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Virus West Nile, i sintomi e le persone più a rischio

Il virus del Nilo occidentale è l’incubo di questa estate. L’Italia è il Paese europeo più colpito. Ecco perché e come proteggersi

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Gli esperti lo avevano previsto. Antonello Maruotti, ordinario di Statistica all'università Lumsa, a fine luglio aveva stimato che i casi di virus del Nilo occidentale, il West Nile, causato dalla puntura della zanzara, sarebbero aumentati “raggiungendo il picco fra la seconda e la terza settimana di agosto”. Ed è quello che sta accadendo.

Secondo il monitoraggio dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l'Italia è il Paese europeo più colpito dal virus, con 274 casi confermati dall'inizio della stagione: oltre l'80% delle 335 infezioni registrate complessivamente in otto Paesi dell’Ue. Gli esperti dell’Ecdc sostengono che il picco potrebbe protrarsi anche alla prima metà di settembre, superando quindi le stime forse troppo ottimistiche di Maurotti.

Cerchiamo di capirci qualcosa di più.

Emergenza globale

I dati forniti dal World Mosquito Programm offrono uno scenario preoccupante: nel mondo le malattie veicolate dalle zanzare causano oltre 1 milione di morti e infettano fino a 700 milioni di persone ogni anno, quasi una persona su dieci.

Il 2024 è stato l'anno peggiore di sempre per la dengue, con oltre 14 milioni di casi e quasi 12mila decessi legati alla malattia. Solo nel 2025, sono stati segnalati 3,6 milioni di casi di dengue e oltre 1.900 decessi in 94 Paesi.

Il virus West Nile, diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America, negli ultimi anni sta circolando anche in Italia. Dopo il nostro Paese, i più colpiti sono Grecia (35 casi), Serbia (9), Francia (7), Romania (6), Ungheria (2), Bulgaria (1) e Spagna (1). Un bilancio che conferma la crescente emergenza sanitaria legata alle zanzare, mentre il cambiamento climatico, con estati più lunghe e inverni più miti, favorisce stagioni di trasmissione più intense e prolungate.

Virus West Nile, le persone più a rischio

L’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità, spiega che il virus può avere effetti gravi solo in anziani e fragili, e molti casi si rivelano spesso asintomatici. In altre parole, una persona non si accorge di essere stato infettato e poi guarisce, senza conseguenze. Qualche volta, circa in due casi su dieci, possono comparire sintomi simili a quelli di una forma di tipo influenzale, con febbre, mal di testa e dolori muscolari.

In situazioni ancora più rare, circa uno su 100, può verificarsi una complicanza più seria, l’encefalite. Questo succede soprattutto nei soggetti anziani, con altre malattie già presenti e, quindi, con un organismo debilitato. Carlo Federico Perno, responsabile dell’Unità di Microbiologia all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, afferma che «l'evoluzione della malattia con encefalite è molto rara e colpisce di preferenza i soggetti fragili. Finora la mortalità ha riguardato persone anziane immunodepresse o con patologie».

Come proteggersi dal virus West Nile

Le raccomandazioni sono quelle di sempre ma che vanno seguite in modo scrupoloso giacché non si tratta della semplice e fastidiosa puntura delle comuni zanzare, protagoniste di ogni estate. Quindi uso di repellenti, specie quando si è all’aperto e al tramonto, indumenti coprenti e zanzariere.

Da considerare che per il virus West Nile non esistono vaccini disponibili per l’uomo. Una precauzione spesso sottovalutata è di evitare il ristagno dell’acqua nei sottovasi che si trasformano in vere e proprie colture di zanzare.

Quanto influisce il cambiamento climatico

Il dottor Perno spiega che «la diffusione del virus West Nile in Italia, maggiore rispetto agli anni passati, è da attribuirsi più che al caldo alla presenza di uccelli selvatici, serbatoi naturali del virus. E le zone paludose, come l’Agro Pontino o la Pianura Padana, sono maggiormente a rischio. Il virus è trasmesso all'uomo, ma anche ad altri animali, in particolare i cavalli, dalla zanzara Culex, presente in Italia da alcuni decenni».

Alcuni hanno azzardato l’ipotesi che in un prossimo futuro il West Nile possa trasmettersi da uomo a uomo, con un salto di specie, come è stato ipotizzato per il Covid, ma l'esperto rassicura: «è difficile poiché il virus non ha un’alta trasmissibilità. Serve una buona quantità di sangue infetto per provocare un contagio attraverso la zanzara-vettore. O attraverso, per esempio, una trasfusione. Invece, non abbiamo evidenza della trasmissione attraverso rapporti sessuali».

Virus West Nile, quali sono i sintomi

Gli esperti dicono che nella maggior parte dei casi i sintomi sono assenti o molto lievi. Se si presenta febbre alta o sorgono convulsioni, sonnolenza, disturbi della vista, bisogna andare in ospedale e sottoporsi al test. Di solito possono verificarsi gastroenterite, disturbi respiratori o cutanei.

Come si fa a essere sicuri che si tratta del virus del Nilo occidentale? Quando insorgono sintomi sospetti, un prelievo del sangue, per la ricerca di anticorpi di tipo IgM, serve a identificare il Dna del virus. Questa precisione diagnostica ha permesso di accertare i casi sospetti e avere la certezza che si trattasse proprio di infezioni da virus del Nilo, mentre negli anni passati spesso si pensava a disturbi generici.


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