Vaginiti

Le infezioni dell’apparato genitale femminile a carico di vulva e vagina costituiscono un problema assai diffuso nella popolazione femminile in età fertile. Basti pensare che circa 3 donne su 4 nella fascia di età compresa fra i 15 e i 45 anni, ha avuto o avrà, nel corso della propria vita, almeno un episodio infettivo, […]



Le infezioni dell’apparato genitale femminile a carico di vulva e vagina costituiscono un problema assai diffuso nella popolazione femminile in età fertile. Basti pensare che circa 3 donne su 4 nella fascia di età compresa fra i 15 e i 45 anni, ha avuto o avrà, nel corso della propria vita, almeno un episodio infettivo, e che di loro la metà circa avrà anche un secondo episodio.


Cause

Nella maggior parte dei casi, le infezioni vulvo-vaginali si trasmettono per via sessuale, ossia per contatto diretto fra le mucose genitali femminili e maschili infette, nel caso di rapporti sessuali non protetti da preservativo. A questo poi si aggiungono altri fattori di rischio che predispongono alle infezioni stesse, quali una cattiva igiene intima, l’uso di detergenti intimi sbagliati o quello eccessivo di assorbenti interni, l’abitudine di indossare indumenti stretti, la promiscuità dei rapporti sessuali, il diabete, la menopausa.

Tutti questi fattori modificano l’acidità naturale che esiste nella vagina e che costituisce un fondamentale fattore di protezione della mucosa vaginale, in quanto impedisce ai batteri nocivi provenienti dall’esterno di attecchire e di proliferare.


Segni e sintomi

Un’infezione vulvovaginale provoca solitamente la comparsa di perdite intime maleodoranti e più abbondanti rispetto a quelle abituali, nel linguaggio medico indicate come leucorrea, cui si associano spesso prurito, talvolta un vero e proprio dolore e difficoltà e dolore nei rapporti sessuali.

Se le perdite si presentano più abbondanti e biancastre, con consistenza simile alla ricotta, associate a intenso prurito esterno e interno, ci troveremo verosimilmente di fronte a un’infezione da Candida (un fungo abitualmente presente in vari distretti del nostro organismo, ma che prolifera in modo cospicuo in caso di alterazione dell’acidità vaginale, con produzione abbondante di questo muco biancastro).

Se invece le perdite sono grigiastre o gialloverdastre, schiumose e maleodoranti, associate a prurito più o meno intenso e bruciore a urinare, la causa sarà probabilmente un’infezione da Trichomonas vaginalis.

Infine, se le perdite sono abbondanti, filamentose e spesso non associate ad altri sintomi particolari, è più probabilmente presente una vaginite cosiddetta aspecifica.


Diagnosi

La diagnosi nella maggior parte dei casi è piuttosto semplice; la descrizione dei sintomi e la visualizzazione del muco in vagina sono solitamente sufficienti a comprendere quale tipo di infezione abbia contratto la paziente.

Quando invece la semplice osservazione del muco non è significativa o i sintomi sono sfumati e non si riesce a fare una diagnosi certa o molto probabile, il medico può avvalersi dell’ausilio di un esame batteriologico (il cosiddetto tampone vaginale, che si esegue con un minuscolo bastoncino da inserire in vagina e consente di raccogliere un campione di secrezione, in seguito inviato al laboratorio analisi per l’identificazione del microrganismo responsabile dell’infezione).


Trattamento

La terapia delle infezioni vaginali si avvale dell’uso di antibiotici e antimicotici, farmaci in grado di uccidere i batteri e i funghi che si trovano in quantità eccessiva in vagina; la somministrazione può essere orale (per esempio compresse in singola dose quotidiana) oppure locale (applicazione di ovuli o creme in vagina e all’esterno, sulla vulva). Solitamente si associano anche lavande con farmaci antisettici o rinfrescanti, che facilitano la fuoriuscita delle secrezioni e danno sollievo all’infiammazione locale. L’utilizzo di questi farmaci deve sempre essere valutato dal medico curante o dallo specialista ginecologo. È buona norma evitare il “fai da te”, in quanto le infezioni possono diventare croniche o recidivanti. Nei periodi di terapia è bene astenersi dai rapporti sessuali e comunque in alcuni casi il medico potrà decidere di trattare anche il partner sessuale della paziente affetta da vaginite, proprio per evitare che la persistenza del germe nelle vie genitali maschili possa poi ritrasmettere l’infezione con i rapporti sessuali successivi (se non si ha l’abitudine di usare il preservativo) innescando un meccanismo noto come infezioni ping-pong. [S.S.]