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Abbuffate in vista? Non rischiare la gotta: le regole da seguire

Gli eccessi alimentari possono causare un accumulo di acidi urici, con violenti dolori alle articolazioni. Tieni alla larga il disturbo così

Foto: iStock



Le feste natalizie sono costellate di brindisi con amici e colleghi, e coronate dall’immancabile pranzo o cenone. Attenzione. I soggetti predisposti possono andare incontro a un attacco di gotta, una malattia che ha come bersaglio le articolazioni, e che, ancora oggi, colpisce un italiano su cento. Ecco come evitare brutte sorprese.


Il sintomo tipico: il dolore all’alluce

«L’attacco di gotta è innescato da un eccesso di acidi urici, sostanze di scarto che derivano dal metabolismo cellulare, ma anche da quel che si mangia», spiega il dottor Vittorio Modena, primario emerito del reparto di reumatologia dell’ospedale Le Molinette di Torino.

«Di solito l’organismo provvede ad eliminarli: l’80% con le urine, il 20% attraverso l’intestino. Tuttavia non sempre riesce a svolgere questo lavoro di pulizia. Lo smaltimento degli acidi urici può rallentare per colpa degli eccessi alimentari o perché i reni sono meno efficienti. E in questo caso si soffre di iperuricemia». Il risultato? L’eccesso di acidi urici si trasforma in un veleno per le articolazioni. Si deposita al loro interno sotto forma di cristalli e, come tanti spilli, le infiammano, innescando un attacco acuto.

«Colpita è soprattutto la prima articolazione dell’alluce», spiega il reumatologo. «Di notte e senza nessun preavviso, si arrossa e si gonfia, provocando un dolore lancinante». La crisi si risolve nel giro di qualche giorno, ma se non si interviene gli attacchi diventano frequenti, fino a trasformarsi in una forma di artrite cronica. Tra l’altro, gli acidi urici tendono ad accumularsi anche nei reni, formando calcoli, o a sedimentarsi sottocute sotto forma di piccoli noduli».


A tavola con il “freno”

Il pranzo di Natale, perciò, rischia di funzionare da detonatore di una crisi di gotta, per chi ne soffre o presenta iperuricemia, anche asintomatica. A rischio anche chi è in forte sovrappeso, ha diabete, ipertensione o elevati tassi di colesterolo.

Per scoprire se si è predispisti all’attacco di gotta basta misurare nel sangue la quota di acidi urici, riunita sotto la voce “uricemia”: se è sotto i 6 mg per decilitro, nessun rischio. Se il valore è più alto, meglio correre ai ripari, moderando quel che finisce nei piatti delle feste natalizie.


Quando servono i farmaci

«Un’alimentazione controllata, non solo a Natale, riesce a tenere a bada gli eccessivi livelli di acidi urici», spiega il dottor Modena. «Se ciononostante l’uricemia si mantiene alta, meglio rivolgersi al proprio medico, per valutare se ricorrere a una terapia su misura per abbassarla, utilizzando farmaci che inibiscono la produzione di acidi urici (come quelli a base di allopurinolo o di febuxostat) o altre molecole che ne facilitano l’eliminazione con le urine».

E se, nel pieno dei festeggiamenti, si viene colpiti da un attacco di gotta? Anche in questo caso, le soluzioni non mancano. Interpellato tempestivamente, il medico di base può prescrivere una terapia d’attacco, mirata a risolvere la fase acuta. «Si utilizzano antinfiammatori, associati a farmaci a base di colchicina, molecola in grado di ridurre l’infiammazione. In casi selezionati, si può anche ricorrere al cortisone», spiega il reumatologo.

«Oggi esiste anche un farmaco biotecnologico, indicato però solo per le forme che non rispondono alle terapie convenzional. Si chiama canakinumabed è un anticorpo monoclonale che blocca l’interleuchina 1, mediatore infiammatorio implicato nell’attacco».



A volte la colpa è dei farmaci

Non sempre l’eccesso di acidi urici è legato all’alimentazione o a una predisposizione all’iperuricemia. A volte può dipendere dal consumo di alcuni farmaci, come l’aspirina a basse dosi (utilizzata come antiaggregante), e dall’uso frequente di certi diuretici.

In questi casi, la soluzione è semplice: parlarne con il medico che valuterà se sospenderli o sostituirli con altri medicinali che vantano gli stessi effetti terapeutici, senza però innalzare gli acidi urici.



Le regole da seguire nei giorni di festa

Chi è a rischio gotta, o chi ne soffre periodicamente, deve consumare con moderazione i cibi ricchi di purine, sostanze che vengono trasformate dall’organismo in acido urico. Ecco come regolarsi durante le feste.

1. Antipasto

No a megaporzioni di ostriche, cozze, vongole, aragosta, salmone affumicato, salumi o insaccati vari. Un piattino è più che sufficiente. Si possono associare, se si vuole, 2-3 cucchiai di insalata russa.

2. Primi e secondi

Mai superare la monoporzione di cappelletti o tortellini, mentre come secondo ok a un piatto di gamberoni, capitone, abbacchio, o cotechino.

3. Frutta

No a più di 4-5 datteri o a un pugno di frutta secca: sono ricchi di fruttosio che, una volta metabolizzato, induce la formazione di purine. Sì ad ananas, mango, papaia, mandarini e arance. In questo caso, la formazione di purine viene compensata dalla presenza di vitamina C, che favorisce l’eliminazione degli acidi urici.

4. Dolci

Sì a una fetta di pandoro o di panettone, così come a un pezzetto di torrone, purché non si soffra di diabete, obesità o alti tassi di colesterolo, spesso associati alla gotta.

5. Alcolici

No a più di due bicchieri di spumante, vino o birra al giorno. Che diventano un unico bicchiere per le donne, che mal tollerano gli alcolici. L’alcol riduce l’escrezione di acido urico a livello renale e la birra contiene anche molte purine.


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Articolo pubblicato sul n. 52 di Starbene in edicola dal 10 dicembre 2019