Storia vera: dal dentista ho curato acufeni e vertigini

Per circa 10 anni Gabriella ha convissuto con vertigini, acufeni, mal di testa, dolori alle spalle e al collo. Tutti disturbi che le hanno compromesso la qualità della vita. Poi un giorno si è rivolta a un dentista specializzato in gnatologia clinica e ha risolto i suoi problemi con un apparecchio ad hoc. Leggi la sua storia



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immagine fornita da Gabriella Cantafio


di Gabriella Cantafio


Morso aperto, malocclusione, disfunzione cranio-mandibolare... chi poteva immaginare che dei “semplici” problemi odontoiatrici potessero rovinarmi letteralmente la vita per anni.

La mia odissea è cominciata mentre ero ancora studentessa universitaria: un giorno mi alzai dal letto con la sensazione di avere un peso compressivo sulla testa. Non solo, mi sentivo disorientata e con un equilibrio instabile, in preda a capogiri e a un vago senso di stordimento. Non appena cercavo di alzarmi, la mia testa fluttuava nel vuoto, le orecchie fischiavano, il corpo si irrigidiva e avevo paura di non riuscire a camminare dritta.


Tante diagnosi errate

Iniziai così la via crucis di visite specialistiche per scoprire quale fosse la strana malattia che mi procurava questi sintomi, difficili anche da spiegare. Passai dall’otorino al neurologo, dall’ortopedico al podologo fino allo psicologo.

Mi dissero che i miei problemi erano riconducibili all’ansia, a una cervicalgia, alla sindrome di Ménière (un’affezione dell’orecchio interno che provoca vertigini ricorrenti) o addirittura a “qualcosa di brutto” al cervelletto. Furono lunghi mesi di apprensione, con me improvvisamente catapultata nel tubo di Tac e risonanze magnetiche.

E poiché tutti gli accertamenti risultarono, fortunatamente, negativi decisi di sottopormi a qualche seduta di agopuntura. Lì per lì migliorai, ma le vertigini e il senso di oppressione alla testa ritornarono. Andai avanti così per quasi sei anni, sempre con vertigini “intermittenti”, acufeni, mal di testa dolori alle spalle e al collo.


La "rivelazione" dell'odontoiatria

Ormai esausta, prestai ascolto a un medico che mi consigliò di andare da un dentista specializzato in gnatologia clinica, la branca che studia i rapporti tra le ossa e le articolazioni del cranio. Non capivo il nesso tra i denti e i miei disturbi, ma decisi di tentare anche  questa strada. Così, venne svelato il mistero: la testa pesante, gli sbandamenti e gli acufeni, che limitavano la mia quotidianità, dipendevano da un “disordine cranio-mandibolare”, che comportava una malocclusione dentale.

Mi venne spiegato che i denti sono i pilastri del corpo poiché corrispondono alle trentadue vertebre della colonna vertebrale, e che la mandibola è un piedistallo che sorregge il cranio. Questa era disallineata rispetto alla mascella, che era slittata in avanti i modo da disegnare quello che viene chiamato “morso aperto”. In pratica, le arcate dentali non combaciavano, la lingua spingeva contro il palato e i condili (le protuberanze arrotondate all’estremità delle mandibole) erano “fuori asse”. Scoprii anche che, durante i momenti di maggiore tensione, digrignavo i denti senza rendermene conto.


Il test di valutazione clicnica

Finalmente avevo una diagnosi definitiva. E lo stress di brancolare nel buio, senza sapere che cosa avessi, cominciò ad allentarsi. Il dentista mi rassicurò dicendomi che la malocclusione dentale non è nulla di irreparabile. Però, se non viene intercettata, come spesso accade, dà origine a  una serie di disturbi davvero difficili da sopportare.

Mi disse anche che non c’è una terapia standard, ma che ogni paziente va studiato attentamente come un caso a sé. Mi sottopose, infatti, a un questionario: «Ha disturbi aprendo la bocca, masticando o deglutendo?». «Sì». «Avverte una tensione costante lungo l’angolo della mandibola? «Sì». «Soffre di mal di testa? Tensioni muscolari? Dolori al collo e dietro il lobo delle orecchie?». La mia risposta era sempre affermativa. Compilò punto per punto il questionario che serve a testare lo stato di salute dell’apparato stomatognatico (si dice così).

Il medico mi spiegò che avrei dovuto affrontare un percorso lungo e complicato. Ma io ero pronta: rivolevo il mio sorriso ed ero determinata a liberarmi per sempre dai fastidi che mi tormentavano.


Gli esami chiarificatori

Per avere un quadro clinico completo, il dentista mi prescrisse vari esami: la kinesiografia che, attraverso l’applicazione di una piccola calamita negli incisivi inferiori e di un sensore appoggiato sulla testa, analizza i movimenti liberi della mandibola nelle tre direzioni dello spazio e le difficoltà che incontra alla sua totale apertura.

Poi fu la volta dell’elelettromiografia, l’esame che valuta gli impulsi nervosi che viaggiano attraverso i muscoli, e della cefalometria, cioè una teleradiografia delle ossa craniche in diverse proiezioni.


Finalmente la terapia

In base agli esami, dopo avermi fatto un calco dentale, l’odontoiatra mi confezionò un bite in resina, cioè un “apparecchietto” da indossare giorno e notte. Mi consigliò anche delle applicazioni di calore, con delle fasce autoriscaldanti, a livello dell’articolazione temporomandibolare per allentare la tensione muscolare.

Indossai il bite per 18 mesi, sottoponendomi a periodici controlli. Dopodiché, passai a una terapia ortodontica con allineatori, volgarmente detti "mascherine", da indossare giorno e notte per favorire la corretta occlusione delle arcate dentarie. Ho tenuto questo secondo dispositivo per un anno e mezzo e ora indosso, solo mentre dormo, una “mascherina di contenzione”, utile a stabilizzare i risultati.

Conclusione? Da quando ho iniziato a curare gli squilibri articolari, ho smesso di soffrire di vertigini e mal di testa. Anche se continuo a seguire un corso di ginnastica posturale perché sono stata troppi anni con la bocca “fuori posto” e ora devo rimettere in linea tutto il mio corpo.


La parola all'esperto: quali sono gli interventi correttivi

«Per individuare o prevenire eventuali problemi alle articolazioni della mandibola è importante fare una visita odontoiatrica verso i sei anni, quando ha inizio la permuta dei denti e si controlla la crescita scheletrica del bambino», afferma il dottor Vincenzo Murano, odontoiatra perfezionato in gnatologia clinica a Catanzaro, autore del libro Il potere del sorriso (Mind Edizioni, 11,90 €).

«Le difficoltà nella masticazione, nella deglutizione, il malposizionamento della lingua o le difficoltà di respirazione non vanno trascurati perché possono essere la spia di disordini (presenti o futuri) dell’articolazione “temporo-mandibolare”. Ovvero di quelle alterazioni muscolo-scheletriche che portano all’insorgenza di fastidiosi disturbi nell’età adulta, come perdita dell’equilibrio, cefalea tensiva, nausea, acufeni. Basti pensare che se all’interno dell’articolazione c’è un’infiammazione cronica, si forma un edema (non visibile a occhio nudo) che finisce con il premere contro l’apparato vestibolare dell’orecchio, sede dell’equilibrio».

Oltre a curare le disfunzioni articolari con bite personalizzati, altrettanto importante è risolvere i problemi di malocclusione dentale, causati da un non corretto allineamento de denti. In questo caso l’intervento ortodontico può avvalersi di due soluzioni: gli allineatori invisibili, in materiale termoplastico, o l’applicazione di fili sottili e seminvisibili, incollati sulla faccia posteriore o anteriore dei denti. Oggi, poi, grazie alle tecnologie digitali, è possibile visualizzare sul monitor i risultati della correzione ancora prima di realizzarla.


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Articolo pubblicato sul n. 15 di Starbene in edicola dal 27/03/2018





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