Cisti delle ghiandole di Bartolini: sintomi, cause, terapie

Piccole ma fondamentali, le ghiandole di Bartolini svolgono un ruolo chiave nella lubrificazione e nella protezione vaginale. Quando il loro dotto si ostruisce, può formarsi una cisti, inizialmente silenziosa, che talvolta evolve in un ascesso doloroso



308452

Molte donne non ne hanno mai sentito parlare, eppure le cisti delle ghiandole di Bartolini sono un disturbo piuttosto frequente. Si presentano spesso in modo discreto, come piccoli rigonfiamenti quasi impercettibili, ma in alcuni casi possono trasformarsi in una fonte di dolore e disagio, fino a evolvere in un ascesso che limita le attività quotidiane.

Le ghiandole di Bartolini, situate simmetricamente ai lati dell’ingresso vaginale e grandi all’incirca quanto un fagiolo, svolgono un ruolo importante: producono il muco che contribuisce alla naturale lubrificazione durante i rapporti intimi. Quando però il dotto che permette al liquido di fuoriuscire si occlude, il secreto rimane intrappolato, dando origine a una cisti.

Cosa sono le ghiandole di Bartolini

Le ghiandole di Bartolini sono minuscole strutture con un compito fondamentale nella vita intima femminile. «Si trovano a lato dell’apertura vaginale e il loro ruolo principale è la produzione di un liquido chiaro che mantiene la vagina lubrificata», spiega la dottoressa Maria Gabriella Bruno, ginecologa a Città di Lecce Hospital. «Questo fluido non solo facilita i rapporti sessuali, ma contribuisce anche a proteggere la mucosa vaginale da irritazioni o microlesioni, operando come una sorta di cuscinetto naturale».

La maggior parte delle donne non si accorge della loro esistenza, perché le ghiandole di Bartolini funzionano silenziosamente, senza provocare fastidi. Solo quando qualcosa interrompe il loro delicato equilibrio, come un’ostruzione del dotto, emerge il problema, rivelando che anche le parti più piccole del nostro corpo possono avere un impatto significativo sul benessere quotidiano.

Quali sono le cause delle cisti di Bartolini

Le cisti di Bartolini nascono quando il piccolo dotto che permette al liquido secreto dalle ghiandole di fuoriuscire si ostruisce, causando un accumulo all’interno della ghiandola stessa. «Questo ristagno provoca un rigonfiamento, che può diventare visibile e percepibile come una piccola massa ai lati dell’ingresso vaginale», descrive la dottoressa Bruno.

«Le cause di questa ostruzione sono diverse e spesso intrecciano fattori fisici e biologici. Talvolta basta un piccolo trauma o una microlesione locale, per esempio dovuta a rapporti sessuali, attività sportive o anche semplici movimenti quotidiani, per provocare un restringimento del dotto. Altre volte, l’ostruzione è legata a un’infiammazione o a un’infezione batterica, anche leggera, che altera l’equilibrio naturale della zona».

Quando il liquido intrappolato resta sterile, la cisti può rimanere piccola, quasi invisibile e del tutto innocua, talvolta scoperta solo durante una visita ginecologica di routine. «Se invece i batteri riescono a colonizzare il liquido intrappolato, la situazione cambia rapidamente: la cisti può infettarsi, accumulare pus e trasformarsi in un ascesso doloroso, capace di provocare disagio durante la camminata, il sedersi o i rapporti intimi», evidenzia la ginecologa. Tra i batteri più comuni che possono scatenare l’infezione troviamo l’Escherichia coli, appartenente alla normale flora intestinale, ma anche batteri responsabili di alcune infezioni sessualmente trasmissibili, come la gonorrea o la clamidia.

Nella maggior parte dei casi, il disturbo interessa un solo lato dell’apertura vaginale, con rarissime eccezioni in cui entrambe le ghiandole si infiammano contemporaneamente. «Comprendere le cause di queste cisti non serve solo a dissipare paure o imbarazzi, ma aiuta anche a riconoscerne i segnali precocemente e a intervenire prima che il disagio diventi importante», tiene a precisare la dottoressa Bruno.

Quali sono i sintomi delle cisti delle ghiandole di Bartolini

I sintomi delle cisti di Bartolini possono variare notevolmente a seconda della dimensione della cisti e della presenza o meno di un’infezione. Spesso, una cisti piccola e non infetta passa del tutto inosservata, rimanendo silenziosa e scoperta solo per caso, magari durante una visita ginecologica di routine. Quando invece la cisti cresce, inizia a manifestarsi come un rigonfiamento ai lati dell’ingresso vaginale: all’inizio può essere quasi indolore, percepibile solo al tatto o quando si preme delicatamente la zona.

«Se la cisti si infetta, il quadro cambia rapidamente e in maniera evidente», illustra la dottoressa Bruno. «Il rigonfiamento diventa più pronunciato, mentre la cute circostante può arrossarsi, riscaldarsi e diventare dolorosamente sensibile al contatto. Anche i gesti più semplici, come camminare, sedersi o indossare certi indumenti, possono trasformarsi in fonti di disagio. Il dolore può intensificarsi durante i rapporti sessuali e in alcuni casi può comparire la febbre, chiaro segnale che l’organismo sta reagendo all’infezione».

Quello che all’inizio era un piccolo rigonfiamento quasi impercettibile può trasformarsi, in pochi giorni, in un problema evidente e urgente, capace di interferire con le attività quotidiane e richiedere un intervento medico tempestivo.

Come si arriva alla diagnosi delle cisti di Bartolini

Riconoscere una cisti di Bartolini non è difficile per un ginecologo esperto. Durante la visita, il medico osserva attentamente l’ingresso vaginale e spesso può individuare subito il rigonfiamento caratteristico. «L’aspetto della cisti, la sua consistenza e la presenza di dolore o arrossamento forniscono indicazioni preziose per distinguere una cisti innocua da un ascesso infetto, più urgente e doloroso», indica l’esperta.

In alcune situazioni, soprattutto quando l’infezione è sospetta o tende a ripresentarsi, il ginecologo può richiedere esami complementari. L’ecografia pelvica, ad esempio, consente di valutare con precisione le dimensioni della cisti e la quantità di liquido accumulato, mentre tamponi e analisi microbiologiche aiutano a identificare i batteri responsabili, guidando la scelta della terapia più adatta.

La tempestività nella diagnosi è fondamentale: riconoscere i sintomi e rivolgersi a un professionista senza aspettare che il problema peggiori permette di affrontare la situazione in modo efficace, riducendo dolore, disagio e possibili complicazioni.

Come si curano le cisti di Bartolini

Il modo in cui si affrontano le cisti di Bartolini dipende molto dalla loro dimensione, dalla presenza di dolore e dal grado di infiammazione. Spesso, quando la cisti è piccola e non infetta, non è necessario alcun intervento medico. «In questi casi, il disturbo può risolversi spontaneamente nel tempo e semplici accorgimenti quotidiani, come bagni caldi o una corretta igiene intima, possono alleviare il fastidio e favorire il riassorbimento naturale del liquido accumulato», assicura la dottoressa Bruno.

Quando invece il rigonfiamento diventa doloroso, provoca disagio o cresce in maniera significativa, può rendersi necessario un piccolo intervento ambulatoriale, chiamato marsupializzazione. Questa procedura consiste nell’aprire la cisti e creare un canale permanente che permetta al liquido di defluire correttamente, prevenendo la formazione di nuovi accumuli.

Nei casi più complessi, quando la cisti si infetta e si trasforma in un ascesso, il trattamento diventa più urgente. «Il drenaggio dell’ascesso, spesso accompagnato da una terapia antibiotica mirata, è fondamentale per risolvere l’infezione e alleviare il dolore», conclude la ginecologa. «Anche se le cisti di Bartolini possono ripresentarsi nel tempo, seguire scrupolosamente le indicazioni del ginecologo e mantenere una buona cura della propria salute intima riduce il rischio di recidive e permette di vivere il proprio corpo con maggiore consapevolezza, serenità e senza timori».


Fai la tua domanda ai nosti esperti


Leggi anche

Bartolinite: sintomi, cause e cure

Vaginiti e cistiti ricorrenti: un aiuto dalle acque termali

Perdite vaginali: cosa ci dice il colore, le cause, i trattamenti