In principio fu il dottor Quincy, nel 1976, che ci ha fatto conoscere per la prima volta la figura del “coroner”, ed è considerato il padre spirituale di Grissom, il CSI degli anni 2000. Poi ci sono stati gli italiani, da Valeria medico legale con Claudia Koll fino a L’allieva, con Alice Mastronardi, studentessa di medicina con una passione per le dissezioni che ha superato i 4 milioni e mezzo di spettatori su Rai 1.
Insomma, nell’immaginario collettivo il lavoro del medico legale è un mix fra l’investigatore, l’avvocato e il dottore delle autopsie, più avventuroso che utile. Nella realtà questo specialista ha a che fare con una lunga serie di compiti che riguardano la nostra vita, da quelli più semplici, come il rinnovo della patente, ai più complessi, vedi il danno biologico.
«Per favore si spogli: chissà da quanto tempo, a una visita di routine, non vi sentite dire questa frase. È la prima cosa che, invece, chiedo io, perché un paziente lo devo innanzitutto visitare», racconta il dottor Franco Marozzi, vicepresidente della SIMLA (Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni). «Dunque, di fatto, facciamo prima di tutto i medici, che visitano ogni giorno tante persone per le quali devono stabilire cose che spesso hanno rilievo giuridico (sia in ambito penale che civile), o che cambieranno la loro vita (come la pensione di invalidità). Ma non è raro che suggeriscano di approfondire aspetti della loro salute». Scopriamo insieme al nostro esperto, chi è e cosa fa veramente un medicolegale italiano.
Chi è il medico legale?
È un laureato in medicina che ha conseguito la specializzazione alla Scuola di specialità post laurea che dura quattro anni. Tutti i medici poi, di famiglia e non, fanno attività medico legale, per esempio quando rilasciano un certificato o compilano una cartella clinica, ma solo lo specialista in medicina legale esercita in modo esclusivo questa professione.
Quando c’è bisogno di lui?
Esistono delle situazioni in cui è la legge a richiedere il nostro intervento, altre ci vedono interpellati come consulenti, sia dalle istituzioni sia dai privati. Per esempio, solo lo specialista in medicina legale può essere nominato come consulente del giudice nell’ambito di tutte le responsabilità professionali mediche, quindi valutare se c’è stato un errore o no. È la famosa perizia o consulenza tecnica (CTU). Deve poi esserci nelle Commissioni che concedono l’invalidità civile, o quelle per l’espianto di organi, perché siamo noi a certificare la morte cerebrale.
Ma siete più avvocati, investigatori o medici?
Io avrò visitato decine di migliaia di persone. Ma alla deduzione che ogni medico deve fare per arrivare alla diagnosi giusta devo aggiungere quella giuridica. Dobbiamo saper interpretare tutti gli accertamenti di tipo radiologico e laboratoristico, anche i più sofisticati, ma ogni cosa, di fatto, parte ancora dal “come sta?” e dall’anamnesi del paziente. Siamo dottori con il “turbo” legale: dobbiamo conoscere tutti i campi della medicina. Dal punto di vista della diagnosi e dell’invio a un altro specialista, “quello giusto”, noi integriamo spesso la figura del medico di medicina interna sempre con l’occhio all’aspetto giuridico della vicenda dei nostri pazienti.
L’investigazione c’è o è solo nelle fiction?
C’è sempre, perché è nostro compito l’interpretazione del nesso causale, cioè che cosa determina che cosa. Di cosa è morto? Dietro a quel decesso c’è l’opera di un terzo? C’è stato un comportamento colposo di qualcuno? E a quanto ammonta il danno?
Quali sono i campi principali della vostra attività?
Prima di tutto quella che si chiama branca della medicina e delle assicurazioni sociali, cioè l’INAIL, che si occupa degli infortuni sul lavoro e l’INPS, il referente pubblico per la previdenza sociale. I soldi che un lavoratore percepisce per le conseguenze di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale li determina, sotto il profilo della valutazione dell’invalidità, proprio lo specialista di medicina legale. Lo stesso vale per l’INPS: siamo chiamati a certificare se una persona ha diritto alla pensione di invalidità perché non può più lavorare, o una malattia lo rende inabile nelle sue mansioni. La valutazione per arrivare all’indennizzo è espressa in punti di invalidità che cambiano per ogni tipo di settore, con tabelle di riferimento diverse: pensate che nelle polizze ne esistono di differenti per ogni tipo di assicurazione… È un mestiere complicato il nostro.
Un ginepraio burocratico il cui bandolo della matassa dovete trovarlo voi…
Dobbiamo conoscere le leggi, ma anche i contratti, perché le regole da applicare e interpretare arrivano da queste fonti. Certe nostre competenze possono sembrare noiose, ma forniscono un grande servizio alla comunità. Prendiamo per esempio le certificazioni per avere la patente, un lavoro enorme delle Commissioni dedicate niente affatto banale: pensate solo a chi richiede il permesso di guida e ha patologie particolari, o deve assumere farmaci specifici.
Torniamo alle aree di vostra competenza...
C’è quella, enorme, della medicina pubblica. Ogni Azienda sanitaria ha ormai un’Unità di specialisti di medicina legale che si occupa di tantissime questioni. Il rischio clinico per esempio, che riguarda gli incidenti che possono avvenire in un ospedale, dallo scivolone sul pavimento appena lavato al malfunzionamento di una macchina. O la responsabilità del personale sanitario che opera in quella struttura.
E poi c’è il capitolo risarcimento del danno.
Ogni errore umano o atteggiamento contro la legge, colposo o volontario, che provochi un danno è di nostra competenza, a partire dagli incidenti stradali o come conseguenza di certi reati. Ma ci occupiamo anche delle polizze infortuni, quindi della valutazione delle invalidità che sono coperte dalle polizze infortuni o malattia. Stessa cosa per la responsabilità medica: è il medico legale ad accertarla e a quantificarne il peso economico attraverso l’accertamento dell’invalidità conseguente. Parliamo anche di campi delicatissimi, come quello delle violenze sessuali.
Giudicate il lavoro dei colleghi: ciò vi rende invisi, tipo polizia degli affari interni?
In generale siamo vissuti in modo negativo, perché decidiamo se ciò che ha fatto il collega ha rilievo penale, se a risarcire l’ammalato dovrà essere lui o la struttura sanitaria, oppure entrambi. Ma fra i nostri compiti c’è anche la difesa dei medici come consulenti di parte e la conciliazione. Un’attività cospicua del nostro lavoro, visto che solo a Milano quasi il 50% delle controversie per responsabilità medica finisce con un accordo grazie all’intervento di noi medici-legali.
Chissà quante storie raccoglie.
Tantissime, spesso drammatiche. Ci troviamo di fronte a menomazioni gravissime sotto il profilo neurologico (tetraplegia, paraplegia) o ad amputazioni di arti. Non dobbiamo dimenticare le problematiche relative al dolore. In ogni caso, dal punto di vista giuridico, tutte le conseguenze sul fare quotidiano che noi andiamo a valutare hanno un riverbero fortissimo su un’altra forma di danno che è rappresentata dal cambiamento in peggio della sua vita sotto il profilo della sofferenza.
Il famoso danno morale...
Esiste un danno che non è patrimoniale. La sofferenza interiore, il senso di vergogna, quel peso che sentiamo quando sopportiamo una menomazione è un danno morale. Poi c’è il danno psichico, dove ciò che è accaduto fisicamente ha prodotto una malattia della mente come la depressione. La tutela delle persone, delle vittime, deve essere sempre totale.
Come trovare un medico legale
Molto spesso sono i giudici a chiamare in causa lo specialista in medicina legale. Gli avvocati ai quali ci rivolgiamo sono i primi a poter suggerire i professionisti con cui lavorano di solito, e poi in ogni tribunale c’è l’elenco dei periti e dei consulenti tecnici del tribunale, che può essere approfondito con una ricerca Internet (diversi medici legali hanno un loro sito).
Esistono infine le Associazioni medico-legali territoriali: «Ma ricordiamoci che non esiste il medico legale neurologo, ortopedico od ostetrico. Non c’è nessuna superspecializzazione, ma professionisti che hanno competenze connesse a una specializzazione conseguita (appunto quella in medicina legale) che spaziano dall’esecuzione delle autopsie al certificare se puoi guidare o no. Semmai ci sono dei colleghi di altre specialità che ci affiancano al bisogno», sottolinea il dottor Franco Marozzi.
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