Artefatto
Alterazione del risultato di un esame dovuta alla procedura tecnica utilizzata. Il termine artefatto è impiegato soprattutto per le tecniche di imaging e indica una degradazione dell’immagine che dipende dal tipo di tecnica utilizzata. Il medico deve essere in grado di riconoscere l’artefatto, per non confonderlo erroneamente con l’immagine di una lesione. L’artefatto più comune è l’immagine cosiddetta mossa, che comporta una perdita di definizione dei contorni e dei contrasti. Caratterizza radiografie, immagini acquisite con la TC o la risonanza magnetica.
Nella peggiore delle ipotesi, gli artefatti possono rendere l’esame nullo o illeggibile; in tal caso il medico suggerirà una tecnica alternativa. In radiologia convenzionale, sono molti i fattori che concorrono alla buona qualità delle immagini (esposizione corretta e buon contrasto). Tra questi vi sono anche la corpulenza del malato, i parametri tecnici di esposizione, la qualità delle pellicole e della loro elaborazione.
La radiologia digitalizzata offre nuove possibilità di controllo del contrasto. Per la TC, gli artefatti principali sono quelli legati all’assorbimento completo dei raggi X da parte dei corpi estranei in metallo e, in misura minore, di alcune strutture ossee particolarmente dense. Gli artefatti dovuti a strutture dentali in metallo sono tra i più fastidiosi.
Nella risonanza magnetica, gli artefatti sono tra i più diversi. Quelli cinetici sono difficili da gestire: il cuore batte, i vasi pulsano, il torace e l’addome seguono il ritmo della respirazione; è tuttavia possibile proiettarli seguendo una o l’altra direzione, a seconda della zona di interesse dell’immagine. I corpi estranei in metallo disturbano le linee del campo magnetico e deformano notevolmente l’immagine, sino a renderla illeggibile.
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