È vero che in Cina c’è un casco che controlla la mente?

Vari portali complottisti hanno diffuso la notizia che il governo obbligherebbe i lavoratori a indossare speciali caschi per forzarli a una maggiore produttività. Ma non è così. Leggi qui



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di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers


A fine luglio vari portali complottisti (italiani ed esteri) hanno diffuso la notizia che in Cina il governo obbligherebbe i lavoratori a indossare speciali caschi per il controllo della mente. Grazie a questi dispositivi la volontà degli operai potrebbe essere controllata, in modo da garantire una maggiore produttività. Sembrerebbe l’incipit di un romanzo distopico di fantascienza. Ma quanto c’è di vero?

La notizia è apparsa per la prima volta il 30 aprile 2018 sulle pagine del South China Morning Post, uno dei quotidiani stampati e diffusi a Hong Kong, ed è stata rilanciata pochi giorni dopo da numerose testate italiane. L’articolo originale riferisce che ad alcuni operatori cinesi, impiegati nelle fabbriche, nell’esercito e nel settore dei trasporti, è stato fornito uno speciale casco per monitorare le onde cerebrali, eseguendo un elettroencefalogrfia in tempo reale. In questo modo si sarebbe in grado di individuare segnali riconducibili all'ansia, alla rabbia o alla depressione: tutti quelli stati d’animo che potrebbero nuocere sia al lavoratore che all’efficienza del lavoro svolto. Siamo ben lontani, quindi, da un dispositivo capace di “controllare” una persona, obbligandola inconsciamente a lavorare oltre i limiti imposti dalla propria volontà.

In aggiunta, in molti sono dubbiosi sull’effettivo funzionamento di questi speciali elmetti. I risultati prodotti da un elettroencefalografia eseguita con un dispositivo appena appoggiato sulla testa sono molto limitati e la correlazione tra i segnali registrati e una precisa emozione umana non è ancora chiara. Tolta ogni ipotesi fantascientifica di controllo delle persone e sollevati consistenti dubbi sull’efficacia di questi elmetti speciali, è necessario anche chiarire che, per di più, siamo davanti a una non-notizia. Da anni le aziende in Cina e in molte altre parti del mondo utilizzano dispositivi indossabili come Fitbit o Nike+ FuelBand per monitorare lo stato di salute dei lavoratori.


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Articolo pubblicato sul n. 37 di Starbene in edicola dal 28 agosto 2018



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