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I quattro sintomi fondamentali della fibromialgia

Ancora troppo poco conosciuta, la fibromialgia è una malattia cronica che può essere tenuta sotto controllo, ma occorre riconoscerla e curarla tempestivamente

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di Giorgia Martino


La fibromialgia è una patologia complessa, soprattutto perché un soggetto fibromialgico non presenta segni visibili. Tuttavia, il 2,7% della popolazione mondiale è affetto da fibromialgia, e in Italia oltre 500 mila pazienti sono colpiti da forme gravi. Il 90% di chi ne soffre è di genere femminile e, sebbene la fibromialgia possa comparire a qualsiasi età, il picco si colloca fra 40 e 60 anni.

Le zone del corpo interessate possono essere numerose e distanti tra loro: per questo, sotto il cappello del nome fibromialgia, possono verificarsi svariate condizioni patologiche, tanto da far parlare di sindrome fibromialgica.

Ma andiamo per ordine, e descriviamo innanzitutto cosa indica questa espressione. Il termine fibromialgia mette insieme le parole greche algos (dolore), myo (muscoli) e fibro (tessuti fibrosi). Dunque, si tratta di una malattia reumatica che colpisce l’apparato muscolo-scheletrico, provocando dolore diffuso a livello di muscoli, tendini e legamenti. Ma non solo: la sindrome è molto più complessa, tanto da poter avere anche altre manifestazioni cliniche.


Come capire se si ha la fibromialgia: 4 i sintomi fondamentali

Quali sono i sintomi che portano alla diagnosi di fibromialgia? Ci risponde il Dott. Dario Graceffa, medico reumatologo a Roma: «I sintomi fondamentali sono quattro: dolore diffuso muscolo-tendineo o articolare; rigidità e limitazione del movimento; alterazione del sonno; fatica cronica, spesso associata a impotenza muscolare». A questi, possono associarsi anche cefalea, disturbi dell’umore, ansia e problemi gastro-intestinali.

L’estesa varietà di sintomi, spesso assimilabili anche ad altre malattie, rende davvero articolata la diagnosi. «Arrivare a una diagnosi certa non è difficile, ma richiede una valutazione reumatologica complessiva che consenta di escludere altre patologie con sintomi simili – afferma Graceffa – Purtroppo ad oggi non esistono marker bioumorali rilevabili attraverso esami del sangue, o indagini radiologiche specifiche per la fibromialgia». Tuttavia, è possibile procedere per esclusione, attraverso un’attenta anamnesi, esami clinici ed ecografie articolari e muscolo-tendinee.


Le cause della fibromialgia: fisiche o psicologiche?

Le cause sono in gran parte sconosciute, e le componenti in gioco davvero molte e diverse tra loro. «Un substrato genetico, associato a particolari stimoli ambientali (come infezioni virali, stress, traumi o alterazioni del riposo notturno) possono contribuire alla manifestazione della fibromialgia», spiega l’esperto.

Ma questa forte presenza di fattori psicologici può farla definire una malattia psicosomatica? «La componente psicologica è solo una degli aspetti clinici della malattia, che talvolta si associa ad ansia, fobie e depressione. È una patologia complessa che, sebbene si presenti con sintomi a livello del sistema muscolo-scheletrico, ha una patogenesi prevalentemente a carico del sistema nervoso centrale e periferico, pertanto tutti i sintomi neurologici o psicologici sono da valutare attentamente».


Una patologia cronica, ma controllabile: come curarla

La cattiva notizia è che la fibromialgia è un disturbo cronico, per cui non è possibile eliminarla definitivamente dalla propria vita. La buona notizia è che, però, si può tenere sotto controllo, con periodi di remissione che possono durare anni. «La terapia farmacologica tende ad allungare notevolmente gli intervalli fra le riacutizzazioni dei disturbi – rassicura il Dott. Graceffa – I farmaci possono essere interrotti in molti casi, ma mai prima di aver raggiunto uno stato di remissione stabile di almeno un anno».

Si tratta di farmaci che, per il nostro esperto, sono sicuri e ben tollerati, con una risposta clinica positiva del paziente pari all’80%. «Duloxetina e Venflaxina sono i più impiegati per la fibromialgia: si tratta di farmaci che appartengono agli SNRI, ossia gli inibitori della ricaptazione della serotonina e noradrenalina, e che vengono utilizzati anche contro ansia e depressione». Gli effetti avversi riferiti possono essere nausea e lieve agitazione, che però si esauriscono dopo i primi giorni di trattamento. «Più recentemente alcuni protocolli impiegano la cannabis a scopo terapeutico, ma sono ancora in fase sperimentale».

Dunque, la fibromialgia è cronica ma, con le giuste cure, ci si può convivere. Non si tratta, infatti, di una malattia neurodegenerativa che possa creare un accumulo di danni organici. Tuttavia, è importante non trascurarla e diagnosticarla in tempo. «Esistono anche forme molto severe di fibromialgia, ma sono prevalentemente quelle che sono state trascurate, e che quindi comportano un tempo di trattamento più lungo, con dosaggi farmacologici più elevati» avvisa l’esperto.

Quando si tratta di salute, la tempestività può fare la differenza: il consiglio è quello di procedere subito con una visita reumatologica in caso di dolori persistenti e diffusi la cui origine non sia chiara.


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