di Roberta Sarugia
Michelangelo Buonarroti, Giacomo Casanova, Luigi XIV e Leonardo Da Vinci. Ma anche Galileo, Charles Darwin, Carlo Magno e Theodore Franklin. Fra imperatori, pesi massimi dell’arte e geni della scienza, la lista di personaggi celebri che si dice abbiano sofferto di gotta è incredibilmente lunga e luminosa. Ma, lungi dall’essere un problema del passato, come alcune fake news sostengono, questo disturbo è sempre più diffuso. Ne soffre l’1% degli italiani e il 4% degli americani, ma sono percentuali destinate a crescere.
Gotta, sul banco degli imputati sale l’acido urico
«La gotta è una malattia che colpisce le articolazioni», spiega la dottoressa Marta Caprioli, specialista in reumatologia presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas a Rozzano (Milano).
«Appartiene al gruppo delle artropatie (le malattie articolari, ndr) infiammatorie, ed è causata dalla presenza, nel sangue, di livelli elevati di acido urico, una sostanza chimica di scarto prodotta in seguito ai processi metabolici che portano alla degradazione delle purine, composti che si trovano naturalmente nel nostro organismo e in alcuni cibi. Quando è in eccesso, l’acido urico (di norma smaltito attraverso i reni) finisce per formare dei cristalli e depositarsi nelle articolazioni, scatenando dolori molto intensi».
Donne in menopausa a rischio gotta
I più colpiti dalla gotta sono gli uomini e, in seconda battuta, le donne in menopausa. «In questa fase della vita è più comune sviluppare una sindrome metabolica (come quella che, appunto, determina la iperuricemia, il nome tecnico dell’eccesso di acido urico, ndr), insieme a fattori che predispongono quali sovrappeso e iperglicemia» chiarisce la dottoressa Caprioli.
«Fra i soggetti più esposti al rischio di gotta c’è anche chi soffre di insufficienza renale e le persone costrette a fare uso di particolari farmaci che causano un aumento dei valori di acido urico, come i diuretici, prescritti, per esempio, ai pazienti cardiopatici».
Attacca soprattutto di notte, e non solo i piedi
Di solito, l’articolazione che viene presa di mira per prima e più spesso è quella dell’alluce: ecco perché la gotta è nota anche come podagra (“podos” in greco antico significa piede).
«La malattia si manifesta con gonfiore, arrossamento della zona e un dolore talmente acuto da rendere praticamente impossibile stare in piedi» afferma la specialista. I sintomi dei primissimi attacchi, che esordiscono rapidamente e spesso durante la notte, possono persistere qualche giorno e, a volte, regredire spontaneamente. Se non si interviene in modo corretto, però, il problema tende a ripresentarsi con una frequenza e una durata sempre maggiore, finendo per coinvolgere altre articolazioni, dal ginocchio al gomito, passando per polsi e dita delle mani», avverte l’esperta.
Ma non è tutto: quando la gotta non viene curata, i cristalli di acido urico in eccesso possono accumularsi nei tessuti molli provocando i tofi, noduli duri e dolenti; oppure “precipitare” nei reni, causando insufficienza renale. «Inoltre lo stato di infiammazione persistente è estremamente pericoloso per il cuore e per le articolazioni colpite che, a lungo andare, vengono danneggiate in modo importante», mette in guardia la reumatologa.
Gotta: i test per la diagnosi
Quando l’attacco è in corso, per diagnosticare la gotta basta generalmente una visita specialistica perché i sintomi sono talmente netti e intensi da non lasciare dubbi. «Esistono comunque una serie di accertamenti in grado di verificare la diagnosi», chiarisce Caprioli.
«Il test classico gold standard è il prelievo del liquido sinoviale (liquido con effetto lubrificante presente nelle articolazioni) che si analizza al microscopio per la ricerca dei cristalli di acido urico. Ma abbiamo a disposizione altre metodiche d’indagine, particolarmente utili quando, per esempio, il liquido sinoviale è scarso o prelevarlo può risultare troppo doloroso (è spesso il caso dell’alluce), come radiografie ed ecografie eseguite dallo specialista in reumatologia».
Le cure “vere”? Quando il dolore scompare
L’episodio acuto si affronta assumendo antinfiammatori non steroidei o colchicina: «Per scegliere il farmaco giusto, e il dosaggio adeguato, va valutato lo stato di salute generale del paziente» spiega la specialista. «Se ci sono problemi ai reni, niente FANS né colchicina: si può ricorrere al cortisone, da prendere per bocca o facendo infiltrazioni nell’articolazione colpita».
Solo a completa risoluzione dell'attacco acuto è possibile introdurre farmaci che puntano a normalizzare i valori di acido urico nel sangue, che non dovrebbero mai superare i 7 mg/dl nell’uomo e i 6,5 mg/dl nella donna. «Una volta che la gotta è stata diagnosticata, il trattamento farmacologico deve essere seguito per tutta la vita», conclude la dottoressa Caprioli. Insieme a un regime alimentare attento e mirato.
Gotta: la terapia del freddo
Un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of Orthopaedic Case Reports dimostra che la “terapia del freddo” è molto più efficace di quella “del caldo” per ridurre il dolore e migliorare la mobilità nei pazienti alle prese con un attacco di gotta. Succede con tutti i tipi di artrite: applicare del ghiaccio sulle articolazioni interessate, anche più volte al giorno, contribuisce ad alleviare i sintomi, mentre la classica boule dell’acqua calda va assolutamente evitata, perché favorisce un maggior afflusso di sangue nella zona colpita e peggiora lo stato infiammatorio.
Gotta, due regole di prevenzione
Punta sull’alimentazione: ha un ruolo centrale nella prevenzione e nella cura della gotta.
1) «Andrebbero eliminati tutti gli alcolici, senza esclusione, e i cibi ricchi di purine, come carne rossa, insaccati, selvaggina, frattaglie, molluschi, crostacei e pesce azzurro, tipo acciughe e sardine» consiglia la dottoressa Caprioli.
2) Altre mosse decisive consistono nel bere molta acqua che aiuta a prevenire la disidratazione che può peggiorare i valori di uricemia e cercare di mantenere il peso nella norma, praticando attività fisica con regolarità.
«Un tempo la gotta era più frequente fra le persone agiate, che potevano permettersi alcolici e alimenti “pregiati” come la carne, mentre adesso è un problema trasversale, proprio perché ovunque dilagano le cattive abitudini, si bevono troppi alcolici, si mangia male e si fa poco sport».
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