La scoperta, tutta italiana, arriva dal dipartimento di Psicologia generale dell’Università di Padova: i videogame d’azione (meglio noti come action game) aiutano i bambini a superare l’impasse della dislessia. Sono bastate 9 sedute da 80 minuti, “somministrate” a diversi gruppi di alunni tra i 7 e i 13 anni come una vera medicina, a ottenere sensibili miglioramenti nelle capacità di lettura. Al punto che i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Current Biology.
Ma in che modo i videogiochi migliorano le performances dei bambini dislessici? «Occorre premettere che leggere è un’operazione complessa, che coinvolge i sistemi neurofunzionali e l’integrazione di diverse aree del cervello», spiega Aldo Bucciante, logopedista del Centro Medico di Foniatria di Padova. «Nei bambini dislessici i circuiti neuronali deputati alla lettura risultano poco efficienti, creando delle difficoltà nell’associare un segno grafico a un suono. Così molti si bloccano al momento di leggere o confondono le consonanti tra loro: la v con la f, la p con la b o con la d. L’uso “terapeutico” degli action game può quindi coadiuvare, senza sostituirla, la classica terapia combinatoria impostata dal logopedista, basata sulla ripetizione di diversi fonemi».
Devono avere caratteristiche precise
Non tutti i videogame hanno effetti curativi: ecco l’identikit di quelli davvero utili.
1. «Presentano un “rumore”: la “action”, cioé la missione del protagonista, si svolge all’interno di una scena che propone altri stimoli in parallelo (il cosiddetto “rumore”, appunto)», spiega il dottor Bucciante. Per esempio, Superman vola sulla città per salvare una persona imprigionata in un grattacielo, e intanto ambulanze, pompieri e lingue di fuoco animano le strade sottostanti. «In questo modo il bambino è costretto a focalizzare l’attenzione su più piani visivi, il principale e quello di contorno che fa da sfondo animato».
2. Offrono elementi imprevisti, sia in senso spaziale sia temporale. «Le interferenze laterali, come quelle di fantomatici nemici o ostacoli che sbucano all’improvviso ai margini del video, aiutano ad affinare la visione periferica del bambino», precisa l’esperto.
3. Inducono a fare delle supposizioni, ognuna delle quali comporta delle conseguenze. «Spostando l’attenzione nei vari piani dello spazio, il bambino è obbligato a fare rapidamente delle anticipazioni mentali sulle azioni da compiere, in quanto protagonista, prevenendo anche le mosse dei suoi avversari», spiega l’esperto. Affrontare o schivare il nemico? Usare questa o quell’arma? Tutte operazioni mentali che giovano alla capacità di lettura.
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Articolo pubblicato sul n. 43 di Starbene in edicola dal 13/10/2015