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Lesioni da decubito del cavo orale: cosa sono, cause, soluzioni

Sono molto dolorose, soprattutto quando si parla o si mangia. Come quelle che si formano sulla pelle dei pazienti allettati, queste lesioni sono dovute a microtraumi ripetuti e continui, generati da protesi dentarie mal adattate, apparecchi ortodontici o anche un semplice dente scheggiato

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“Apri la bocca”. Quante volte ce lo hanno chiesto? Dal dentista, dal medico, dalla mamma quando eravamo bambini. Aprire la bocca è un gesto apparentemente semplice, quasi banale, ma per alcune persone può diventare difficile, persino doloroso, a causa di fastidiose lesioni da decubito a livello del cavo orale.

Cosa sono le lesioni da decubito a livello del cavo orale

Quando sentiamo parlare di lesioni da decubito, la mente corre alle immagini di letti d’ospedale, persone allettate, lunghe degenze e la pelle che cede sotto una pressione costante. Eppure, c’è un’altra zona del corpo che può essere vittima di traumi simili: la bocca.

«Anche nella cavità orale possono formarsi lesioni da decubito», spiega la dottoressa Francesca Ianni Lucio, odontoiatra presso il Centro Medico Lazzaro Spallanzani di Reggio Emilia. «È importante riconoscerle e sapere come intervenire, perché la bocca è un organo sensoriale fragile e straordinariamente sensibile. Quando si ammala, lo fa rumorosamente, tra fitte, fastidi e dolori che influiscono sulla qualità della vita quotidiana».

Le lesioni da decubito del cavo orale sono piccole ulcerazioni dolorose che si sviluppano per lo più sui tessuti molli: guance, labbra, lingua, palato o gengive. «A provocarle non sono pressioni statiche come nel caso della pelle», tiene a precisare l’esperta, «ma microtraumi ripetuti e continui, generati da protesi dentarie mal adattate, apparecchi ortodontici o anche un semplice dente scheggiato».

Immaginiamo una scarpa nuova che sfrega costantemente contro il tallone: all’inizio è solo un fastidio, poi arriva la vescica, infine ecco la ferita. «La stessa dinamica può accadere all’interno della bocca», dice la dottoressa Ianni Lucio, «dove però la mucosa non ha difese. Di solito, il dolore precede visibilmente la lesione, come un piccolo allarme che suona prima che si accenda il fuoco».

Come distinguerle da un’afta

Non tutte le ferite in bocca sono uguali. Le lesioni da decubito tendono a comparire in zone soggette a sfregamento e sono accompagnate da dolore localizzato, spesso riconducibile a una causa specifica: una protesi, un apparecchio o un dente irregolare.

L’afta, invece, può apparire in qualsiasi punto della bocca, anche in persone senza apparenti problemi dentali. La sua origine è più misteriosa: si pensa che fattori come lo stress, carenze vitaminiche o un calo delle difese immunitarie possano scatenarla, ma non esiste una causa certa. «Inoltre, le afte tendono a comparire all’improvviso, sono molto dolorose, soprattutto se si trovano in punti sensibili come la parte interna del labbro o la punta della lingua, ma spariscono generalmente entro dieci giorni», evidenzia l’esperta.

La distinzione non è solo accademica: nel primo caso bisogna correggere la causa meccanica; nel secondo, invece, occorre gestire il sintomo e aspettare che la natura faccia il suo corso.

Quali sono i segnali da non ignorare

Il primo segno che qualcosa non va è il dolore. Un fastidio persistente in un punto preciso della bocca, che si acuisce durante la masticazione o la fonazione, è spesso il preludio alla comparsa della lesione da decubito a livello del cavo orale. «Di solito la mucosa appare biancastra, contornata da un alone rosso acceso», descrive Ianni Lucio. «Non sempre si tratta di qualcosa di grave, ma se una lesione dura più di dieci giorni, è il momento di rivolgersi a un dentista».

È qui che entra in gioco la diagnosi differenziale: solo un professionista può escludere lesioni precancerose o altri tipi di patologie orali, alcune delle quali possono manifestarsi in modo molto silenzioso. Paradossalmente, una lesione dolorosa è meno preoccupante di una che non fa male, perché le lesioni più pericolose sono spesso quelle che non danno sintomi.

Chi è soggetto alle lesioni da decubito a livello del cavo orale

Le lesioni da decubito della bocca non fanno distinzione d’età. Colpiscono bambini e adolescenti con apparecchi ortodontici fissi, adulti con denti scheggiati o restauri mal eseguiti e anziani portatori di protesi dentarie. «In quest’ultimo caso, il problema può diventare ancor più impattante», avverte la dottoressa Ianni Lucio. «Spesso, per evitare il dolore, le persone smettono di indossare la protesi, riducendo la qualità della masticazione, dell’alimentazione e, di conseguenza, della salute generale».

Una persona anziana che rinuncia al pane per il dolore alla gengiva, un adolescente che smette di sorridere per l’irritazione interna alla guancia, un adulto che da giorni avverte una fitta ma pensa che passerà da sola: sono tutti scenari comuni, che meritano attenzione.


Come si curano le lesioni da decubito della bocca

La buona notizia è che le soluzioni esistono. Se la causa è meccanica, la priorità è eliminare la fonte del trauma. Questo può significare regolare una protesi, sistemare un apparecchio o correggere un dente irregolare. Una volta risolta la causa, la mucosa inizia a guarire spontaneamente. «In aiuto viene anche l’applicazione di cere ortodontiche, prodotti morbidi e malleabili che servono a coprire le parti degli apparecchi che possono causare irritazione all’interno della bocca, riducendo il rischio di ulcerazioni e abrasioni», consiglia l’esperta.

In fase acuta, l’uso di gel cicatrizzanti a base di acido ialuronico o corticosteroidi topici può regalare sollievo e favorire la riparazione dei tessuti. «Anche gli sciacqui con clorexidina sono utili per prevenire infezioni sovrapposte, dato che le lesioni da decubito sono, a tutti gli effetti, piccole ferite aperte esposte alla flora batterica della bocca», conclude l’odontoiatra.

«La bocca, primo confine tra interno ed esterno, merita attenzione al pari di ogni altro distretto corporeo: è lì che inizia la salute sistemica e, spesso, è proprio lì che si manifesta per prima una sua fragilità».


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