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Radiodermite

Malattia cutanea provocata dalle radiazioni ionizzanti. Le radiodermiti, generalmente imputabili alla radioterapia antineoplastica, sono ormai poco frequenti, grazie alla migliore gestione attuale di questo trattamento (diminuzione delle dosi e loro frazionamento nell’arco di più sedute, riduzione della superficie irradiata e così via). In passato, oltre ai pazienti erano colpiti gli stessi radiologi, in particolare alle mani.


Tipi di radiodermite

Radiodermiti acute Sono classificate in quattro categorie, di gravità crescente in funzione della dose ricevuta. Il primo grado, corrispondente a un’irradiazione inferiore a 5,5 Gy (gray), provoca arrossamento, che compare a una settimana di distanza dall’esposizione ai raggi, ed eventualmente una caduta reversibile dei peli. Una radiodermite di secondo grado comporta, oltre a questi disturbi, desquamazione e pigmentazione prolungata. Nelle forme di terzo grado (da 12 a 25 Gy) la perdita dei peli è definitiva e si formano vesciche che si aprono nel giro di qualche giorno, mettendo a nudo il derma sottostante. Nelle lesioni di quarto grado (più di 25 Gy) la completa necrosi (distruzione) della pelle provoca un’ulcerazione profonda e le sequele sono di notevole entità.

Radiodermiti croniche Sono lesioni più tardive, caratterizzate soprattutto da atrofia cutanea: la cute è sottile, fragile, percorsa da teleangectasie (capillari dilatati), caratterizzata da una pigmentazione anomala. Queste lesioni rischiano di complicarsi con una cheratosi (piccoli rilievi grigiastri suscettibili di evolvere verso una forma di cancro cutaneo, simile al carcinoma spinocellulare).


Trattamento

Quello delle forme acute è incentrato su cure locali poco aggressive: pulizia con soluzione fisiologica o con olio di mandorle dolci, applicazione di pomate grasse; talvolta si rende necessario il ricorso ai corticosteroidi o persino a un trapianto cutaneo. Il trattamento delle forme croniche si limita all’ablazione chirurgica delle lesioni, quando possibile, per impedirne l’evoluzione maligna.

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Dott. Maurizio Hanke

E' probabile che la attività fisica che descrive possa essere all'origine del dolore, che va via via scemando. Comunque l'ecografia deve essere eseguita.

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