Thymus vulgaris
Pianta appartenente alla famiglia delle Lamiaceae (Labiatae). La droga è costituita dalle foglie e dalle sommità fiorite. Contiene circa il 2,5% di olio essenziale, i cui principali componenti sono timolo e carvacrolo, oltre a linaloolo, p-cimolo, cimene, timene, a-pinene, apigenina, luteolina; contiene inoltre flavoni tetrametossilati.
La droga è presente nelle monografie OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). La Farmacopea Ufficiale Francese X indica per l’estratto secco un titolo in olio essenziale in misura non inferiore all’1,2% e in fenoli volatili espressi in timolo in misura non inferiore al 5%.
Studi farmacologici sperimentali suggeriscono che l’azione spasmolitica della droga sia dovuta ai flavoni. Flavoni ed estratto di timo, infatti, inibiscono in vitro la risposta ad acetilcolina, istamina e norepinefrina. I flavoni, che sembrano agire come antagonisti non specifici, hanno mostrato di possedere azione calcioantagonista e di fungere da agenti muscolotropici, con attività diretta sulla muscolatura liscia.
Esistono evidenze sperimentali a favore dell’azione secretolitica ed espettorante dell’olio essenziale di timo, che stimola i movimenti dell’apparato ciliare della mucosa faringea negli animali da laboratorio e aumenta la produzione di muco a livello bronchiale.
Studi in vitro confermano l’attività antibatterica e antimicotica dell’olio essenziale di timo e del timolo. L’attività antibatterica si esplica soprattutto nei confronti di Proteus vulgaris ed Escherichia coli; altri batteri sensibili sono Campylobacter jejuni, Salmonella enteritidis, Staphylococcus aureus e Listeria monocytogenes.
La droga viene indicata nella terapia della malattie infettive delle prime vie aeree, nelle infezioni del cavo orale e nelle micosi cutanee superficiali. Non esistono tuttavia studi clinici controllati che ne confermino l’efficacia terapeutica in queste indicazioni.
Si consiglia cautela nell’assunzione in caso di allergia nota ad altre Lamiaceae; sono inoltre possibili fenomeni di cross-reattività (reattività crociata) in soggetti allergici al sedano e al polline di betulla.
Mancano studi clinici che ne confermino la sicurezza d’uso in gravidanza, durante l’allattamento e in età pediatrica; se ne raccomanda pertanto un utilizzo prudente e solo su prescrizione medica. Occorre tuttavia segnalare che l’uso prolungato nel tempo non ha mai evidenziato situazioni di pericolo.
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