina, più il cortisone», spiega il professor Punzi.

Quando però la gotta diventa cronica, l’unica soluzione è un trattamento ipouricemizzante, cioè diretto ad abbassare l’uricemia: «Fino a qualche mese fa si sono usati soltanto farmaci capaci di bloccare la produzione dell’acido urico, come l’allopurinolo e il febuxostat. Ma ora è arrivato anche in Italia un farmaco uricosurico, capace cioè di aumentare l’eliminazione renale del principale responsabile della gotta. Si chiama lesinurad, non ha effetti collaterali particolari e non interferisce con altri farmaci. Usato insieme all’allopurinolo o al febuxostat “tradizionali”, rende la terapia più completa perché agisce su entrambe le cause dell’iperuricemia: la produzione in eccesso e l’eliminazione insufficiente», conclude Punzi.

Fondamentale, però, seguire la terapia con costanza, perché eventuali interruzioni potrebbero causare un peggioramento del problema.


I cibi no e quelli che fanno bene

Il cibo ha la sua importanza nella prevenzione e nel controllo della gotta, anche se è stato dimostrato che intervenire sull’alimentazione e sugli stili di vita consente di ridurre i livelli di acido urico di non più del 15%.

«Una dieta corretta rappresenta comunque il sostegno ideale alla terapia», spiega la dottoressa Diana Scatozza, specialista in scienza dell’alimentazione. «Tra i cibi da limitare ci sono la carne rossa, i crostacei e la cacciagione, perché sono ad alto contenuto di purine, sostanze che fanno aumentare l’acido urico. Via libera invece al latte, scremato o parzialmente scremato e ai latticini, perché favoriscono la riduzione dell’uricemia. Tra le bevande, divieto assoluto per la birra, che contiene una purina, per i superalcolici, che favoriscono le crisi di gotta, e per le bibite gassate dolcificate con il fruttosio. Molto indicato, invece, bere quanta più acqua possibile, perché favorisce l’eliminazione di acido urico dai reni».


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Articolo pubblicato sul n. 21 di Starbene in edicola dal 08/05/2018

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