Si stima che l’Alzheimer colpisca circa il 5% delle persone con più di 60 anni e che in Italia interessi circa 500.000 individui: le previsioni per il futuro non sono rosee poiché si prevedono sempre più ammalati, anche in virtù dell’allungamento della vita media.
La malattia è progressiva e non esistono al momento cure che possano guarirla definitivamente. Uno studio italiano ha svelato che la condizione potrebbe insorgere con più probabilità nelle persone con un certo gruppo sanguigno.
L’Alzheimer è una malattia che insorge in maniera subdola e ha un decorso piuttosto lento: i pazienti vivono mediamente per otto o dieci anni dopo la diagnosi. Da un punto di vista biologico i malati di Alzheimer evidenziano una perdita di cellule nervose in aree del cervello deputate alla memoria e ad altre funzioni cognitive, nonché un graduale e inesorabile calo nei livelli di neurotrasmettitori coinvolti nella comunicazione fra cellule nervose.
La malattia inizia spesso in maniera subdola e può insorgere in maniera diversa da paziente a paziente, anche se il sintomo più precoce e comune della malattia si manifesta sotto forma di perdita della memoria. A seguito della difficoltà a ricordare eventi molto recenti, compaiono le difficoltà nello svolgere le normali attività quotidiane, la perdita di autonomia, le difficoltà nel linguaggio, la mancata capacità di ricordarsi dove ci si trova e perché.
Nella maggior parte dei casi, passano almeno uno o due anni prima che i familiari portino il loro caro da uno specialista per fare la diagnosi effettiva di malattia: fino a questo momento, in genere, tutti i sintomi (in effetti abbastanza aspecifici) vengono attribuiti all’invecchiamento, allo stress o alla depressione. La diagnosi precoce, però, permette di affrontare meglio questa importante problematica e anche di pianificare il futuro per il paziente quando è ancora in grado di intendere e volere.
Uno studio recentemente condotto in collaborazione da ricercatori italiani e inglesi ha evidenziato come le persone con gruppo sanguigno 0 (anziché A,B o AB) siano esposte ad un minor rischio di sviluppare Alzheimer. Le persone di gruppo 0 infatti hanno più materia grigia, ovvero quella zona cerebrale che per prima, in caso di Alzheimer, subisce la perdita di cellule neurali.
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