Bruxismo: cause e conseguenze del digrignare e perché usare il bite

Il digrignamento notturno ti ha rovinato i denti e hai sempre male a collo e mandibola? Fatti confezionare il bite, una mascherina su misura, per scaricare il peso delle tensioni. E cerca di imparare a rilassarti



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L’American Academy of Orofacial Pain definisce il bruxismo una parafunzione del sistema masticatorio, intendendo con “parafunzione” un gesto involontario ripetuto che non assolve alcun compito preciso. Non solo bruxare è inutile, ma continuare a serrare e digrignare i denti è dannoso perché provoca, nel tempo, un sovraccarico funzionale dell’articolazione temporo-mandibolare, delle arcate dentarie, del parodonto e dei denti stessi.

Ne sa qualcosa chi soffre di questo disturbo e, digrignando ogni notte, si alza al mattino con dolori al collo, alle spalle e alla nuca, la mandibola contratta e indolenzita al punto che spalancare la bocca diventa un atto forzato, accompagnato dall’immancabile rumore dello scrocchio articolare, come se tutto scricchiolasse.

Ma a farne le spese sono soprattutto i denti, protagonisti di un bel sorriso. Slittando gli uni sugli altri, con uno stridore più o meno avvertito da chi dorme accanto, si consumano molto più velocemente, lasciando gli inconfondibili segni di abrasione e usura dello smalto, subito intercettati dall’occhio esperto del dentista.

Se anche tu fai parte di quel 15% della popolazione italiana che mentre dorme “arrota” inconsapevolmente i denti, è il momento di correre ai ripari e cercare di rilassare i muscoli masticatori, soprattutto i masseteri, quelle robuste lamine muscolari, di forma quadrangolare, che corrono sulla superficie esterna e laterale della mandibola.


Correggi le malocclusioni

«Molte persone non digrignano, ma vivono a “denti stretti”, cioè con le arcate dentarie (inferiore e superiore) ben serrate tra loro», esordisce il dottor Giorgio Bormida, odontoiatra e gnatologo a Milano. «In questo caso, lo smalto non si consuma perché non c’è frizione, ma i denti diventano più sensibili al caldo e al freddo, a forza di sopportare una pressione anomala».

Ma perché si bruxa? Oltre a fornire una valvola di sfogo allo stress, digrignare rappresenta l’inconscio tentativo di “quadratura del cerchio”, nella spasmodica ricerca di far combaciare le arcate dentarie. Ma poiché tra le due, spesso, non c’è un’esatta corrispondenza, chi soffre di bruxismo digrigna i denti allo scopo di ottenere un “combaciamento perfetto” che in realtà non si verifica mai.

«Più le due arcate sono asimmetriche, più la persona è portata a ricercare un’occlusione ideale, con continui aggiustamenti dei denti», prosegue il dottor Bormida. «Le cause di malocclusione dentale sono tantissime, ma quella che si riscontra più frequentemente è l’asimmetria tra le arcate dovuta sia a fattori costituzionali (ognuno ha una metà del volto più sviluppata dell’altra), sia al fatto che i denti di un lato possono essere più consumati, e quindi più corti, per via di otturazioni usurate o dell’abitudine a masticare con più forza a destra o a sinistra. Chiudendo la bocca, il dentista nota subito che i quadranti e le linee mediane delle arcate si discostano dalla loro posizione ideale, e ciò favorisce la tendenza al bruxismo».

Per questa ragione, è importante cercare di riequilibrare i rapporti tra i due attori in gioco, rifacendo le otturazioni deteriorate e ricostruendo i denti consumati. «Per quelli posteriori (molari e premolari) la ricostruzione dentale può essere diretta, cioè eseguita dal dentista con resina composita, o indiretta, attraverso intarsi realizzati dal laboratorio in composito o disilicato di litio», prosegue il dottor Bormida. «Circa i denti davanti (canini e incisivi), il restauro doc, invece della ricostruzione che può risultare visibile, prevede l’applicazione delle faccette estetiche: sottilissime protesi in ceramica che si applicano sulla faccia esterna dei denti. Proteggono e rinforzano lo smalto, assicurano un bel sorriso e correggono le geometrie difettose dei denti».


Prima di dormire indossa il bite

Una volta riequilibrati, almeno parzialmente, i rapporti difettosi tra le due arcate, è utile confezionare un bite. Si tratta di un riequilibratore neuromuscolare su misura, consistente in un apparecchietto trasparente, in resina acrilica o silicone, da indossare di sera prima di andare a dormire. Viene in genere applicato sull’arcata inferiore (ma può essere fatto per entrambe) e confezionato dal laboratorio dopo aver preso le impronte, in modo da “calzare” perfettamente come un guanto invisibile.

A cosa serve il bite? «Ha un ruolo multifunzionale. Innanzitutto, protegge i denti, evitando loro di venire danneggiati dall’attrito meccanico legato allo sfregamento», risponde il dottor Giorgio Bormida. «In secondo luogo, consente alla mandibola di posizionarsi correttamente assorbendo, come un vero e proprio ammortizzatore, il carico della pressione esercitata dai muscoli masticatori. Questi, a poco a poco, si detendono e di riflesso diminuisce anche la contrattura dei muscoli paravertebrali a livello della zona cervicale. Ci si sveglia quindi più riposati, con la complicità di un bite che attutisce gli urti e rende il continuo “ruminare” molto più leggero e meno dannoso».

In alcuni casi è consigliato indossare il bite anche di giorno, per evitare il digrignamento diurno eseguito, magari, mentre si è concentrati a lavorare davanti al computer o durante un esame, uno sforzo fisico o un impegno professionale. L’importante è che sia confezionato a regola d’arte, sulla conformazione anatomica esatta del bruxatore di turno, e soggetto a periodiche revisioni perché anche la resina o i materiali siliconici si deteriorano sotto la pressione dei denti.

«Nei primi quattro mesi i controlli sono fondamentali e devono avvenire una volta al mese», avverte Bormida. «Questo perché, a mano a mano che i muscoli si rilassano, la mandibola viene ad assumere una posizione diversa da quella iniziale. I punti di contatto tra il bite e i denti, quindi, cambiano e bisogna riadattare l’apparecchietto in funzione dei nuovi rapporti che si creano all’interno della bocca. Solo quando la situazione si è stabilizzata, e la mandibola ha imparato a posizionarsi in modo corretto, basta controllare il bite una volta all’anno».

Per questa ragione utilizzare quelli standard venduti in farmacia serve a poco, dal momento che non esiste una bocca identica all’altra. Infine, il termine riequilibratore neuromuscolare si riferisce a un’altra finalità del bite: quella di rieducare il paziente a una masticazione corretta, senza “caricare” troppo su un lato, e di riprogrammare i movimenti della mandibola, tenuti a freno dall’invisibile apparecchietto, a livello del cervello, motore di tutto il sistema nervoso. In una parola: meno bruxi, meno ti abitui a bruxare ritrovando il piacere di dormire, come nei fumetti, a bocca aperta.


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