Micosi: come proteggere le tue unghie

Appaiono gialle, ispessite, fragili. Ma no, non stanno invecchiando: sono malate. Purtroppo, infatti, diventano spesso terreno di infezioni, favorite dai piccoli traumi o da pratiche beauty troppo “strong”. Ecco le cure più efficaci



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Un vero tormentone quello delle unghie ingiallite, ispessite, a volte deformate al punto da sembrare più simili alla corazza di una tartaruga che alla naturale copertura delle dita. Il problema non è solo estetico perché, se è vero che soprattutto nella bella stagione diventano un biglietto da visita e un blasone di bellezza, quando perdono la loro integrità recuperarla può diventare un’impresa di parecchi mesi.

Parliamo soprattutto delle unghie dei piedi, molto più colpite rispetto a quelle delle mani perché maggiormente esposte al fattore scatenante numero uno di tutte le micosi (infezioni da funghi presenti nell’ambiente): i traumi.

«Certo, anche le nostre lamine ungueali invecchiano, ma per trasformarsi in superfici con una crescita anomala e un colore giallastro-grigio devono essere aggredite da miceti che sono penetrati nel profondo grazie a un errato taglio fai da te, a un trattamento di pedicure invasivo o a scarpe troppo strette», spiega il dottor Giovanni Chiarelli, dermatologo dell’Ospedale San Raffaele di Milano. «A essere colpite da questo problema sono soprattutto le donne, e i danni si concentrano, 8 volte su 10, sui piedi».


Dottor Chiarelli, quali sono i primi segni di sofferenza dell’unghia?

«Si creano delle specie di strie sulla sua superficie (onicodistrofie): sembrano minuscoli taglietti a strati, e poi la superficie diventa molto secca e si fessura. È attraverso a queste fissurazioni, causate da un microtrauma, che si insinuano i funghi. Quindi, l’unghia cambia anche colore».


Dicevamo dei traumi come porta d’accesso delle infezioni: qualche esempio?

«Da soli, in genere, ci tagliamo malissimo le unghie, accorciandole troppo, danneggiando le cuticole e provocando delle microferite. Poi ci sono le scarpe con la punta stretta: bellissime certo, ma se indossate troppo spesso e a lungo possono fare danni.

Infine, l’attività sportiva: in questo caso, però, non sono solo i colpi ricevuti dal piede durante l’attività, ma anche la frequentazione di ambienti caldo-umidi come quelli di piscine, saune o bagni turchi, che favoriscono l’attecchimento dei funghi se c’è un danno ungueale precedente».


Ci sono altre cause che possono cambiare l’aspetto delle nostre estremità?

«Sì, sono quei casi in cui le normali terapie antifungine non funzionano perché occorre altro, quindi se non ci si rivolge fin dall’inizio al dermatologo la diagnosi può arrivare in ritardo. Innanzitutto il lichen planus, malattia infiammatoria di origine autoimmune che porta persino alla perdita dell’unghia.

Poi la psoriasi, con le tipiche “macchie d’olio” gialle o marroni e rossore locale. Infine anche un’insufficienza venosa può danneggiarle. La diagnosi del dermatologo, anche per queste ragioni, è fondamentale».


È difficile farle guarire e riportarle alla normalità?

«Più che altro ci vuole pazienza e costanza nella cura, evitando tutto ciò che ha provocato il problema, a partire da pedicure troppo invasivi e scarpe a punta. Purtroppo non sempre i farmaci da banco, come lo smalto medicato da applicare localmente, sono sufficienti per riportare a zero la situazione; più spesso ci vuole una terapia per bocca che dipende dal tipo di microrganismo colonizzatore: se si tratta cioè di un fungo dermatofita (si usa la terbinafina), di un lievito come la Candida (occorre l’itraconazolo) o di una muffa come l’Aspergillus (ok al fluconazolo).

Attenzione se si seguono terapie cardiovascolari, antidepressive o si assume la pillola contraccettiva: potrebbero esserci delle interazioni e quindi occorre preavvisare il medico».


Bisogna fare un esame prima?

«È fondamentale un esame micologico completo: si prende una piccola parte dell’unghia, si mette in un terreno di coltura in laboratorio e così si vede che tipo di aggressore ha portato alla malattia, per poi scegliere la cura più adatta. Proprio come si dovrebbe fare per gli antibiotici».


Parliamo di prevenzione: a parte evitare i traumi, che cosa si può fare?

«Quando idratiamo piedi e mani dobbiamo usare la crema anche sulle unghie: è importante e molti lo dimenticano. Poi è bene, almeno una volta al mese o dopo lo sport, fare un pediluvio con acqua tiepida e un antisettico specifico (in farmacia). Infine, lo specialista può prescrivere un integratore a base di vitamina D, cistina e altri aminoacidi specifici.

Inoltre, in piscina o negli ambienti caldo umidi sono obbligatorie le ciabatte: ancora meglio le scarpette di gomma, più protettive, da indossare rigorosamente anche nella doccia».


Le infezioni delle unghie sono contagiose?

«Sì, ma poco per gli altri che vivono con noi e molto di più per noi stessi. Di solito l’alluce, il primo dito a essere colpito, “passa” la malattia all’elemento più vicino.

Comunque è buona regola usare asciugamani personali, almeno durante la presenza del problema e per tutta la terapia, fino a guarigione avvenuta».


Queste micosi sono aumentate?

«Sì, ne vedo sempre di più. Colpa di chi, in certi centri estetici, per fare il gel permanente e cambiarlo periodicamente abrade troppo a fondo le unghie, indebolendole drammaticamente. In caso di problemi, occorre rinunciare a queste pratiche in futuro».


Per le mani: attenzione al troppo "bello"

Le unghie delle mani vengono colpite dalle micosi molto meno di quelle dei piedi. «In genere perché sono meno esposte ai traumi (non calzano scarpe strette…) e, quando le tagliamo, non siamo così invasivi come quando utilizziamo il tronchesino sui piedi come se fosse un’accetta», commenta il dottor Giovanni Chiarelli.

«Però le unghie vanno tagliate poco e spesso, solo sul bordo finale, quello della parte distale del dito, e non a filo-pelle. Insomma, non devi avvertire la sensazione di avere la cute troppo esposta, arrossata e un po’ indolenzita dal taglio profondo. Infine, attenzione a gel e manicure troppo frequenti: valgono le regole viste per i piedi».


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