di Ida Macchi
Articolo pubblicato sul n.51 di Starbene in edicola dall’08/12/2015
di Ida Macchi
Metà della testa che diventa pulsante, il dolore che aumenta se ti muovi, nausea o addirittura vomito e magari il bisogno di isolarti in un luogo tranquillo perché non sopporti la luce e i rumori: se soffri di emicrania è un copione che conosci bene. Ma forse non sai, invece, che alcuni cibi possono innescare la crisi.
«Sono quelli che contengono istamina o che ne favoriscono la produzione da parte dell’organismo», spiega Antonio Maria Pasciuto, presidente dell’Associazione italiana di medicina ambiente e salute. «La maggioranza delle persone metabolizza questo mediatore chimico al meglio ma una certa percentuale lo fa poco o per nulla, per colpa di un’insufficiente produzione di diaminossidasi (DAO)», l’enzima che ha il compito di “neutralizzare” l’istamina e che molti studi scientifici hanno dimostrato essere carente nel 64% delle persone che soffrono di emicrania.
Se l’istamina si accumula nell’organismo, dà il via a una serie di fenomeni a carico dei vasi sanguigni che irrorano il cervello, scatenando il mal di testa. Proprio per questo, variare la dieta e depennare i cibi a rischio può essere la mossa vincente per mettere alle corde l’emicrania. Ecco l’elenco dei principali imputati: puoi testarne gli effetti e, se sono colpevoli, metterli al bando, sostituendoli con le alternative che Starbene ti suggerisce.
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I CIBI NO
In cima all’elenco degli alimenti più ricchi di istamina ci sono salsicce, würstel, prosciutto cotto e crudo, mortadella, bresaola, e salumi in generale: «Se rimangono troppo a lungo in frigorifero o li conservi male, diventano ancora più a rischio perché durante la loro degradazione si forma ulteriore istamina», sottolinea il dottor Pasciuto.
Ma anche il pesce nasconde insidie: «Sono sorvegliati a vista tonno, sgombro, cciughe, sardine, aringhe e frutti di mare, soprattutto se conservati in salamoia o in scatola. Fra i latticini, quelli che possono riservare spiacevoli sorprese sono i formaggi stagionati sia a pasta dura, sia molle, come i francesi e quelli fusi (come sottilette e formaggini).
Attenzione anche a spinaci, melanzane e crauti (sono un concentrato di istamina) e a banane, kiwi, agrumi, ananas, fragole, cioccolato e cacao: contengono sostanze come la tiramina e la serotonina, che alterano il metabolismo del mediatore incriminato, oppure inducono l’organismo a produrre più istamina. Sul fronte degli alcolici no al vino, soprattutto se con le bollicine, e alla birra».
I CIBI SÌ
Se vuoi tenere alla larga l’emicrania, porta in tavola carne e pollame, meglio se freschi e scelti di piccolo taglio, per esempio fettine, cotolette, filetti e macinati. Ma largo pure a pesci come trota e merluzzo, anche surgelati: «Le basse temperature rallentano l’eventuale processo di formazione di istamina durante la degradazione dell’alimento», sottolinea l’esperto.
«Via libera a ricotta, latte, yogurt magro e panna. E a tutte le verdure (da consumare sia fresche sia cotte) e ai frutti, escludendo quelli che rientrano nell’elenco dei cibi no. Non ci sono restrizioni per i cereali di ogni tipo: ok a quelli integrali, da alternare ai raffinati. Anche l’olio extravergine d’oliva è un alimento sicuro, soprattutto se utilizzato a crudo».
Infine, ricorda che una buona funzionalità dell’intestino è fondamentale per evitare i dolorosi cerchi alla testa legati all’alimentazione: «Se soffri di colon irritabile, per esempio, l’emicrania ha più possibilità di farsi strada perché è proprio l’organo della digestione che provvede a produrre l’enzima che degrada l’istamina. Mantienilo sempre ben regolato, assumendo fermenti lattici o probiotici», conclude Pasciuto.
FARMACI A RISCHIO
Quando l’organismo è a corto di diaminossidasi anche alcuni farmaci possono riservare brutte sorprese
perché abbassano ulteriormente il tasso dell’enzima che degrada l’istamina. Rientrano in questo elenco i medicinali da banco come i fluidificanti per la tosse che contengono ambroxolo, ma anche gli antibiotici a base amoxicillina e acido clavulanico, i farmaci per i disturbi della motilità intestinale con il metoclopramide come principio attivo e le fiale per le aritmie che utilizzano il verapamil e il propafenone. Per questo, se sei certa di avere una arenza di diaminossidasi, parlane con il tuo medico: può sostituire i farmaci incriminati con altri che non giocano brutti scherzi alla tua testa.
UN TEST PER TOGLIERTI I DUBBI
Se sospetti che il tuo mal di testa sia legato all’alimentazione, ti può essere molto utile un esame del sangue: il dosaggio della DAO. Questo esame ti fornisce importanti informazioni sulla capacità dell’organismo di metabolizzare il mediatore chimico che scatena il mal di testa. I risultati ti riveleranno se sei a rischio di cefalea quando consumi gli alimenti “a rischio”.
Il test si esegue nei maggiori centri di analisi, non è a carico del Servizio sanitario nazionale e il suo costo è compreso tra i 30 e i 40 €. Una volta effettuato, il medico può stilare una dieta su misura e, eventualmente, consigliare un integratore a base di diaminossidasi da utilizzare, per esempio, quando mangi fuori casa e non hai modo di controllare ogni ingrediente del tuo menu oppure quando vuoi concederti un brindisi senza rischi (gli alcolici fanno parte della rosa degli incriminati).
Articolo pubblicato sul n.51 di Starbene in edicola dall’08/12/2015
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Cara lettrice/caro lettore, le consiglio di rivolgersi ad un medico specialista in scienza dell'alimentazione o ad un servizio di dietetica di un ospedale della sua zona. In questo modo, dopo un'adeg...
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