La dislessia è un disturbo specifico della lettura e della scrittura che si manifesta con un’enorme difficoltà nella decodifica di un testo. Molto spesso la diagnosi del disturbo non è veloce, poiché spesso succede che i genitori additino come causa di questa difficoltà un disturbo della vista. Studi recenti hanno però evidenziato che i bambini dislessici hanno un’acuità visiva su oggetti statici molto simile a quella dei bambini non dislessici.
In Italia la dislessia è ancora un problema poco conosciuto anche se si stima che interessi circa il 3-4% della popolazione scolastica nella fascia della scuola primaria e secondaria di primo grado.
Il disturbo non è causato da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici, né tantomeno da deficit sensoriali o neurologici. Il bambino dislessico può imparare a leggere e scrivere come tutti gli altri, non riesce però a farlo in modo così automatico.
Prima giunge la diagnosi di dislessia e prima si può intervenire sul bambino per trovare soluzioni didattiche più adatte al problema, che gli consentano cioè di apprendere alla pari dei compagni: purtroppo però, ancora oggi si tende ad arrivare ad una diagnosi solo quando si evidenzia un grande ritardo nell’apprendimento non attribuibile a nessun altro fattore se non alla dislessia.
Il bambino dislessico compie errori caratteristici, sia mentre legge sia mentre scrive: confonde, per esempio, il 21 con il 12 o coppie di lettere specifiche (m\n, v\f o b\d), ha difficoltà a memorizzare le sequenze come l’alfabeto, le tabelline, i giorni della settimana o i mesi dell’anno, e a volte confonde anche la destra con la sinistra, ieri con domani e le ore della giornata; può trovare particolarmente complesse alcune operazioni quotidiane come l’allacciarsi le scarpe.
La dislessia però non si presenta sempre nello stesso modo: come ha evidenziato uno studio italiano condotto presso l’Istituto di Neuroscienza del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa in collaborazione con l’Università di Pisa, nel 20% dei bambini dislessici è rilevabile un’alterazione genetica ben precisa, che implica peraltro un difetto di visione altrettanto specifico: se vedono da lontano un pedone o una bicicletta in movimento infatti, non ne sanno indicare la direzione.
«L’importanza di questa scoperta – spiega il dottor Guido Marco Cicchini, uno degli autori dello studio – sta nel fatto che questo specifico difetto della visione può essere misurato già in tenera età, prima che i bambini vadano a scuola. Questo anticiperebbe di anni la diagnosi e la possibilità di selezionare sin da subito una terapia personalizzata».
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