Con quali risultati? Spesso portano alla remissione (cioè all’attenuazione o alla scomparsa) dei sintomi.
Nella rettocolite ulcerosa, per esempio, l’infliximab determina la guarigione della mucosa intestinale nel 60% dei casi. Nel morbo di Crohn nel 60-70%. In entrambe le malattie la sua efficacia è superiore del 30-40% rispetto a quella degli immunosoppressori tradizionali e aumenta ulteriormente quando i due differenti tipi di farmaci vengono utilizzati insieme, riuscendo a tenere sotto controllo persino le forme complicate dalla presenza di fistole. Nell’artrite reumatoide il ricorso al farmaco biologico comporta, nel 70% dei casi, una rapida riduzione del dolore e del gonfiore alle articolazioni. Può essere associato agli antinfiammatori non steroidei, al cortisone o agli antireumatici per potenziarne l’effetto. Se impiegato precocemente, entro i 6 mesi dalla comparsa dei sintomi, l’influximab (e altri farmaci simili) può modificare il decorso stesso della malattia e nel 60% dei casi portare alla sua completa remissione. Il belimumab, invece, in aggiunta alla terapia standard, permette di ridurre notevolmente il ricorso ai corticosteroidi nella terapia del lupus.