Beauty cyberbulli: noi diciamo stop

Umiliano via web per i presunti chili di troppo, i capelli ricci o rossi. Contro di loro sono scese in campo due case cosmetiche



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Su Instagram, Julia Roberts è stata definita “orribile”. Chiara Ferragni è stata derisa per i piedi, Anne Hathaway per aver preso una taglia. Tutto via social.

Secondo un’indagine internazionale condotta dall’azienda Rimmel, una donna su quattro ha subito critiche online sull’aspetto fisico. Per questo alcune case cosmetiche hanno deciso di intraprendere una battaglia per fermare il bullismo via web.


Le vip contro aggressività e luoghi comuni

Per ricordare che ogni anno 115 milioni di immagini spariscono dai social per colpa dei bulli da tastiera, Rimmel ha lanciato #Iwillnotbedeleted (io non mi cancello) con testimonial internazionali Ascia Al Faraj, beauty influencer del Kuwait, la modella Cara Delevingne e la cantante Rita Ora.

In Italia, invece, sono state scelte 5 influencer per parlare sui social e su Youtube del diritto di tutte le donne di esprimere la loro bellezza (#Rimmelyouredges). Eccole nella foto qui sopra: Lea Cuccaroni, Velia Bonaffini, Emma Mezzadri, Alice Luvisoni, e Federica Favara Scacco.


Dato che gli insulti riguardano anche i capelli, Pantene ha lanciato gli hashtag #StopHairshaming e #Hairshamingisforlosers per smontare certi luoghi comuni: quelli rossi puzzano, le bionde sono stupide, le ricce capricciose e inaffidabili.

«Le etichette sul mio capello afro? Ho deciso di ignorarle», racconta Bellamy Okot, fondatrice di Afroitaliansouls.it e icona della campagna con Chiara Ferragni, la modella Chiara Scelsi, l’architetto Paola Marella e l’attrice Ludovica Bizzaglia.


Ferite che lasciano il segno

Gli effetti del cyberbullismo sono gravi: il 73% delle vittime ha pensato di cambiare aspetto. La metà ha reagito con atti di autolesionismo o disturbi alimentari. I due terzi non lo racconta. Il 39% ha smesso di condividere immagini. Solo il 44% denuncia.

«Il body shaming (la vergogna per il proprio corpo) si nutre di post, like e commenti e impedisce alle persone di apparire per ciò che sono», dice Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione nazionale Di.Te che si occupa di cyberbullismo.

«Essere giudicati per un aspetto fisico è una ferita narcisistica importante. Può creare insicurezza o aggressività: un’indagine della nostra associazione e di Skuola.net ha rivelato che quasi il 15% dei ragazzi riceve commenti offensivi sulle chat e risponde pan per focaccia. Cancellarsi dai social? Al momento potrebbe sembrare una soluzione: oggi la memoria è più corta di un tempo. Ma la ferita continuerà a fare male. Bisogna elaborarla, meglio se con un esperto, e ricostruire la fiducia in se stessi. I “difetti” non sono mai punti di debolezza, ma ciò che ci rende unici».


In arrivo l’Assistente digitale

Il progetto di RimFai è legato a The Cybersmile Foundation, organizzazione non profit, per lo sviluppo di uno strumento digitale che farà da supporto concreto alle vittime. Si chiamerà Cybersmile Assistant e sarà lanciato nel 2019. Per info sulla campagna visita rimmellondon.com/it, mentre trovi il video su youtube.com watch?v=0cYSN-ntQCo



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Articolo pubblicato sul n. 1 di Starbene in edicola dal 18 dicembre 2018

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