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Dermatite allergica e dermatite atopica: cosa fare in primavera

Chi soffre di allergie respiratorie in primavera può sviluppare una dermatite allergica o peggiorare la dermatite atopica. Come riconoscere il problema e come curarlo

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Non solo fiori. In primavera, sbocciano anche le allergie. Spesso chi manifesta i classici sintomi respiratori legati ai pollini (ma anche ad altri allergeni) può sviluppare una concomitante sensibilità cutanea: «Questo si verifica nel 35 per cento dei casi, quando i pazienti lamentano una dermatite allergica scatenata dal contatto con determinate sostanze oppure dovuta alla recrudescenza di una patologia cronica come la dermatite atopica», spiega la professoressa Gabriella Fabbrocini, direttore dell’U.O.C. Dermatologia clinica dell’Università di Napoli Federico II. «Quest’ultima, pur non avendo una base allergica, è legata a una particolare sensibilità del sistema immunitario, per cui nei cambi di stagione può riaffiorare e tornare a manifestarsi».


Come si manifesta la dermatite allergica

Non è un caso se spesso si parla di “marcia allergica”, un’espressione con cui viene descritto il percorso compiuto dai bambini soggetti alle allergie, che se ne lasciano una alle spalle per soffrire subito dopo di una nuova forma: «I neonati con dermatite atopica svilupperanno più facilmente asma e rinite allergica da adulti, perché possono acquisire diverse suscettibilità, prima a livello cutaneo e poi respiratorio», racconta l’esperta. In questa mescolanza di origini, la dermatite atopica si riconosce da alcuni segni caratteristici: nei primi mesi di vita può prendere la classica forma della crosta lattea, cioè crosticine che generalmente compaiono sulla testa del bambino, ma talvolta possono interessare anche le gote oppure la zona delle cosce e dell’addome.

«Con il passare del tempo, la dermatite si sposta, diventa più discreta e appare per esempio solo nell’incavo dietro le ginocchia, nella piega interna dei gomiti oppure sul collo, soprattutto in occasione di forte sudorazione e attività sportiva. Nella maggior parte dei casi, questi sfoghi pruriginosi interrompono il loro corso entro i primi 8-10 anni di età; altre volte, invece, possono persistere o ripresentarsi durante la pubertà, sotto la spinta ormonale, quando la dermatite atopica va a localizzarsi soprattutto intorno agli occhi e alla bocca, dietro il collo, sulle mani, dietro le ginocchia e nella piega interna dei gomiti».

Lo stesso vale in età adulta, quando la dermatite determina anche un disagio sociale, come tutte le malattie visibili che possono scatenare domande, sguardi o pregiudizi altrui. «Quando invece si tratta di dermatite allergica “pura”, quindi senza la componente atopica, le eruzioni cutanee e il prurito compaiono soprattutto nelle zone che vengono in contatto con un determinato allergene, come sulle mani o sul viso se il colpevole è il nickel presente nel sapone ad esempio».


Come distinguere la dermatite allergica dallo stress

Ma è sempre allergia o può essere stress? «Nello sviluppo prenatale, la pelle e il sistema nervoso derivano dallo stesso foglietto embrionale, l’ectoderma: in parole povere, nascono dallo stesso tessuto e restano collegati per tutta la vita, scambiandosi continue informazioni attraverso speciali messaggeri fisiologici, i neuropeptidi, proteine che consentono alle emozioni di influenzare la cute, soprattutto quando sono intense e ricorrenti». Per questo motivo, alcune manifestazioni a carico della pelle possono non rappresentare il risultato di patologie cutanee oppure a carico degli organi interni o magari dovute ad alterazioni del metabolismo o squilibri ormonali, ma costituire una sorta di “messaggio segreto” del corpo, che fa emergere i suoi disagi. «Dunque, esiste effettivamente una forma di dermatite legata allo stress, ma anche qui c’è una correlazione con quella atopica, per cui bisogna essere predisposti. In sostanza, più che di una dermatite da stress, si tratta di una dermatite latente che gli eventi stressanti possono risvegliare».


Come si fa la diagnosi

In caso di sospetto, la dermatite allergica può essere diagnosticata con il patch test, che viene eseguito applicando sul dorso del paziente alcuni cerotti (patch) in cui sono presenti le sostanze da testare: dopo 48-72 ore vengono rimossi e si verifica l’eventuale risposta allergica, che si manifesta con arrossamento, prurito o vescicole.

«Non hanno grande utilità invece i tradizionali test del sangue usati per le allergie respiratorie, compresi quelli per il dosaggio delle IgE specifiche, che per la cute sono poco indicativi», chiarisce la dottoressa Fabbrocini. «Piuttosto è importante l’anamnesi, perché la storia del paziente può fornire preziose indicazioni allo specialista per definire il quadro».


Come si cura e come si tiene sotto controllo

La dermatite allergica e la “sorella” atopica non si possono risolvere con rimedi naturali o fai-da-te, ma è sempre necessario l’intervento del dermatologo. «Soprattutto in fase acuta si possono utilizzare dei corticosteroidi topici o sistemici, degli antistaminici o degli inibitori topici della calcineurina, medicinali molto innovativi, come il dupilumab, che possono arrestare la forma atopica.

Ma sono in arrivo nuove soluzioni, che daranno una svolta nel trattamento di queste patologie», annuncia l’esperta. Logicamente, terminata la fase acuta, spetta poi al paziente tenere sotto controllo la situazione, evitando tutto ciò che può infiammare la cute: sostanze troppo aggressive, saponi schiumogeni, prodotti contenenti nickel, cosmetici e abbigliamento di bassa qualità, arredamento eccessivamente ricco di tappeti, tende o peluche.


Quando “va via”

Con la giusta terapia, la dermatite atopica può regredire nell’arco di un mese e mezzo, mentre in quella allergica è fondamentale il comportamento del paziente, che deve seguire le misure di prevenzione fornite dal dermatologo per non entrare più in contatto con l’allergene.


Quali cibi sono indicati

Spesso, chi manifesta dermatite allergica o atopica teme di mettersi a tavola: «In realtà, non ci sono grandi evidenze in questo settore o per lo meno non è facile individuare il rapporto di causa-effetto. Di certo, in un soggetto dalla cute facilmente infiammabile, tutti quei cibi che liberano istamina, come latticini, pomodoro, melanzane o cioccolato, possono peggiorare le manifestazioni. Ma proprio come vale per lo stress, non è l’alimentazione a scatenare il problema; al massimo, può aggravarlo. In ogni caso, è inutile togliere dei cibi senza una reale indicazione medica: rischieremmo solamente di cadere in carenze alimentari, magari senza beneficio sulla dermatite», osserva la dottoressa Fabbrocini.


Qual è la crema migliore

Soprattutto in fase preventiva, è buona abitudine idratare costantemente la pelle con creme lenitive e nutrienti che la aiutino a mantenere intatta ed efficiente la sua barriera difensiva. I principi attivi più efficaci sono acido ialuronico, ceramidi, nicotinamide, oli naturali e altre sostanze che hanno la capacità di trattenere acqua nei tessuti, innalzando una “palizzata” contro il mondo esterno.


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