Zika e Olimpiadi: rischio contagio e misure da adottare

Tra gli atleti che partecipano ai Giochi di Rio c’era molta apprensione. Qualcuno, con il progetto di allargare la famiglia, si è anche fatto congelare lo sperma. Ma la SIMIT rassicura che il pericolo è minimo, consigliando comunque delle misure precauzionali per chi viaggia in Brasile



Zika spaventa il mondo sportivo. In particolare gli atleti che parteciperanno alle imminenti Olimpiadi di Rio, dal 5 al 21 agosto, e alle successive Para-Olimpiadi, dal 7 al 18 settembre. Molti si sono chiesti se recarsi o meno in Brasile. Alcuni hanno rinunciato (il ciclista americano Tejay van Garderen e i giocatori di golf Vijay Singh e Marc Leishman). 

Il giocatore di baseball della squadra americana dei Detroit Tigers, Francisco Rodriguez, che ha contratto il virus Zika in Venezuela, ha messo in guardia i colleghi in un'intervista: «Ho avuto lo Zika, pensateci bene prima di andare a Rio per i Giochi. Se avete intenzione di avere figli pensaci bene, anche perché non esiste un vaccino».

La preoccupazione di un possibile contagio si è diffusa a fine maggio, dopo che 150 esperti del mondo scientifico avevano chiesto al CIO, il Comitato olimpico internazionale, di spostare o rinviare l'evento, proprio a causa dell'alta incidenza di Zika in Brasile. L'Organizzazione mondiale della sanità aveva replicato, minimizzando: l’agosto di Rio ha un clima invernale, quindi la diffusione delle zanzare sarà ridotta.
A pochi giorni dall'inizio dei Giochi la conferma confortante arriva dalla Società italiana di malattie infettive e tropicali (SIMIT) che assicura: non c'è alcuna controindicazione a viaggi in Brasile nel periodo agosto-settembre, quando il rischio appare minimo, per le persone non incinte e senza progetti di gravidanza.

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Articolo del 9 giugno, aggiornato il 28 luglio 2016

BASSO IL RISCHIO DI CONTAGIO E DI DIFFUSIONE DEL VIRUS

Le zanzare Aedes aegypti che trasmettono Zika (potenzialmente è trasmessibile anche dalle A. albopictus, ma con efficienza molto minore) trovano il loro habitat ideale presso piccole raccolte di acqua stagnante (copertoni, sottovasi, asperità stradali...) che caratterizzano solitamente le periferie delle grandi città. Nel periodo dei Giochi olimpici questi insetti sono comunque più innocui.

«I mesi di agosto e settembre corrispondono al periodo più freddo dell’anno in Brasile, con ridottissima attività vettoriale», afferma il prof. Francesco Castelli, responsabile del reparto Malattie tropicali e di importazione dell'ospedale "Spedali Civili" di Brescia e membro SIMIT. «Le stime disponibili indicano un rischio di contrarre l’infezione Zika che varia da 9/1.000.000 a 3/100.000 nel mese di agosto». E aggiunge: «Le autorità brasiliane hanno condotto un'imponente opera di disinfezione a Rio de Janeiro, anche nelle periferie urbane».

Esiste un pericolo di diffusione mondiale del virus Zika, dovuto alla concentrazione di persone provenienti da tutto il pianeta (circa 10.500 atleti più i loro accompagnatori e 400.000 visitatori internazionali)? «Il numero dei visitatori dei Giochi rappresenta solo l'1% circa di tutti i viaggiatori nelle aree geografiche endemiche per il virus Zika", precisa il professore. "L'impatto del flusso di visitatori da e per il Brasile a causa dei Giochi olimpici e Para-olimpici appare dunque marginale nella diffusione dell'epidemia».

LE PRECAUZIONI DA ADOTTARE

Chi viaggia in Brasile è comunque invitato a usare delle misure comportamentali adeguate a scopo precauzionale, da concordare con un esperto in medicina dei viaggi prima della partenza.

Per tenere alla larga il virus Zika, oltre alle altre infezioni di natura malarica (area amazzonica), sessuale, gastrointestinale e dermatologica, la Società italiana di malattie infettive e tropicali consiglia:
1. Prevenire il contatto con le zanzare (che pungono soprattutto nelle ore diurne con preferenza per alba e tardo pomeriggio) mediante l’uso di insetticidi, di vestiti coprenti preferibilmente di colore bianco, e di condizionatori.
2. Evitare le zone periferiche delle città.
3. Astenersi dai rapporti sessuali durante il viaggio o utilizzare con continuità metodi protetti per almeno 3 mesi (6 per i viaggiatori maschi che hanno lamentato sintomi riconducibili a Zika) dopo il ritorno.
4. Astenersi dalle donazioni di sangue nelle 4 settimane dopo il rientro dal Brasile o comunque dalle aree segnalate infette.
5. Vaccinazione anti-influenzale per i soggetti a rischio.

IL VIRUS SI PUÒ TRASMETTERE SESSUALMENTE

I primi casi di contagio di virus Zika si sono registrati circa un anno fa in Brasile. Oggi sui rischi collegati sappiamo qualcosa in più. «Abbiamo capito che il virus è pericoloso sul feto», spiega il dottor Giovanni Villa, medico infettivologo e ricercatore italiano presso l’Università di Liverpool. «Inoltre, la ricerca epidemiologica e i casi che si sono analizzati e trovati nella pratica clinica ci hanno permesso di accertare in via definitiva che il contagio da virus Zika può avvenire anche per via sessuale».

Una persona infetta può contagiare il partner, perché Zika si trova anche nel liquido seminale, fino a quando non viene completamente eliminato dall'organismo (ovvero, la malattia si può trasmettere per via sessuale fino a 60 giorni dall'infezione). La contagiosità per via sessuale delle persone infette e convalescenti apre nuovi scenari su quanto questo virus possa diffondersi. L'allerta dev'essere globale, perché nuovi casi potrebbero registrarsi, anche senza le zanzare che diffondono il virus. A questo punto, parlare di “confini climatici” non ha più senso».

L’ATLETA CHE HA CONGELATO LO SPERMA

La paura del contagio ha portato il britannico Greg Rutherford - oro olimpico nel salto in lungo a Londra 2012 e prossimo alla partenza per il Brasile - e la compagna Susie Verrill alla decisione di congelare lo sperma dell’atleta inglese: «Ci piacerebbe avere altri figli (la coppia ha già un bambino, Milo, ndr) e non vorrei mettermi in condizioni che potrebbero essere prevenute. Siccome gli specialisti non conoscono ancora bene Zika e le sue conseguenze, non vogliamo lasciare nulla al caso», ha scritto la compagna dell’atleta sul suo blog.

Il congelamento dello sperma è una misura precauzionale presa dalla coppia per evitare il contagio della compagna. Il virus infatti si può trasmettere con i rapporti sessuali e può causare microcefalie nei feti delle donne incinte. A Rio, alla fine, volerà solo Greg Rutherford. Susie e Milo guarderanno le gare in tv. «Bisogna essere onesti le notizie su Zika ci continuano a preoccupare. Quello che hanno detto gli esperti medici ci ha indotto a scegliere di restare a casa», ha detto Susie Verrill.

I SINTOMI DELLA MALATTIA

«L’infezione da virus Zika si manifesta con rash cutaneo, cioè un arrossamento diffuso della pelle, congiuntivite e febbredolore alle ossa e ai muscoli.

Queste caratteristiche sono in comune con altre malattie trasmesse dalla zanzare come la Chikungunya e Dengue», spiega l’infettivologo Giovanni Villa. Che continua: «Gli effetti da virus Zika si differenziano per essere molto più blandi e in genere si risolvono in una settimana - 10 giorni».

Il dottor Villa ha studiato Zika, in Brasile, da maggio a luglio 2015, svolgendo la sua tesi di master in malattie infettive e tropicali, proprio nel periodo di iniziale diffusione del virus nel paese sudamericano. Per questo gli abbiamo chiesto: il fatto che in agosto a Rio ci sia un clima più rigido, può essere un deterrente per la diffusione di Zika? «È vero che il Brasile è molto esteso in latitudine e che a Sud, dove si trova Rio, le temperature sono più basse. Ma non si può dire con certezza che proprio perché c’è una certa stagione, l’allerta sul virus e sulle sue conseguenze possa abbassarsi».

C'È IL RISCHIO CHE ZIKA ARRIVI IN ITALIA?

In Italia dobbiamo preoccuparci? Se solo poche settimane fa l'allerta era alta, ora in seguito a nuovi studi l'allarme sembra contenuto. 
«Il rischio c'è, non si può negare», ci aveva risposto a inizio giugno il dottor Giovanni Villa. «La zanzara tigre, il cui nome scientifico è Aedes albopictus, si trova anche da noi. Ed è una specie molto simile a Aedes aegypti, la zanzara che trasmette il virus Zika. Potrebbe benissimo accadere, quindi, che la zanzara responsabile della diffusione del virus Zika arrivi anche ai nostri climi. Anzi, che vi ritorni, visto che era già diffusa in Italia fino al secolo scorso». E ancora: «Ma potrebbe anche verificarsi che la zanzara tigre diventi a sua volta un vettore del virus, dopo essersi sfamata del sangue di una persona infetta».

Una nuova ricerca sulla zanzara tigre invece rassicura. «Dati recenti sulla suscettibilità all’infezione con virus Zika della zanzara tigre confermano che l’attitudine di questa specie a infettarsi è molto inferiore a quella di Aedes aegypty», dice oggi il prof. Galli. «Un lavoro sperimentale recentemente pubblicato da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità su zanzare tigre catturate in Italia ha dimostrato che le femmine della specie si infettano nel 10% dei casi e risultano positive per il virus nella saliva nel 3% dei casi (contro il 43% di infezioni e il 26% di positività nella saliva di Ae. aegypti). Questi dati sembrano quindi ulteriormente confermare che la probabilità di trasmissione dell'infezione da virus Zika sul territorio nazionale debba essere considerata molto bassa».

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