Antiage, nel midollo osseo il segreto della giovinezza: come preservarlo

Quando le sue cellule funzionano male, si diventa fragili precocemente. Un nuovo progetto di ricerca, italiano, sta studiando gli effetti preventivi di dieta e stile di vita sugli over 65



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Daresti mai dell’anziana a Milly Carlucci, a Fiorella Mannoia o a Oprah Winfrey? Eppure hanno tutte spento ben 65 candeline. Infatti anziane non sono: come annunciato nell’ultimo Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), oggi si diventa ufficialmente “vecchi” a 75 anni.

Ma ci sono anche persone che, superata la sessantina, pur non soffrendo di malattie particolari, si stancano per nulla, camminano lentamente, fanno fatica a salire e scendere le scale, si sentono depresse, hanno qualche problema di memoria e magari diventano magre senza fare nessuna dieta. È l’identikit dell’anziano fragile, una categoria che comprende circa il 15% degli italiani over 65, con i sintomi dell’invecchiamento precoce.

Secondo i più recenti studi, questo problema è potenzialmente causato da un mal funzionamento delle cellule riparative del midollo osseo, il tessuto presente nel canale centrale delle ossa lunghe e nelle cavità di quelle piatte e spugnose (come il bacino e la scatola cranica), fondamentale per il ricambio del sangue.

La soluzione per riparare il “guasto” potrebbe venire da un nuovo progetto di ricerca sostenuto dalla Fondazione Multimedica Onlus, con il supporto della Fondazione Cariplo.


L’azione delle cellule riparatrici

«Pensiamo che il declino precoce dell’anziano fragile sia associato a un ridotto numero di cellule CD34. Hanno la funzione di proteggere il sistema cardiovascolare e, in risposta agli stress, vengono attivate dal midollo osseo per raggiungere gli organi danneggiati e aiutarli appunto a rigenerarsi», spiega la dottoressa Gaia Spinetti, biologa ricercatrice del Gruppo MultiMedica, a Milano.

Il campione dello studio è formato da persone con una buona autonomia, ma con l’artrosi dell’anca e in attesa di intervento. «In sala operatoria preleviamo la testa del femore, sostituita dalla protesi; poi in laboratorio, misuriamo il numero di cellule CD34 contenute e studiamo la struttura del midollo», continua l’esperta.

«Un anno dopo, durante il quale il campione avrà seguito una dieta ad hoc e praticato un’attività fisica costante, valuteremo se ci sono stati miglioramenti, riproponendo i test dell’anno precedente. In particolare, quelli che valutano la forza muscolare, i livelli cognitivi, la depressione e l’aspetto nutrizionale. Se i risultati saranno positivi potremo dedurre che questo dipende da una maggiore disponibilità di cellule riparative».

Un altro importante obiettivo della ricerca è dimostrare che adottando il giusto stile di vita e mantenendo attive le cellule CD34 non solo si combatte la “fragilità”, ma si previene anche l’invecchiamento precoce.


La dieta salva-midollo

«Molte alterazioni sono causate dall’eccesso di sostanze ossidanti, i radicali liberi», sottolinea la dottoressa Angela Valentino, biologa nutrizionista dell’Irccs MultiMedica di Sesto San Giovanni (Mi).

«Di conseguenza, più che di cibi mirati a favorire l’aumento di queste cellule, possiamo parlare di quelli che, riducendo lo stress ossidativo, ne migliorano il funzionamento».

Gli alimenti più efficaci sono quelli ricchi di molecole antiossidanti e antinfiammatorie. Come la vitamina E (si trova in abbondanza nei semi oleosi e negli oli vegetali), la A (soprattutto nei vegetali di colore giallo-arancione) e la C (negli agrumi, kiwi, peperoni).
Importanti come antiage anche rame (frutta secca, salmone, avocado), zinco (ceci, germe di grano, vongole) e selenio (fegato, nasello, molluschi, uova, latticini). Da non far mancare in tavola, però, anche i cibi che prevengono la debolezza del midollo e che contengono alcune vitamine del gruppo B e il ferro.


Attività fisica tutti i giorni

«Il movimento favorisce il rilascio delle cellule CD34 che, fuoriuscendo dal midollo, entrano nel circolo sanguigno e raggiungono gli organi dove svolgono la loro azione di riparazione», sottolinea la dottoressa Spinetti.

Uno studio realizzato dai ricercatori della Norwegian School of Sports Sciences di Oslo e pubblicato sulla rivista British Journal of Sports Medicine ha addirittura rivelato che fare attività 30 minuti al giorno, 6 giorni su 7, riduce del 40% il rischio di mortalità.

«Agli over 65 sono consigliate attività di moderata intensità, come il fit walking o il nordic walking. Ma vale anche camminare per fare la spesa», consiglia l’esperta.



Gli elementi che non devono mancare

(Consulenza della dott.ssa Sara Gilardi, nutrizionista)

  • Acido folico


Si trova nelle verdure verdi (in questa stagione, asparagi e carciofi), ma anche in lenticchie, piselli, frutta secca, uova, fegato e frattaglie. È molto importante, non a caso questa vitamina viene integrata, a partire da 1 o 2 mesi prima del concepimento, per prevenire alcune malformazioni del sistema nervoso centrale nel futuro bebè.

  • Vitamina B6


Per migliorare la neurotrasmissione è importante la vitamina B6, che si trova soprattutto nelle carni di pollo, maiale, merluzzo e salmone, ma anche in spinaci, piselli, lenticchie, germe di grano, cereali integrali e spezie, come zenzero, curcuma e peperoncino.


  • Ferro


È presente, in particolare nelle carni rosse e bianche e nelle verdure a foglia verde. La sua carenza ha ripercussioni sul sistema cerebrale e immunitario.



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Articolo pubblicato nel n° 22 di Starbene in edicola dal 14 maggio 2019

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