Eleonora Rubaltelli: i miei piatti sani che fanno bene al corpo e al cuore

Dalla nonna ha imparato che amare significa anche nutrire. E oggi, su Instagram, è la paladina del mindful eating. Il suo obbiettivo: cucinare, e proporre ai follower, cibi sani che oltre a fare bene al corpo scaldino il cuore



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Cosa succede quando tua sorella maggiore è un’influencer con 360mila follower e detta legge in fatto di moda? Diventi influencer anche tu ma su un argomento che ti è più congeniale e vicino. Inizia parlando proprio della sorella Carlotta la chiacchierata con Eleonora Rubaltelli, 26 anni, nata a Parma e con una passione matta per cibo e cucina.

Se Carlotta posta outfit must have, Eleonora ha scelto, infatti, di concentrare la sua energia sull’alimentazione, forte anche di una laurea in Scienze gastronomiche all’Università di Parma. «Ho mosso i miei primi passi social proprio con Carlotta», racconta, «e con il blog che ha fondato nel 2011, Style and Trouble. Dove avevo, e ho tuttora, la rubrica Kitchen Trouble che raccoglie tutte le mie ricette». Preparazioni deliziose alla vista, perfette per i palati più esigenti e sempre con un occhio puntato in direzione benessere, come la scenografica crema di topinambur con uova di quaglia o i sanissimi e velocissimi cracker preparati solo con semi di lino, zucca, girasole e sesamo. Eleonora non ha solo il tocco dello chef ma anche le idee di un’aggiornata esperta di nutrizione.


Da dove arriva il tuo amore per la tavola?
Dalla nonna Pupa… solo parlarne mi commuove (si vede, n.d.r.), è mancata da poco. Era una vera forza in cucina, ho ricordi leggendari dei suoi pranzi della domenica o per le feste. Preparava con il cuore e lo dimostrava scegliendo solo ingredienti genuini. Mi ha insegnato che amare significa anche nutrire. Ho imparato da lei tante ricette, ma una me la ricorda come se fosse di nuovo vicina: il risotto con i funghi, che è il mio comfort food, quello che mi preparo quando mi sento un po’ giù. Era la maga dei risotti. Mi piace pensare che lo fosse diventata anche per amor mio, che fin da piccola alla pasta preferivo il riso.


Hai cucinato con grandi cuochi, da Carlo Cracco a Iginio Massari: chi è il tuo mito?
Da ognuno di loro ho “rubato” qualcosa, ma il primo nome che mi viene in mente è quello di Gualtiero Marchesi, che di molti grandi chef di oggi è stato il maestro, il primo a capire che il cibo non è solo gusto, ma ha anche una dimensione affettiva. Marchesi sosteneva che un ristorante deve il suo buon nome 50% alla cucina, 50% alla sala. Puoi mangiare benissimo ma se il locale non è accogliente o il cameriere scostante, il ricordo sarà inquinato da questo disagio. Però se il ristorante e il personale ti accolgono in un’atmosfera calda ti sembrerà più buono anche il cibo che stai gustando.


Cucinare è un atto d’amore…
Certo, ma intendo il concetto in senso più ampio: cucinare cibi sani che fanno bene al cuore ma anche al corpo. Mangiare sì ma trasformandolo in un gesto ricco di consapevolezza. Essere quindi consci di quello che si sta gustando, delle diverse consistenze, del profumo del cibo e del piacere che comunica la mise en place. Se si sta mangiando bene, i discorsi spesso ruotano proprio intorno al cibo ed è piacere e conoscenza anche scambiarsi opinioni e pensieri. Un gioco divertente e istruttivo per coltivare questa percezione vigile del cibo? Cercare di indovinare gli ingredienti, spezie incluse: stuzzica l’attenzione, si assapora tutto meglio e ci si avvicina a quel mindful eating che è la mia filosofia.


Come definiresti la tua cucina?
Essenziale. Cerco di pensare piatti bilanciati dal punto di vista nutrizionale (leggere le etichette è fondamentale) e con pochi ingredienti. Non mi piacciono i pasticci, il troppo stroppia anche a tavola. Sono sempre i piatti più semplici, le ricette meno complicate e gli accostamenti più insoliti a rendere unica l’esperienza gastronomica.


Fai qualche esempio
Il mio panino con l’hamburger: pane con i cereali, carne chianina, zucca al forno, cipolla caramellata, parmigiano e aceto balsamico. Ogni morso una sorpresa, a seconda di come si combinano i diversi ingredienti.


Un consiglio antispreco?
Anche due! Il primo è fare la spesa ogni giorno, giusto le cose che intendi cucinare. Stivare il frigo è molto spesso il sistema per non tenere sott’occhio la “cambusa” e lasciar passare la scadenza di qualche alimento. Il secondo è di non buttar mai via l’acqua nella quale abbiamo cotto o sbollentato le verdure. Io, per esempio, la surgelo e la utilizzo per preparare brodo o zuppe.


Hai un piatto cult?
In realtà mi piace cucinare tutto, dagli antipasti ai dolci. Un cibo molto strategico in questa stagione sono le vellutate: si preparano con tutte le verdure ma è semplice variarle aggiungendo quello che si desidera, da un formaggio cremoso alla frutta secca. La mia golosità? Il gelato, difficile che passi davanti a una gelateria senza che entri ed esca con un cono in mano. Gusti? Yogurt e pistacchio forever.


Hai 120mila follower: che rapporto hai con loro?
Davvero ottimo! Sono spesso giovani e di entrambi i sessi. Cerco di accorciare le distanze tra Instagram e la vita vera organizzando aperitivi non virtuali con chi mi segue. È un modo per farmi riconoscere al di là degli scatti e degli hashtag ma anche per conoscere loro. All’inizio c’è un po’ di reciproca timidezza poi, come ho visto, negli incontri che ho organizzato a Parma e a Milano scatta la sintonia e gli eventi diventano anche fonte d’ispirazione per la mia pagina e il blog.


E con gli haters come la metti?
Cerco sempre di rispondere in modo educato. Ammetto di essere permalosa ma è difficile che mi faccia guidare dall’ira. Anzi, cerco di leggere e trasformare ogni commento negativo in una critica costruttiva.


Cosa fai per staccare?
Vado in palestra, mi misuro con gli attrezzi e butto fuori tutto. Lo confesso: non sono una da corsa o da sport di squadra. Anche in quest’ambito della mia vita mi piace misurarmi solo con me stessa. E sono costante, vado almeno tre volte la settimana. Inoltre mi piace leggere (soprattutto thriller) e seguire le serie televisive. La mia preferita è da sempre Una mamma per amica: alcuni episodi li so quasi a memoria ma sono la compagnia perfetta per quando cucino perché posso concentrarmi su ciò che faccio senza farmi distrarre dalla trama.


Passiamo agli abiti: come definiresti il tuo stile?
Sobrio. Non amo gli eccessi ma mi piace giocare con gli accessori, soprattutto borse e scarpe. Per loro spendo anche qualcosa di più in favore della qualità. La verità però è che se ho qualche impegno importante mi faccio consigliare da mia sorella Carlotta: è lei l’esperta di moda in famiglia.


Due sorelle che fanno lo stesso lavoro, non c’è un po’ di rivalità?
Assolutamente no. Mia sorella è la mia complice preferita e l’ascolto anche quando mi muove qualche critica. Siamo davvero unitissime e di questo dobbiamo ringraziare i nostri genitori che ci hanno sempre cresciuto stimolando in noi alleanza e solidarietà.


Quanti sogni hai nel cassetto?
Tanti ma uno in particolare: un libro di ricette tutto mio. Dedicato a preparazioni golose ma anche equilibrate e sane.


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Articolo pubblicato sul n. 5 di Starbene in edicola dal 14 gennaio 2020

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