Menopausa: creme per pelle matura, terapie ormonali, sonno e movimento
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di Laura Della Pasqua
1. Quali creme usare per la pelle matura?
2. Quante terapie ormonali... che confusione!
3. Qualche consiglio per addormentarsi più facilmente
1. Quali creme usare per la pelle matura?
Gli effetti del calo degli ormoni estrogeni con la menopausa sono maggiormente visibili sulla pelle. Progressivamente a partire dai 50 anni, in modo diverso da donna a donna (anche in base allo stile di vita fino a quel momento condotto), la pelle perde luminosità, tonicità, diventa più sottile e tende a segnarsi facilmente. È un processo fisiologico inevitabile, ma che si può rallentare e rendere meno impattante. Tra i vari aiuti che fornisce la moderna farmacologia e cosmetica, ci sono le creme e i sieri a base di peptidi, cioè di molecole presenti naturalmente nel corpo umano composte da amminoacidi legati tra loro che svolgono un ruolo cruciale nella comunicazione tra cellule. Proprio come messaggeri intelligenti, guidano i processi di rigenerazione, stimolano la produzione di collagene ed elastina e contribuiscono al benessere di pelle, capelli e tessuti connettivi. Grazie alla loro struttura semplice, una volta assorbiti dalla pelle possono attivare la produzione di proteine strutturali come collagene, elastina e laminina, che tendono a diminuire con l’età. Queste molecole possono avere funzioni molto diverse: alcune stimolano la produzione di collagene (peptidi segnale), altre agiscono come antiossidanti, antimicrobici o rilassanti muscolari (come i neuropeptidi utilizzati nei trattamenti antiage avanzati). I peptidi aiutano a rafforzare la barriera cutanea – fondamentale per proteggere la pelle da aggressioni esterne, batteri e inquinamento – e a mantenere un buon livello di idratazione, prevenendo la perdita d’acqua transepidermica e contribuendo a una pelle più morbida, luminosa e vitale. Alcuni peptidi, come quelli di rame, svolgono anche un’azione antiossidante, contrastando i radicali liberi e rallentando i danni ossidativi legati all’invecchiamento. Il loro utilizzo continuativo aiuta a ridurre la visibilità di rughe e linee sottili, donando al viso un aspetto più levigato e disteso. I peptidi si trovano in creme, sieri e negli integratori. Recentemente viene proposta la somministrazione con piccole iniezioni nel derma superficiale eseguite con aghi molto sottili in punti specifici del viso per ridurre la presenza di rughe e abbinate all’acido ialuronico come biorivitalizzanti. È una pratica che va affidata a professionisti competenti e richiede l’uso di prodotti di qualità. A garanzia della sicurezza della prestazione, al paziente viene rilasciata una certificazione sul tipo di device utilizzato e il numero di lotto.
2. Quante terapie ormonali... che confusione!
Tra i dubbi più frequenti delle donne in menopausa che hanno deciso, su indicazione medica (il ginecologo va sempre coinvolto in scelte di questo genere) di seguire la terapia ormonale sostitutiva, c’è quello della assunzione combinata di ormoni. Ovvero: si può prendere il progesterone senza gli estrogeni? Quali ormoni vanno presi insieme e quali si possono usare da soli? Facciamo un po’ di chiarezza. Nelle terapie ormonali sostitutive, che includono estrogeni, è quasi sempre necessario associare anche il progesterone per proteggere l'endometrio e prevenire iperplasie, specialmente se la donna ha ancora l'utero. La somministrazione di estrogeni da sola può stimolare eccessivamente la crescita dell'endometrio. Per questo, è fondamentale aggiungere il progesterone per bilanciare gli effetti degli estrogeni. Il progesterone è un estrogeno? No, non è un estrogeno. Sono due ormoni sessuali distinti. Il progesterone può essere utilizzato da solo in premenopausa per trattare sintomi legati alla carenza di questo ormone, come mal di testa, irritabilità, disturbi del sonno e dell'umore. È importante sottolineare che l'uso deve essere valutato da un medico, poiché il progesterone viene generalmente utilizzato da solo se la donna ha ancora l'utero e non necessita di estrogeni. E il testosterone? Con la menopausa i livelli di testosterone diminuiscono significativamente, causando sintomi come il calo del desiderio sessuale, ma anche influenzando energia, umore e funzioni cognitive. Il testosterone locale, in particolare attraverso creme o cerotti, è considerato efficace per migliorare la funzione sessuale, la libido e l’eccitazione. La terapia ormonale non è uguale per tutte le donne, perché ogni donna è diversa dalle altre quindi l’approccio deve essere personalizzato e sotto stretto monitoraggio medico.
3. Qualche consiglio per addormentarsi più facilmente
L’arrivo della menopausa rende irrequiete, irritabili a causa delle alterazioni ormonali. Il corpo è oggetto di una vera e propria rivoluzione e anche chi non soffre di vampate, ha difficoltà a dormire. Così capita di distendersi al letto con una sensazione di stanchezza, ma al tempo stesso di non riuscire a rilassarsi e a prendere sonno. Che fare? Tisane e camomille non bastano e i farmaci risultano troppo impattanti e soprattutto non possono essere assunti per lungo tempo senza rischiare l’assuefazione. D’altronde, non dormire o avere un sonno intermittente, crea stanchezza il giorno dopo, stati di ansia, facile irritabilità e depressione.
Un rimedio, però, sembra utile e lo indica un ampio studio del dipartimento di psichiatria del Datta Meghe Institute of Medical Sciences, in India pubblicato sulla rivista Cureus. La sintesi è questa: per dormire bene bisogna muoversi. L’attività fisica aumenta la produzione di melatonina, ormone che regola il ritmo sonno-veglia, e fa calare i livelli di cortisolo, noto come “ormone dello stress”. Inoltre, aumenta la produzione di endorfine, serotonina e dopamina, sostanze che migliorano l’umore e riducono ansia e stress. A sua volta, il benessere psichico contribuisce al buon sonno, creando un maggiore rilassamento anche dopo la conclusione dell’attività. La difficoltà ad addormentarsi determina durante il giorno una ridotta capacità di concentrazione e di memoria. L’attività fisica, secondo lo studio, protegge anche da questi disturbi migliorando le funzioni cognitive.
Quali esercizi praticare per aiutare un buon sonno? Gli studiosi sono concordi nel consigliare gli esercizi di rinforzo muscolare, per esempio con i pesi, di intensità moderata, anziché vigorosa. L’attività aerobica stimola invece le endorfine che non aiutano il rilassamento. L’allenamento muscolare influisce a livello cerebrale con l’effetto di potenziare il sonno a onde lente, quello più ristoratore. Si possono usare dei pesetti, degli elastici, fare addominali e affondi per le gambe, sempre senza esagerare. La costanza è importante, mentre un’attività occasionale generalmente non è sufficiente per ottenere miglioramenti significativi. Ma quando la posta in gioco è un buon sonno, allora qualche piccolo sacrificio e un maggiore impegno si affrontano meglio.

