Al Memoria Festival l’Italia in 50 oggetti

A Mirandola dal 26 al 28 maggio un’indagine sugli oggetti – e sulle persone – che parlano di noi, di una storia e di una tradizione comuni. Con tanti ospiti, dal filosofo Bruno Mastroianni al critico televisivo Aldo Grasso, dal regista Marco Tullio Giordana al fisico Federico Faggin



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Uno dei più antichi interrogativi filosofici è il socratico “che cos’è?”, ovvero qual è l’essenza e la virtù propria di ciò che ci circonda? Un’indagine che riguarda tanto gli oggetti quanto le persone, le realtà materiali e immateriali, il mondo della natura e quello del pensiero. Tutte le cose, allora, parlano di noi, specie se fanno parte non solo della quotidianità ma ancor più di una storia e tradizione comuni. Ecco perché l’ottava edizione del Memoria Festival, a Mirandola dal 26 al 28 maggio, in provincia di Modena, ha scelto di raccontare "L’Italia in 50 oggetti (e 50 istruzioni per l’uso)", coinvolgendo ospiti e pubblico in un esercizio di riflessione che, con il consueto approccio multidisciplinare (letteratura, filosofia, antropologia, economia, scienze, sport, musica, cinema, spettacolo), inizia quest’anno per proseguire nel 2024, componendo una lunga pellicola di cui ciascun fotogramma, sia in positivo sia in negativo, restituirà una parte della nostra identità.  

In Italia sono stati creati o inventati oggetti che hanno segnato la vita di tutti, come ad esempio la plastica, la pila, il motore a scoppio, il microchip, l’elicottero, il violino e il pianoforte, la pasta e la pizza. Qui sono nate la Ferrari ma anche la prima pistola a tamburo o rivoltella, si pensa all’Italia parlando di musica lirica come della conserva di pomodoro o del caffè, ma anche purtroppo della lupara. Questo speciale film della memoria ha come protagonisti oggetti, invenzioni, tipi e categorie associati al nostro Paese e che col tempo si sono identificati in concetti e comportamenti, virtù e pregiudizi, luci ed ombre: “cose” diventate strumenti per evocare idee e definirci, nel bene e nel male, in passato, oggi e nel futuro. 


L’esplorazione al Memoria Festival inizia venerdì 26 maggio con una riflessione sugli effetti della tecnologia, al centro del dialogo fra gli psicologi Pierangelo Bartoletti e Manuela Costa dedicato alle demenze digitali e alle dipendenze tecnologiche. Da patologie meritevoli di attenzione si passa a un altro tema fondamentale come quello dei diritti, parlando di prevenzione e lotta contro la violenza, soprattutto nei confronti delle donne e in ambito domestico ma anche sul più ampio piano delle differenze culturali: ne discutono, rispettivamente, l’avvocato Ada Odino insieme al magistrato Fabio Roja, a partire dalla convenzione di Istanbul ratificata dieci anni fa, e il filosofo Salvatore Natoli con lo storico Alberto Melloni, a partire dal saggio di Pier Cesare Bori Per un consenso etico fra le culture. 

E poi tantissimi altri ospiti che proporranno riflessioni e incontri, dal filosofo Bruno Mastroianni, che ripercorrerà i 150 anni del telefono da Meucci agli smartphone, allo chef Carlo Alberto Borsarini che presenterà l'"oggetto" gastronomico e culturale più amato in terra emiliana, il tortellino; dal critico televisivo Aldo Grasso che rievoca quell’oggetto mediatico, il Carosello, mix di teatro leggero e intermezzi musicali, all'economista e manager Paolo Baratta che ha guidato per vent’anni quell'“oggetto-evento” famoso in tutto il mondo che la Biennale di Venezia. E poi il regista Marco Tullio Giordana e il critico cinematografico Gian Piero Brunetta che si confrontano sui mille volti dell’automobile nel cinema, il fisico Federico Faggin che nel 1970 creò per Intel il primo microprocessore, la giornalista Gaia Tortora che affronta il tema dell’ingiustizia...

Qui l'intero programma del Memoria Festival 2023.


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