DENTI

I denti sono strutture simil-ossee impiantate nelle ossa mascellari e atte alla masticazione, formate dai quattro tessuti indicati di seguito. Smalto È il tessuto più duro dell’organismo umano: traslucido, molto mineralizzato, ricopre e protegge la corona (parte del dente visibile nel cavo orale). Cemento Riveste la radice dentaria (parte del dente alloggiata nell’osso) e fornisce […]



I denti sono strutture simil-ossee impiantate nelle ossa mascellari e atte alla masticazione, formate dai quattro tessuti indicati di seguito.

Smalto È il tessuto più duro dell’organismo umano: traslucido, molto mineralizzato, ricopre e protegge la corona (parte del dente visibile nel cavo orale).

Cemento Riveste la radice dentaria (parte del dente alloggiata nell’osso) e fornisce l’attacco alle fibre del legamento periodontale che sostiene il dente nell’alveolo osseo.

Dentina Di colore giallo pallido, costituisce la massa principale del dente ed ha una struttura tubulare, mineralizzata ma elastica, atta a sostenere le forze masticatorie.

Polpa Unico tessuto molle del dente, costituito da connettivo, vasi sanguigni e nervi, occupa una cavità centrale che si estende dalla corona alla radice (camera e canali pulpari).

La sua vitalità è indispensabile per l’integrità del dente. L’insieme di cemento, legamento periodontale, osso alveolare e gengiva (parte della mucosa orale che ricopre l’osso dei mascellari) costituisce il parodonto, che ha la funzione di nutrire e mantenere in posizione i denti.

Nell’uomo si succedono due dentizioni (processi che portano alla formazione e all’eruzione nel cavo orale dei denti), dalle quali originano due serie di denti, decidua e permanente.

I denti decidui (denti da latte) sono 20 in tutto, erompono in media tra i 6 mesi e i 2 anni e mezzo di età. Vengono progressivamente sostituiti dai denti permanenti tra i 6 e i 12 anni;

I denti permanenti sono invece 32 in totale: il primo erompe in media a 6 anni, l’ultimo a un’età variabile tra i 18 e i 25 anni.

Si possono quindi considerare tre dentature, intendendosi con questo l’insieme dei denti allineati a formare le arcate dentarie: una decidua (dai 6 mesi ai 6 anni), una mista (dai 6 ai 12 anni) e una permanente (dai 12 anni in poi). Nella dentatura permanente si distinguono le quattro classi di denti elencate di seguito.

Incisivi Sono 8, dotati di un’unica radice (denti monoradicolati) e caratterizzati da una corona sottile “a scalpello”; servono a incidere e tagliare il cibo. Sono i denti più visibili e quindi più importanti dal punto di vista estetico, inoltre influiscono nella pronuncia delle lettere “S”, “V” ed “F”.

Canini 4 in tutto, sono dotati di un’unica radice (denti monoradicolati); sono i denti più lunghi e più stabili dell’arcata; servono a lacerare il cibo e a guidare i movimenti laterali della mandibola.

Premolari Sono 8 e sostituiscono i molari decidui, con struttura e funzione intermedie tra i canini e i molari. I premolari superiori hanno anche una valenza estetica, in quanto parzialmente visibili nel sorriso.

Molari 12 in totale, sono dotati di più radici (denti pluriradicolati); non sostituiscono denti decidui, servono a masticare e triturare il cibo. La loro mancanza nell’arcata o la loro perdita precoce modificano profondamente l’occlusione, ossia il rapporto tra l’arcata mascellare e quella mandibolare, guidato dalla struttura e dalla posizione dei denti, con ripercussioni sulla funzionalità masticatoria e sull’estetica complessiva del viso.

Tipologie diverse di denti sono inoltre quelle elencate di seguito.

Dente a cuspide canino Questo termine viene usato quando ci si riferisce alla dentizione dell’uomo.

Dente sifilitico Dente malformato a causa di sifilide congenita, la quale è responsabile di un’ipoplasia dello smalto in quei denti permanenti formati alla nascita o durante un periodo successivo. I denti più spesso colpiti sono i primi incisivi e i primi molari. Questi incisivi hanno forma di botte, e il loro margine presenta un’incisura profonda a semiluna. Viene chiamato anche dente a sega, dente a piolo, dente a trottola, dente di Hutchinson, incisivo di Hutchinson o dente hutchinsoniano. Ugualmente, un molare interessato è di dimensioni ridotte, presenta una corona a forma di cupola, invece delle normali cuspidi, con una superficie ruvida, butterata o con noduli irregolari. Questo molare viene chiamato anche molare cupoliforme, molare a forma di cupola, dente di Moon, molare di Moon o dente Fournier.

Dente sommerso Dente deciduo anchilosato, circondato dalla crescita del tessuto alveolare.


Patologie

Le principali malattie dei denti e dei loro tessuti di sostegno riconoscono cause ben individuate e controllabili dalla moderna odontoiatria. Il “mal di denti”, nella maggior parte dei casi, è attribuibile a due fattori:

  • la carie (vedi voce corrispondente);
  • le malattie parodontali (vedi anche Gengiva).

In entrambi i casi, il processo infettivo, se trascurato, può evolvere fino alla formazione di un ascesso, caratterizzato dalla comparsa di un dolore spontaneo e localizzato, con gonfiore e arrossamento gengivale.

La terapia deve essere finalizzata in primo luogo a controllare il dolore e il processo infiammatorio, obiettivo raggiunto mediante somministrazione di farmaci antidolorifici-antinfiammatori (FANS) e di antibiotici; in secondo luogo, si deve procedere alla rimozione della causa, quasi sempre infettiva, dell’ascesso.

A questo scopo è importante, a seconda dei casi, far fuoriuscire (in termine medico drenare) la raccolta di pus tipica dell’ascesso tramite incisione della mucosa orale, la devitalizzazione o l’estrazione del dente, la rimozione del tartaro sopra e sottogengivale, dei margini debordanti di otturazioni o di corone protesiche, l’immobilizzazione provvisoria di denti mobili, l’eliminazione delle tasche gengivali patologiche con interventi di chirurgia parodontale.


Sbiancamento

La moderna odontoiatria offre diversi sistemi per ripristinare il colore naturale dei denti che possono essere eseguiti o dall’odontoiatra professionista (microabrasione con spray di bicarbonato, trattamenti con gel di perossido di idrogeno o di carbamide ad alta concentrazione, 35-40%) o anche da soli, in casa (dentifrici sbiancanti, strisce adesive o mascherine con agenti sbiancanti a bassa concentrazione, più economici ma di efficacia limitata).

L’uso prolungato ed eccessivo di dentifrici sbiancanti o lo spazzolamento dei denti con bicarbonato di sodio possono invece erodere lo smalto, facendo trasparire il colore più scuro della dentina sottostante e causando un effetto opposto a quello desiderato. Carie, otturazioni infiltrate e parodontopatie, se non curate, rappresentano delle controindicazioni al trattamento sbiancante: per evitare spiacevoli complicazioni, è fondamentale sottoporsi a una visita preventiva dallo specialista, che potrà prevenire i possibili effetti collaterali (sensibilità dentinale, riportata nel 65-75% dei casi, irritazione gengivale, riassorbimento radicolare al colletto) riducendo i tempi di applicazione e le concentrazioni dei prodotti sbiancanti, distanziando gli appuntamenti, applicando gel al fluoro al termine del trattamento. I risultati non sono mai definitivi: anche con i metodi di tipo professionale, la durata dell’effetto sbiancante dipende molto dalle abitudini di vita dei pazienti ed è in media di circa tre anni. [A.S.]