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Ipertrofia prostatica benigna, dal laser ai farmaci: tutte le terapie

La rivoluzione nelle cure dell’ipertrofia prostatica benigna? Le cosiddette terapie intermedie, una via di mezzo fra la terapia medica e quella chirurgica

Istock



Pianeta uomo. Prostatite, ipertrofia prostatica benigna, tumore alla prostata: ecco le terapie più recenti. Con una buona notizia: il cancro alla prostata, oggi, viene battuto nove volte su dieci.


Prostata, la vittoria dei laser e del vapore

Per la cura dell’ipertrofia prostatica benigna, invece, non ci sono grosse novità per quanto riguarda le terapie: farmaci come la “vecchia” finasteride funzionano bene da tempo. Nella chirurgia, al contrario, la Turp, (resezione transuretrale della prostata con il bisturi) ha lasciato il campo ai laser, più precisi e meno invasivi.

«Sono tre i laser oggi che disostruiscono la prostata al meglio: il Tullio, l’Olmio e la Greenlight, la luce verde. Danno effetti collaterali minori e tempi di convalescenza più brevi. Ormai, poi, il limite di queste tecnologie, cioè operare prostate grandi, è stato superato garantendo più sicurezza».

Ma la vera rivoluzione la fanno oggi le cosiddette terapie intermedie, una via di mezzo fra la terapia medica e quella chirurgica. «Hanno il vantaggio di poter essere eseguite in ambulatorio e in anestesia locale, e si fanno su prostate selezionate per dimensioni e forma. Permettono di disostruire la prostata in modo temporaneo (il follow up attualmente è di 5 anni perché sono tecniche nuove) ma efficace», spiega Galli.

«Si può utilizzare il laser a diodi interstiziale, il vapore acqueo o le tendine, a seconda del paziente. Nel primo caso, attraverso il perineo si inseriscono degli aghi collegati al laser e, sotto controllo ecografico, il raggio induce uno shock nel tessuto prostatico che nelle settimane successive si ritrae permettendo una minzione normale. Il vapore acqueo ha effetti simili e si usa per via uretrale. Infine, ci sono le tendine che possono essere posizionate sui lobi prostatici per via endoscopica e agiscono come delle tende che sostengono e creano spazio. Non sostituiscono l’intervento risolutore con i laser che può essere fatto in un secondo tempo. Fondamentale è la selezione del paziente».

Fra le sue cause più diffuse della prostatite, invece, ci sono infatti l’alimentazione scorretta, la stipsi, il sovrappeso e la sedentarietà. E non si tratta con gli antibiotici o con dei farmaci, ma mettendo mano allo stile di vita.


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Farmaci, cosa c'è da sapere sul Taladafil

Il Taladafil è una delle molecole più usate per garantire un’erezione efficace e duratura. È infatti diventata famosa come pillola del weekend, per la sua efficacia sulle 48 ore con una sola dose. «Ma esiste anche la versione giornaliera da 5 mg», spiega l’urologo.

«Alcuni studi suggeriscono che all’effetto anti-deficit erettivo si associ quello di migliore vascolarizzazione della prostata, prevenendo l’ipertrofia prostatica e i problemi urinari, se il farmaco viene usato per cicli e tutti i giorni. Gli studi, seppur non definitivi, dicono la verità, ma a che prezzo? Per ottenere il duplice risultato il paziente deve spendere in media 130 euro al mese, non rimborsabili dal SSN. Quindi è vero che c’è un beneficio ma ci si può arrivare con altre molecole meno costose, che l’urologo può prescrivere sia per i problemi urinari legati all’ipertrofia prostatica sia per i rapporti sessuali».


Dopo il tumore alla prostata la sessualità è salva

L’ultima scoperta nel campo del tumore della prostata è tutta italiana. La ricerca del team guidato dal professor Andrea Alimonti dell’Università di Padova è stata pubblicata su Science. I ricercatori hanno scoperto che i casi in cui la terapia ormonale non funziona sono legati a un meccanismo nascosto nel microbiota intestinale, quell’universo di batteri che popola il nostro intestino.

Lo studio potrebbe, quindi, rivoluzionare nel prossimo futuro le terapie ormonali. Per fortuna oggi si muore sempre più raramente di tumore alla prostata, la mortalità è scesa sotto il 10% dei casi, e questo grazie alla diagnosi precoce. Gli obiettivi oggi sono infatti quelli si rendere il meno invasivo possibile l’intervento chirurgico, la radio e la chemioterapia. In particolare la radioterapia ha fatto passi da gigante. Il ventaglio terapeutico poi si è concentrato sulle conseguenze del tumore, quindi l’incontinenza urinaria e la potenza sessuale.

La chirurgia mininvasiva, robotica e non, sta dando ottimi risultati. Anche la radioterapia, che una volta provocava cistiti e proctiti importanti che si cronicizzavano, grazie al trattamento molto più preciso è diventata conservativa.

Sulla potenza sessuale e la sua conservazione ci sono stati dei miglioramenti con la tendenza a preservare i fasci vascolo-nervosi quando possibile; nella chirurgia radicale della prostata, quando necessaria, si può fare una riabilitazione con buoni risultati. In sintesi, è migliorata in maniera importante la qualità di vita post operatoria. Per l’impotenza c’è, comunque, il supporto dei farmaci ormai noti ed è tornata in uso anche l’iniezione di prostaglandine, che garantisce erezioni anche nei casi più compromessi.





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