Prostata, cancro della

Tumore maligno che colpisce la prostata, soprattutto sotto forma di adenocarcinoma. Il cancro della prostata è estremamente frequente e colpisce un uomo su due dopo gli 80 anni di età. Sintomi e segni Il cancro della prostata può essere asintomatico oppure manifestarsi con la presenza di sangue nelle urine e con un aumento anomalo del […]



Tumore maligno che colpisce la prostata, soprattutto sotto forma di adenocarcinoma. Il cancro della prostata è estremamente frequente e colpisce un uomo su due dopo gli 80 anni di età.


Sintomi e segni

Il cancro della prostata può essere asintomatico oppure manifestarsi con la presenza di sangue nelle urine e con un aumento anomalo del numero di minzioni, che divengono difficoltose e richiedono sforzo al paziente. In caso di metastasi, il cancro della prostata può comportare stanchezza, anemia, calo ponderale ecc.


Diagnosi ed evoluzione

La diagnosi si basa sulla palpazione della prostata mediante esplorazione rettale, sull’ecografia per via endorettale, che consente di esaminare la struttura del tessuto prostatico, molto spesso modificata dal cancro, e sulla biopsia prostatica, praticata per analizzare al microscopio i frammenti di tessuto sospetto. Una volta confermata la diagnosi, è necessario determinare lo stadio evolutivo del cancro, che può essere localizzato nella ghiandola prostatica, consentendo di intraprendere un trattamento curativo, o essersi già esteso in metastasi (le più frequenti colpiscono le ossa e i linfonodi), giustificando il solo trattamento palliativo. Per compiere tale valutazione sono necessari diversi esami:

Questi esami non sono tutti richiesti per ogni paziente colpito da un cancro della prostata, ma vengono proposti ai soggetti abbastanza giovani, con una speranza di vita di almeno 10 anni e un buono stato di salute generale. Il cancro della prostata, infatti, è un tumore maligno a evoluzione molto lenta, che raramente costituisce la causa di decesso dei pazienti anziani colpiti.


Trattamento

La scelta del metodo terapeutico dipende dall’età, dallo stato generale del paziente e dal grado di evoluzione del cancro (localizzato o metastatico). Quando il cancro è localizzato, l’ablazione totale della prostata, delle vescicole seminali e delle ampolle del dotto deferente, la radioterapia esterna prostatica o, eventualmente, la curieterapia consentono di ottenere la guarigione in un numero elevato di casi. Questi trattamenti in genere sono proposti ai pazienti entro i 70 anni di età. Se il cancro ha dato luogo a metastasi o se il paziente è molto anziano e non è in buona salute, non è necessario prescrivere un trattamento aggressivo, poiché l’ormonoterapia assicura remissioni della durata di diversi anni.

Metodi chirurgici Consistono nel praticare un’ablazione endoscopica parziale della prostata, che allevia i sintomi, se il tumore occlude l’uretra prostatica, oppure nel rimuovere chirurgicamente l’intera ghiandola prostatica, le vescicole seminali e le ampolle del dotto deferente (prostatectomia radicale). Il secondo tipo di intervento è riservato ai soggetti giovani con un tumore localizzato, per eliminare tutto il tumore e i relativi sviluppi. Pur garantendo risultati eccellenti (circa l’85% di guarigioni), comporta incontinenza urinaria nell’1% dei casi e impotenza in oltre la metà dei pazienti.

Radioterapia esterna La radioterapia della prostata e dei linfonodi pelvici ha lo scopo di guarire il cancro distruggendo l’intero tumore e le relative metastasi. Può comportare incontinenza urinaria, impotenza (40% dei casi) e irritazione della vescica o del retto. Viene impiegata anche a scopo palliativo per trattare metastasi ossee dolorose.

Ormonoterapia È riservata al cancro della prostata accompagnato da metastasi. È un trattamento palliativo che consiste nell’abolire la secrezione degli ormoni androgeni da parte dei testicoli, che stimolano la crescita del cancro. Si basa su due metodi:

  • la pulpectomia (ablazione chirurgica del tessuto funzionale dei testicoli), che abolisce tutte le secrezioni ormonali testicolari, evitando al paziente di seguire un trattamento farmacologico a vita a prezzo però di sterilità e impotenza;
  • il trattamento farmacologico, volto anch’esso a bloccare la secrezione androgena testicolare. Attualmente gli estrogeni, che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari (infarto), vengono sempre più spesso sostituiti dagli agonisti dell’LHRH e degli androgeni, che agiscono sull’ipofisi e sulla prostata. Se assunti in modo costante e definitivo, sono efficaci quanto la pulpectomia, ma comportano anch’essi sterilità e impotenza.

Curieterapia Consiste nell’impiantare chirurgicamente aghi radioattivi nella prostata del paziente, per distruggere tutto il tumore e le eventuali metastasi. È poco utilizzata a causa degli effetti indesiderati (ustione dei tessuti prossimi alla prostata, in particolare della vescica e del retto); i suoi risultati non sono inoltre migliori rispetto a quelli della radioterapia esterna.

Chemioterapia Non è quasi mai utilizzata in quanto la sua efficacia sul cancro della prostata si è dimostrata limitata.